Polonia: sembrerebbero baruffe chiozzotte se non fossero ripicche illegali e anti democratiche 

In Romania, hanno annullato le elezioni, arrestato il candidato in testa e respinto la sua candidatura per le nuove elezioni presidenziali di maggio. Un grave attentato alla legalità che offende la democrazia e che ora rischia di ripetersi in Polonia.

A maggio infatti gli elettori dovranno eleggere nuovamente un presidente in Romania, e lo stesso mese si terranno le elezioni presidenziali in Polonia. La posta in gioco è cruciale, per la sinistra liberale di Donald Tusk sostenuta dalla burocrazia UE.

Dal dicembre 2023, Tusk , considerato la  quinta colonna di Bruxelles , gridava alle violazioni dei principi dello Stato di diritto e della democrazia da parte dei precedenti governi conservatori di Diritto e Giustizia (PiS) ed oggi si arroga il diritto , con il pretesto di ristabilire uno Stato di diritto presumibilmente danneggiato, di non rispettare più le leggi e la Costituzione del paese.

Questo è ciò che il primo ministro Donald Tusk, ex presidente del Consiglio europeo, chiama la “democrazia militante” contro la destra cosiddetta “populista”.

Il suo ministro della Giustizia, Adam Bodnar, ex leader di ONG di Soros, ha parlato più volte di “giustizia di transizione”.

Democrazia militante e giustizia di transizione erano finora concetti applicati solo per impedire l’arrivo al potere di potenti dittatori o per ripristinare la democrazia dopo un periodo di dittatura.
Agli occhi degli osservatori , le bizze del rinato Tusk , miracolato UE, sembrano le baruffe chiozzotte di Carlo Goldoni, sarebbero comiche se non fossero tragiche ed inquietanti per la democrazia.

Tra le molteplici violazioni senza precedenti dello stato di diritto da parte della coalizione Tusk, oggi al potere in Polonia con il sostegno verbale e finanziario di Bruxelles -, c’è oggi il rifiuto del ministro delle finanze di Donald Tusk di versare al principale partito di opposizione il sussidio che gli spetta come a ogni partito politico, in virtù della legge polacca.
Un rifiuto che ha stravolto una campagna elettorale condotta in maniera antidemocratica.

Il partito di Donald Tusk percepisce il suo sussidio e dispone quindi di fondi molto più consistenti per sostenere il suo candidato, il sindaco di Varsavia Rafał Trzaskowski mentre il  candidato del PiS, il conservatore Karol Nawrocki, può contare solo sulla generosità dei suoi sostenitori.

Ma non è tutto, perché anche se il candidato pro-UE, pro-LGBT e pro-aborto Rafał Trzaskowski è destinato a perdere nonostante tutto, vista la crescente impopolarità del governo di Tusk, la coalizione al potere dichiara già da adesso che non riconoscerà l’autorità della Corte Suprema competente a convalidare i risultati delle elezioni.
La ragione non ha nulla a che vedere con la democrazia effettiva ma con il fatto che la Camera della Corte suprema era stata creata dalle riforme del PiS nel 2017 e , i suoi giudici, secondo Tusk e i suoi amici, adesso non sarebbero legittimi mentre lo erano stati quando avevano convalidato i risultati delle elezioni dell’ottobre 2023

Donald Tusk e i suoi compagni sanno che non possono permettersi di perdere le elezioni presidenziali di maggio, perché il presidente , in Polonia, ha un diritto di veto e per eventualmente ribaltare questo veto, è necessario un voto a maggioranza dei tre quinti della Dieta (la camera bassa del Parlamento polacco), maggioranza di cui  Tusk non dispone, ragione per cui ha deciso di applicare un principio astruso di democrazia che definisce « Democrazia militante» e  nella sua «giustizia di transizione».

All’inizio di febbraio, il presidente della Corte costituzionale polacca ha accusato Donald Tusk e i suoi ministri, nonché i presidenti della Dieta e del Senato, di realizzare un colpo di stato di fatto e ha chiesto alla procura di aprire un’indagine.

Inutilmente però dal momento che la procura è illegalmente ormai,  interamente nelle mani del governo, così come la maggior parte dei tribunali .

Resta il fatto che Tusk e Bodnar hanno promesso ai loro sostenitori che la democrazia militante e la giustizia di transizione sarebbero state solo transitorie e che i loro metodi , da loro stessi definiti contrari alla democrazia e allo stato di diritto , termineranno quest’anno.

Per questo, hanno bisogno della presidenza della Repubblica per il loro candidato, il che permetterebbe loro di adottare le leggi che vogliono, anche per cambiare da cima a fondo la Corte costituzionale e la Corte suprema (l’equivalente della nostra Corte di cassazione).

Se sarà ancora un candidato di destra a succedere all’attuale presidente Andrzej Duda, del PiS, di fronte al veto presidenziale Tusk  dovrà scegliere se imporre in modo duraturo i suoi metodi non democratici o esporsi a una prossima perdita di potere e rischiare persino la prigione.

Lo scenario che si delinea oggi, già evocato da alcuni leader della coalizione sinistrosa- liberale di Tusk, è inquietante : se il candidato di Tusk, Trzaskowski , non dovesse venire eletto, il risultato , pur se convalidato dalla Corte Suprema , non sarebbe riconosciuto dalla coalizione di Donald Tusk.

Così, alla scadenza naturale del mandato del presidente conservatore Andrzej Duda la prossima estate,sarà il presidente della Dieta ad assumere ad interim la funzione presidenziale per alcuni mesi. Il tempo necessario perché la coalizione di governo possa far approvare al Parlamento tutte le leggi necessarie per bloccare il sistema e organizzare una nuova elezione presidenziale. A questo punto la Polonia seguirebbe l’esempio della Romania, sempre con il sostegno di Bruxelles dove gli eurocrati sognano solo un super-stato europeo governato dalla Commissione e dalla Corte di giustizia.

Eugenio Preta

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