Elezioni USA: sondaggi, gossip… ma i programmi?
Al momento attuale sarebbe difficile fare un pronostico reale sull’elezione presidenziale del prossimo 5 novembre. Innanzitutto per la fisiologica variante delle intenzioni di voto , quindi per la natura del sistema elettorale indiretto affidato ai grandi elettori e che resta tributario dei risultati di 5 o 6 Stati detti swing State o Stati altalenanti.
I media , per ovviamente portargli nocumento, si sono soffermati a parlare e mentire soprattutto sull’uomo Donald Trump , passando sotto silenzio il suo programma economico . Anche se la volontà degli elettori , ora come ora appare imperscrutabile , tuttavia alla gente dovrebbe interessare l’indirizzo economico che seguiranno Harris o Trump e le conseguenze che potrebbero scombussolare il mondo, l’America e l’Europa, piuttosto che scoprire quanti artisti hanno dichiarato di votare per Kamala Harris (l’ultimo, Scwartzenegger , dopo Beyoncé e gli ormai consolidati Robert De Niro e Bruce Springsteen ) o quanti soldi Elon Musk ha dato a Trump.
Mentre Harris propone un programma classico di sinistra, con aiuti alle imprese, incremento di tasse ed aumenti degli aiuti sociali, Trump ritorna alle misure protezionistiche varate da lui stesso nel 2017 a forza di decreti presidenziali.
Il progetto di Trump di tassare le importazioni per rilanciare le produzioni e l’occupazione americane ( Si parla di una tassa che andrebbe dal 10 al 25%) determinerà la fine provata del mondialismo e del multilateralismo e toccherà soprattutto proprio l’Europa nel momento in cui Volkswagen, una volta primatista delle esportazioni auto verso gli USA , annuncia di preparare migliaia di licenziamenti e la chiusura di tre stabilimenti in Germania.
A questo punto, e da qui tutto l’astio verso Trump , i burocrati che comandano nell’Unione europea dovranno riconsiderare le loro beate politiche mondialiste e dovranno, gioco forza , ritornare alla semplice forza degli Stati nazionali.
In politica estera si delinea lo stesso panorama: meno Nato, meno sostegno all’Ucraina , costretta così ad accettare una pace rapida , con la fine dei finanziamenti a pioggia concessi finora a Zelensky e la conseguente ritirata dal Donbass.
L’Europa senza gas russo, senza energia atomica quindi senza il deterrente dell’arma nucleare e con la fine delle sue esportazioni meccaniche verso gli USA e verso la Cina sarà irrimediabilmente perdente.
A questo punto gli Stati nazionali recupereranno le loro cedute sovranità e potrebbero decidere di imporre una profonda revisione dei trattati, l’abrogazione di quello di Lisbona ed il ritorno ad un architettura confederale dell’Unione .
Sul piano sociale poi, Trump ha annunciato che riprenderà la lotta all’immigrazione e combatterà contro tutte le tendenze veicolate dal wokismo, cosa che costituirà un potente incoraggiamento per l’Europa dei popoli.
Ora aspettiamo, convinti che mai come oggi, il mondo si era trovato di fronte ad un appuntamento così importante quanto quello la cui portata sarà determinata dai risultati del prossimo 5 novembre .
Eugenio Preta