Il rapporto Draghi

Come il leopardiano venditore di almanacchi,  lo avevano chiamato a raccontarci nuove storie per l’era ventura ma come un sasso lanciato tra le  quiete onde  del mare europeista, Mario Monti, nel suo rapporto di 66 pagine , ha agitato  l’acqua e riportato  il sogno europeo alla realtà più cruda. Dopo aver distrutto l’economia con l’ austerità e le criminali regole pandemiche, dopo aver imposto la criminale agenda green che ha affossato l’industria , dopo aver rotto i rapporti di reciproco interesse con la Russia che ci forniva gas e petrolio a prezzi molto bassi, ora l ‘UE si scopre debole e lancia l’sos.
Draghi sembra fare il suo discorso da una dimensione parallela. Parla di fatto di Stati Uniti d’Europa quando l’Unione europea non è mai stata così vicino alla sua estinzione.

Non è più il tempo dei “grandi” agglomerati globali questo, ma quello invece del ritorno degli Stati nazionali che saranno i veri protagonisti del futuro da qui a molti anni a venire.

Gli Stati Uniti d’Europa restano una folle chimera che soltanto i più suoi accaniti e decrepiti sostenitori quali Bonino, Verhofstadt,  e altri improbabili personaggi possono inseguire.

Si sta smontando non solo tutta l’impalcatura europea e atlantica che aveva costituito il cosiddetto ordine liberale internazionale nato nel dopoguerra, ma anche il piano superiore della finanza che ne aveva consentito il successo, considerata la crisi che diversi importanti istituti bancari americani ed europei hanno attraversato e stanno attraversando, senza dimenticare il debito monstre di derivati che ha in pancia Deutsche Bank.

Si è giunti al tempo della de-globalizzazione. Si è giunti alla fine di un viaggio iniziato molti decenni prima, e che ha visto consumarsi tutta una serie di tradimenti dei governanti italiani ed europei contro la propria nazione.

In Italia, i loro nomi sono sin troppo conosciuti. Sono i Ciampi, gli Amato, i Napolitano, i Draghi che a bordo del Britannia svendevano i gioielli dell’industria pubblica italiana a quella finanza ebraica inglese e americana che poi li ricompenserà lautamente con prebende e incarichi di vario tipo.
Sono troppi gli eventi quindi che fanno pensare che la storia dell’UE sia giunta alla fine.

Draghi ha detto che se non si faranno le riforme da lui proposte che altro non sono che la realizzazione degli Stati Uniti d’Europa, allora l’Unione europea, sarà destinata a morire.
E dovrà essere effettivamente così. Non è più il tempo di morire per Maastricht, come disse un personaggio al soldo di questo sistema.
E’ il tempo che Maastricht muoia per far posto al ritorno delle patrie e delle sovranità nazionali dei Paesi europei.

Se  già’ dall’inizio del secolo  l’Europa dimostrava la sua sofferenza  per la lentezza della sua crescita , Monti ripete oggi che la tendenza rimane identica, debole e impotente .

Ma aggiunge che, cosa ancora più grave per i paesi europei e per i loro governanti che ci hanno venduto l’idea dell’importanza dell’Europa per contrastare la potenza americana, si è  creata una differenza sempre maggiore del Pil  che, negli Stati Uniti , è aumentato quasi di due volte più che in Europa.

Tutte le manovre finora tentate ci hanno regalato non solo un’immigrazione senza limiti ma anche un impoverimento rapido della popolazione . Il sentimento di trascuratezza di campagne, piccole e medie città , di operai, impiegati, professori ,infermieri eccetera come il senso di insicurezza cittadina non è un’impressione ma una realtà circostanziata.
Bloccata sul basso tasso di sviluppo , super Mario ci dice che l’Europa ha visto le sue imprese più grandi rivolgersi ai mercati asiatici , senza però ricordarsi che le stesse grandi imprese , per crescere, sono andate a cercare mano d’opera a basso costo in Africa , aumentando così il costo della fattura sociale e della sicurezza europea.
Monti, forse senza volerlo davvero,  squarcia la spessa coltre mediatica tesa per nascondere il fallimento europeista quando dice che sembra finito il tempo dello sviluppo  rapido del commercio mondiale , in poche parole la fine della mondializzazione su cui aveva tanto puntato , e quando avverte che l’Europa avendo perduto bruscamente il suo principale fornitore di energia , ha perduto di pari passo la sua stabilità  geopolitica ed aumentato la vulnerabilità della sua dipendenza energetica , fornendo involontariamente Monti, un assist al valore dell’indipendenza degli Stati nazione.
E l’Europa dunque? Questa Europa rivolta verso il mondo , a dispetto dei riflessi trogloditi di quanti reclamavano le frontiere per persone e merci? Questa Europa del progresso, dello sviluppo e della luce universale, dove è finita se il rapporto dell’ex governatore della BCE  ci dice che non è riuscita ad inserirsi nella rivoluzione numerica condotta da Internet e nelle possibilità di sviluppo da questa immaginate? E se ci dice senza fronzoli che l’Europa è debole rispetto alle tecnologie emergenti che saranno il motore della futura crescita?
 Ora in Europa l’occupazione diminuisce , tra gli applausi degli ecologisti che ritengono che ogni fanciullo che nasce inquina, come le vacche e i loro vitelli. Unica possibilità indicata  da Draghi, aumentare crescita e produttività, pena la fine del nostro modello sociale e il ridimensionamento delle nostre ambizioni .
La diagnosi non fa una grinza, ma i suggerimenti lasciano scettici: Monti chiede di indebitare l’Europa di 7/800 miliardi supplementari per rilanciare il processo europeo e ridurre la pesantezza della sua regolamentazione , in pratica trasformare l’apparecchio elefantiaco  di Bruxelles in start-up.
A questo punto bisogna tornare indietro , quando qualche settimana prima del voto di Maastricht , il presidente francese Mitterand ,nel 1992, il principale fautore del si,  abiurava gli ideali di sinistra a favore del dogma europeo  invocando il sì come salvezza dei mercati europei dall’allora predominio usa/giappone.
Quegli argomenti verranno poi ripresi da tutti i suoi successori, di destra e di sinistra , ed ogni critica spazzata via inesorabilmente.  Oggi, trentadue anni dopo , la dura realtà: invasa, impoverita, indebitata, debole , l’Europa di Bruxelles corre verso l’abisso.
Non esiste più l’eccezione della Germania; la Gran Bretagna è scappata e i ripensamenti non toccano  i popoli dell’ovest europeo che, come Norvegia e Svizzera,  hanno sempre rifiutato il sogno funesto .
Oggi chi ci ha mentito non offre soluzione alcuna, ma presenta un conto sempre più salato.
 Eugenio Preta

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