Sanchez: pur di governare, patti anche col diavolo
Una manifestazione di massa ha invaso, sabato scorso, le vie di Madrid , replicata in altra grandi città spagnole ,per protestare contro le derive separatiste annunciate dal nuovo esecutivo spagnolo a guida socialista.
Tralasciando la facile polemica sulla partecipazione dei cittadini – 170.000 secondo le autorità governative, 500 .000 a detta degli organizzatori- la manifestazione sottolineava l’esigenza di ribadire il diritto all’ unità delle vecchie Nazioni di fronte alle tentazioni separatiste delle grandi regioni .
Evidentemente i cittadini hanno dimostrato di non voler accettare le manovre di un governo che , pur di mantenere il potere , ha promesso persino l’amnistia per i dirigenti e per i militanti separatisti condannati a seguito dei tentativi di secessione della Catalogna del 2017: il tutto per la formazione di una maggioranza parlamentare che altrimenti priverebbe il partito socialista del potere.
Pedro Sanchez dimostra così di essere disposto a sacrificare l’Unita nazionale e gli interessi della Spagna ai suoi interessi personali e a quelli del suo partito.
Ma le vecchie Nazioni non intendono morire in silenzio perché gran parte della popolazione intende conservare l’unità del Paese che costituisce la forza, l’identità e la storia della Spagna.
Le proteste dei cittadini, minimizzate dalla quasi totalità dei Media spagnoli ed ignorate da quelli europei , hanno indebolito Sanchez che ,come prima risposta, ha annunciato un rimpasto governativo : una manifestazione di facciata che ha lasciato molti ministri nello stesso dicastero a cui erano stati preposti, e sopratutto non ha cercato di rivedere l’a:nistia promessa ai separatisti.
Nel sentire comune l’amnistia ha un valore storico molto chiaro:quella del 1977 aveva avuto il merito di mettere fine alla separazione del Paese tra i partigiani e gli oppositori del generale Franco e della monarchia; aveva rappresentato la riconciliazione del Paese e proprio per non venire banalizzata aveva costituito un Unicum per cui ogni proposta di amnistia seguente era stata vietata per non dover costituire un precedente pericoloso.
Tutto perciò viene rinviato al prossimo 6 dicembre, giorno in cui si celebrerà l’anniversario del referendum popolare che ha dato vita alla Costituzione spagnola ( 1978 ), un’occasione oggi per una nuova manifestazione popolare .
Intanto il partito popolare, maggioritario in Senato , potrebbe giocare la politica del blocco parlamentare di ogni proposta governativa mentre si annuncia il deposito di migliaia di ricorsi dei cittadini davanti i tribunali amministrativi e ordinari.
La situazione appare tesa e lo stesso re di Spagna Filippo VI ha iniziato una fitta serie di consultazioni politiche. Molti commentatori hanno sottolineato che in pochi anni, il nuovo sovrano si è impegnato molto più di quello che aveva fatto suo padre Juan Carlos in 39 anni di regno.
Solo la monarchia, a questo punto, può dimostrare di rimanere la sola garanzia ed il simbolo dell’unità nazionale spagnola.
Eugenio Preta