La Commissione europea in un primo momento, dopo gli attacchi di Hamas a Israele e soprattutto dopo la presa di posizione del presidente dell’autorità Palestinese Mahoumud Abbas che li aveva avallati, sospende gli aiuti alla Palestina poi , per l’opposizione di Irlanda, Belgio e Lussemburgo (Paesi piccoli che contano solo per i soldi che hanno) riabilita i finanziamenti.
Milioni di contributi per lo sviluppo ( 691) che si sospetta non vadano agli scopi buonisti per cui sono versati ma rimpinguino le casse di Hamas che, abbiamo visto, controlla ogni ganglio socio-civile della striscia di Gaza. Ci si domanda a questo punto a chi vanno questi milioni di euro che finiscono a Gaza e chi effettivamente li controlli.
I finanziamenti vanno all’UNRWA , agenzia creata ad hoc per la palestina dalle Nazioni Unite nel 49 dietro le linee guida dell’Unesco, altro organizzazione mondialista da cui però Usa e Israele sono usciti.
L’analisi dei libri di testo forniti ai giovani arabi , fatta da un’agenzia indipendente con la supervisione dell’Ue, ha riscontrato ad esempio, negli esercizi di grammatica, sono frasi come “i palestinesi sacrificano il loro sangue per liberare Gerusalemme” e, peggio , frasi che dipingono gli ebrei come infidi e ostili all’Islam ed al mondo musulmano.
I finanziamenti ai libri di testo palestinesi erano stati oggetto di un primo ripensamento europeo nel 2021 ed i fondi erano stati sbloccati nel 22 dopo le assicurazioni(?) di Abba sulla riforma del sistema scolastico.
Con il contributo di un ‘Europa imbelle si sta formando una generazione a cui il terrorismo non fa paura ed anzi ne fa apologia e si prepara anche a prendervi parte. Dal 2014, inoltre, l’Ue finanzia direttamente l’Università Islamica di Gaza, con 1,7 milioni di euro. Non è un’università qualunque: è stata fondata dallo sceicco Yassin, il fondatore di Hamas e in essa ha studiato anche Mohammed Deif, il leader dell’ala militare del partito che sabato ha scatenato l’inferno contro Israele.
Sempre stando alle cifre del 2022, l’Ue ha versato 199,2 milioni nelle casse palestinesi per pagare programmi sociali, assegni alle famiglie bisognose, spese mediche e anche gli stipendi dei dipendenti pubblici. Fra questi ultimi figurano anche gli insegnanti che insegnano ai ragazzi il contenuto dei testi di cui abbiamo riferito.
Eugenio Preta
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