La rivisitazione woke dei sessi contraddetta dal premio Oscar Michelle Yeoh
La differenza di sesso è stata sempre un dato oggettivo, l’identità più immediata che salta agli occhi. Oggi però che media e tivù hanno imposto l’indifferenzazione nel linguaggio pubblico è diventato veramente impossibile poterla difendere con successo.
Assistiamo infatti al paradosso che donne e uomini vengano cacciati dalle Università e si vedano annullate le loro conferenze soltanto perché avrebbero osato affermare che esistono due sessi.
Affermare ad esempio che da una parte c’è la donna, legata al concreto e coraggiosa e dall’altro l’uomo, protettore e in un certo senso legato al senso dell’onore e della virilità e che entrambi formano un mistero in continua ricerca di futuro significherebbe sottolineare un concetto banalissimo. Così una realtà e una complementarietà così belle subiscono oggi gli assalti dei cantori delle teorie di genere.
Dopo essere riusciti a calpestare il termine «signorina» e dopo aver vietato l’espressione uomo/donna, ecco che la parola «donna» subisce a suo turno il tentativo di invisibilità in nome del “genere”: si tratta di smetterla con la polarizzazione universale del genere umano in due sessi, giudicata arbitraria, a vantaggio di una «trans-identità fluida: addio quindi ad uomo e donna.
Ormai spazio ai trans diventati, come gli operai per i marxisti del XX secolo, i numi tutelari della nuova rivoluzione di genere. Questi fautori della decostruzione, adepti della cultura della cancellazione, oggi reclamano persino la benedizione dello Stato.
Tutto quello che una volta era ritenuto marginale è diventato oggi la rivendicazione di un nuovo diritto, ma di fronte a questa offensiva decostruttivista è ormai tempo di replicare con urgenza perché se il dato bruto della differenza dei sessi continuerà a persistere, la sua portata culturale e persino di civiltà potrebbe scomparire, creando gravi problemi per l’umanità intera.
Soprattutto per le donne che tanto hanno lottato per ottenere la loro emancipazione e che ora saranno rimaste intrappolate dalla loro stessa battaglia, obbligate quindi a disbrigarsi tra il ruolo di madri attente e di donne in carriera. Dal canto loro gli uomini vedono scomparire il loro ruolo tradizionale dietro le tossicità della virilità, la paternità scombussolata, il loro declassamento sul mercato del lavoro.
Così, se il comparto femminile appare minacciato, bisognerebbe aggiungere che anche quello maschile non sembra mai essere stato tanto in pericolo. Questo declino dell’uomo pare inesorabile: è proprio quello di un sesso che sembra non avere più ragione di esistere, e questa de-costruzione, come una pozione velenosa che si inserisce tra l’uomo e la donna ci porterà ad una vera guerra di trincea tra i sessi.
Un esempio contraddittorio della lotta che si sta consumando nelle pieghe di questa rivisitazione «woke » è rappresentato dalla serata di Hollywood dedicata agli Oscar. Una festa che si è sempre declinata nel grande contenitore del politicamente corretto e del socialmente utile ma che ha lasciato spazio ad un’analisi meditata se la regina della serata, la migliore attrice dell’anno, rifiutando di obbedire alle direttive correnti ha reso un vibrante omaggio alla maternità e alla famiglia. Lontana dagli isterismi dei militanti transgender, Michelle Yeoh ha dedicato l’Oscar appena ricevuto alla sua e a tutte le madri del mondo, vere eroine di questa società.
Un momento di vero coraggio di fronte all’offensiva woke e dei sociologi nichilisti che vogliono assolutamente abbattere il valore primordiale della famiglia, a quei rivoluzionari in suv e sciarpa di cachemire, figure della sinistra radicale che recitano di fronte agli schermi il loro disprezzo per la famiglia e la associano alla tristezza, alla noia, agli obblighi, alla calcificazione delle identità, ad un impoverimento del tessuto relazionale.
Michelle Yeoh invece ha ricordato la sua mamma che, sicuramente si è commossa per la dedica della sua figliola, felice come lo sono ancora molti anziani soprattutto in Asia, continente in cui non si rinnega la famiglia e si rispettano i valori degli antenati e gli esempi della tradizione familiare più sana.
Eugenio Preta