15 gennaio, la 3^ ricorrenza di un triste anniversario: la scomparsa di un grande amico, eroe della diaspora
Un Pensiero per Francesco Paolo
Tre anni sono passati esattamente da quando sei andato via e il tuo ricordo, le cose che ci dicevamo , ritornano prepotenti nella mia memoria.
Cancellati i luoghi della memoria, ti chiedevo , Francesco Paolo, esiste ancora la nostra Isola?
Ma tu continuavi il tuo amore per questa nostra Isola ed io mi chiedevo perchè non riuscissi a condividere il tuo stesso entusiasmo ,esitassi ed abbracciare la tua fatica e ti lasciassi spesso
solo a combattere contro le tempeste e contro i mulini a vento
Quante volte ti chiedevo: Francesco, esiste ancora la Sicilia? Esistono ancora le isole del vento, i mulini di Regalpietra, le miniere di Pietraperzia, le insenature di Licata, il Tindari della memoria, i poeti, i figli di Vulcano? Dimmi, ti chiedevo, esiste ancora quella fonte a cui attingevamo entusiasmi e voglia di andare?
Sorridevi e mi dicevi : “…finiscila ca poesia..!”
E non certo il tempo che fuggiva ci riportava nei sentieri di contrade perdute, ma forse la nostra mente e le
sue costruzioni della fantasia che mai si fermava , neanche davanti alle pieghe dell’età, neanche davanti alla consolazione di un viaggio che tutti dobbiamo intraprendere .
Ma tu ritornavi a vibrare per questa terra che amavamo definire impareggiabile perchè non avevamo certo trovato niente di simile nei voli della nostra immaginazione, e nei continenti che il destino ci aveva fatto visitare.
Tu hai sempre cercato giustizia e richiesto considerazione per le piazze abbandonate, per il disordine delle strade, per la maleducazione degli automobilisti, e ti affannavi dietro l’ideale di una terra ritornata impareggiabile, ritornata a parlare ad una sola voce , libera ed indipendente , io alle rime dei poeti, al vento dei pini, ai sapori della salsedine, nelle ombre di chi già non c’era più”.
E ritornavi a prendere la penna, a scrivere lettere e proposte , a cercare la fotografia giusta per mandare il tuo messaggio sul tuo giornale “l’Isola” – che, perdonami, è rimasto all’ultimo numero che hai scritto e preparato tu. – per coinvolgere in un risveglio improbabile il lungo sonno dei siciliani e dei figli della diaspora.
Prima di quel tragico 15 gennaio 2020 tu continuavi la vecchia rappresentazione dell’opera e dei pupi, tu combattevi l’indifferenza e la malattia .
Tu lottavi , consunto Paladino , col feroce saladino, non più in un antico teatro ormai perduto e consumato dal tempo, ma in un letto di ospedale, sempre abbracciato però alla tua bandiera giallorossa.
Adesso , stanchi e disillusi , restiamo a cullarci negli ozii del disincanto, nella incomprensione di una realtà in continua confusione .
Noi nel rifiuto di un’Isola che si perde, tu come Melibeo, ora nell’infinito del tuo cielo , nell’entusiasmo della tua ritrovata libertà.
Ciao Francesco Paolo.
Eugenio Preta