Il pendolo dell’Europa
S‘ode a destra uno squillo di tromba (la risoluzione del Parlamento europeo per rivedere i Trattati) e a sinistra risponde uno squillo (quello di Italia e Francia che firmano un trattato di cooperazione bilaterale).
Dopo la risoluzione del Parlamento europeo adottata alla vigilia dell’estate allo scopo di revisionare i trattati, ci pensano i governi di Italia e Francia a fare le cose per bene. Già l’Italia nel novembre 2021 aveva ratificato il trattato del Quirinale firmato a Roma con la Repubblica francese.
Anche l’Assemblea nazionale transalpina, per mano della Commissione degli Affari esteri, ha dato parere favorevole a questo accordo bilaterale di cooperazione rafforzata.
Così due Stati sovrani, europei di antico lignaggio, vicini per mille aspetti, con una storia antica che li ha avvicinati e fatti spesso confrontare buttandosi a turno uno nelle braccia dell’altro, certamente liberi di accordarsi con chi hanno ritenuto più opportuno, nel rispetto degli interessi rispettivi e comuni, oggi sono pronti a stringersi in una collaborazione rafforzata.
Due Paesi molto vicini non solo geograficamente ma in molte sfaccettature del loro essere: la bilancia bilaterale degli scambi commerciali, 82 miliardi di euro nel 2019, l’ambasciata romana a Villa Medici, i quasi 3 milioni di italiani che studiano la lingua francese e le sinergie industriali e bancarie che da sole fanno testo.
A pagina 9 del Trattato ecco svelato l’arcano: “…il trattato del Quirinale è innanzitutto un trattato che deve servire a costruire uno spazio europeo integrato”
Così si capisce meglio, ma bastava dirlo più semplicemente: addio vecchi Stati nazione. Si parla di Europa non per analizzare e discuterne le criticità ma per imporla a tutti, come d’abitudine. La cooperazione rafforzata quindi, per approfondire il modello europeo voluto dal nuovo ordine mondiale.
L’art 3 del Trattato del Quirinale precisa che i due Stati coopereranno per la costruzione di un’Europa democratica, unita e sovrana e per sviluppare l’autonomia strategica europea oltre che in favore della partecipazione dei loro cittadini al processo decisionale europeo. Ma il meglio arriva quando dice che i due Stati sono favorevoli ad un ricorso più spinto del sistema della maggioranza qualificata per le decisioni da prendere in seno al Consiglio europeo. Si professano cioè d’accordo per diminuire la loro influenza in Europa in quanto Stati sovrani; non si accontentano soltanto di genuflettersi davanti alle istituzioni di Bruxelles, ma hanno pensato bene di organizzare con un trattato la loro impotenza in senso lato, ma soprattutto in materia di immigrazione perché affermano di voler sostenere le politiche migratorie e di integrazione e di asilo promosse dall’Unione europea con particolare attenzione ai flussi migratori che interessano le loro frontiere marittime e terrestri.
‘Tutto fa brodo’ diceva una reclame del vecchio Carosello, anche questo piccolo trattato d’amicizia per far avanzare l’agenda mondialista.
La Storia poi ci racconterà come, 18 anni dopo che i popoli europei avevano bocciato il referendum sulla Costituzione europea, i loro governi imbelli si siano sottomessi a Bruxelles offrendo, a tecnocrati in deficit di democrazia, il cappio che li avrà distrutti.
Eugenio Preta