Usa contro Russia: il vero motivo del contendere
Il nuovo Presidente americano Joe Biden compensa il suo esitante incedere con una sbalorditiva fermezza nei confronti del suo omologo russo Vladimir Putin, a suo parere, un assassino seriale. Tutto rientra nella strategia secondo la quale l’America ha un ruolo importante da svolgere nel mondo: evitare il grande caos e demonizzare i suoi antagonisti e solo accettando la sua leadership ai popoli sarebbero garantite pace, democrazia e stabilità. Assistiamo così al ritorno del mito della potenza americana alla Casa Bianca, a una concezione politica aggressiva, fondata sul ruolo missionario del Paese proprio per giustificare moralmente il suo diritto all’egemonia.
Contrariamente a quello che i media avevano cercato di veicolare per quattro lunghi anni, ora appare chiaro che l’uomo pericoloso a capo degli Stati Uniti non sia mai stato Trump, quanto lo è oggi Biden.
Trump aveva una visione politica improntata sulla preferenza nazionale e sulla difesa degli interessi della nazione americana, la strada da percorrere per una politica realista e unilaterale. Biden, rilancia invece il fantasma di Brzezinski membro della Trilaterale, consigliere per la sicurezza nazionale sotto la presidenza Carter, ardente propagandista dell’imperialismo americano e con lui la vecchia ossessione della Russia considerata il principale nemico. Con i vari tentativi di destabilizzazione, con le rivoluzioni più o meno colorate, con le primavere arabe, con i presunti oppositori democratici, molto spesso in violazione del diritto internazionale e dei diritti dell’uomo più elementari, sembra però che sia proprio l’America a fare la guerra e non la Russia, con un cinismo velato dalla spinta moralizzatrice.
Che dire infatti della guerra decennale impegnata in Siria, della presenza di una base americana sul territorio siriano presso la frontiera giordana, del sostegno alle forze curde che ha permesso loro di occupare all’est dell’Eufrate un territorio che non è mai stato curdo ma che ha consentito agli USA di appropriarsi del petrolio siriano?
Perché questo odio contro la Russia? Perché essa rappresenta, in seno alla civiltà occidentale la resistenza all’ideologia americana, al mondialismo che col pretesto di esportare la democrazia procede ad una livellamento culturale che riduce il mondo occidentale ad un vasto mercato di consumatori ebeti sottomessi all’invenzione proprio di quel concetto proposto da Brzezinski alla conferenza sullo stato del mondo del 1995 a San Francisco: il “tittytainment” una sorta di neologismo, un miscuglio psicologico inventato dal liberalismo e dal mondialismo per addormentare le masse e controllare le loro prevedibili proteste, che si basa essenzialmente sulla predominanza del bieco divertimento e sulla soddisfazione appagante dei bisogni primari.
Così ecco svelato il vero contendere: il modello americano a confronto con quello russo. Da una parte un paese costituito in massima parte da immigrati uniti da un modello di vita superficiale, sensibile alle mode e le cui componenti comunitarie vivono a stretto contatto, ma rischiano di trovarsi sempre di più antagoniste.
Dall’altra un Paese, sicuramente composito, ma legato alle sue tradizioni, alla sua Storia e alla sua ricca cultura che è prevalentemente europea. Se l’Europa vuole continuare a conservare il suo vero essere dovrebbe seguire il modello che, tra l’altro, non pretende di imporre un sistema politico e se lo ha fatto ne ha seppellito da tempo l’ideologia: quello russo.
Eugenio Preta