La vigilia della distruzione ovvero l’azzardo del declinismo
C’è, nel lessico corrente, un neologismo che definisce chiunque veda il futuro complicato, percepisca solo il rovescio della medaglia, veda il bicchiere mezzo vuoto o cerchi di demoralizzare la popolazione, come un declinista.
Il declinismo rappresenta oggi l’atteggiamento critico di chi mette in risalto la crisi economica, istituzionale, politica e sociale che investe tutto un mondo, quello occidentale ad esempio, per sottolinearne l’inarrestabile declino.
Ma a ben vedere, chi può ancora credere che il mondo occidentale non sia effettivamente in declino?
In tutte le sfere civilizzatrici, soltanto l’Occidente è ancora oggi confrontato alla crisi pandemica: a parte l’Europa e il Nord America infatti, nè l’Africa nè l’Asia minore o il mondo arabo, sembrano essere particolarmente minacciati.
La pseudo potenza creata dai Trattati alla fine ha partorito soltanto un continente malato, impotente, incapace di farsi ascoltare e che, nell’approvvigionamento di vaccini, dichiarati vitali dai suoi stessi dirigenti, ha perso ogni sua corsia referenziale
Rispetto alla politica sanitaria e alle misure vaccinali, alcuni Paesi occidentali -e quelli dell’Unione europea in particolare – sembrano versare in grande confusione.
Nel corso del 2020 i paesi occidentali sono quelli che hanno registrato la più forte recessione economica che proseguirà probabilmente anche nel 2021 soprattutto a causa del peggioramento della situazione sanitaria che farà recedere ancora di più le economie occidentali mentre, ad esempio in tutta l’Asia, la ripresa economica comincia già a farsi sentire.
Sul piano diplomatico la Cina sta infiltrandosi in tutte le istanze internazionali arrivando ad ottenere, da parte dell’Onu, persino la delega nella conduzione della commissione per i diritti umani per la zona Asia-Pacifico. Così si legittima sempre più nella gestione degli affari del mondo.
La Cina e la Turchia si dimostrano sempre più aggressive persino nel settore militare dove cercano di provocare la reazione dell’Occidente.
Occidente che regredisce dappertutto; ha perso importanza in Medio Oriente e comincia a farlo anche in Oriente dove molte potenze ritengono di non dovere più tenere conto dell’Occidente.
La penetrazione in Europa di un Islam aggressivo prosegue mentre i dirigenti dei paesi occidentali si dimostrano impotenti, molto spesso persino compiacenti con gli islamici, anche se solo per motivi elettorali.
A causa di tutto questo, il decennio che è iniziato sembra corroborare sotto ogni aspetto le tesi dei declinisti le cui analisi non sembrano però distaccarsi di molto dalla stessa realtà nè sembrano potere essere semplicemente catalogate come frutto di monomanie.
Del resto lo rivela anche la stessa terminologia che ha declassato il termine declinista mutandolo in quello di complottista, persona cioè vittima di una turba ossessiva che vede il male dappertutto.
C’è da aggiungere che la tesi del declino dell’occidente, pur minimizzata a tutti azimut, sia apparsa sempre così evidente da costringere le élite a prestarvi la dovuta attenzione. Non lo hanno fatto e negli avvenimenti che oggi ci colpiscono non meriterebbero certo che si manifestasse loro alcuna forma di complicità, anche passiva.
Oggi, ogni proposta avanzata per sfuggire ad una sorte ritenuta ineluttabile, viene rifiutata in nome dei trattati internazionali, dei diritti dell’uomo, del progresso mondiale: bloccare l’immigrazione selvaggia, viene equiparato a neo nazismo; rimandare poi i terroristi al loro paese risulta impossibile perché quel paese, che è riuscito a liberarsene, non vuole più riprenderseli; imporre barriere doganali per bloccare la marea dei prodotti cinesi che invadono i nostri mercati, diventa fuori questione perché si teme una reazione cinese che sarebbe mortifera.
E’ sempre la solita litania, non si può fare niente se non rassegnarsi alla sorte funesta anzi, come la “fera” di Seneca, più ci si ribella, più si stringono i lacci che ci imprigionano. Sarebbe invece il momento di capire che senza un cambiamento radicale di prospettiva questo nostro Occidente sta scivolando lentamente verso la sua dissoluzione.
Eugenio Preta