L’Esecutivo europeo tra vaccini anti covid e lobby farmaceutiche
Come da copione, nello spartito di questa società che “muore per la morte dei suoi istinti” (Paul Valery), l’attuale crisi sanitaria e le sue terribili implicazioni economiche, sociali e culturali rappresentano l’occasione per le grandi industrie farmaceutiche di arricchirsi alle spalle del contribuente europeo.
Attualmente l’Esecutivo europeo, stretto tra l’esigenza di non disturbare l’opera degli scienziati e l’obbligo di tutelare le aspettative dei cittadini, sceglie di non impegnarsi creando grandi perplessità di manipolazione. Sin dalle prime settimane di quest’anno “terribilis” si è sviluppata infatti una campagna mediatica a favore dell’efficacia del Remdesivir contro il COVID-19, un trattamento che era stato già studiato per combattere l’epidemia di ebola.
Lo scorso 3 luglio, mentre negli Stati Uniti il farmaco non aveva suscitato nessun entusiasmo ed anche in Francia, la suprema autorità sanitaria della repubblica aveva giudicato molto debole la risposta del medicinale al virus, il remdesivir diventava il primo trattamento anti covid autorizzato sul mercato europeo.
Il 2 ottobre, la stessa agenzia europea dei medicinali aveva comunicato di aver aperto un’indagine sulle segnalazioni ricevute da ogni parte d’Europa secondo le quali il Remdesivir avrebbe provocato sui pazienti ricoverati, gravi problemi renali. Però il 7 ottobre scorso la Commissione esecutiva, senza richiedere – come previsto – il parere del Parlamento europeo, aveva stipulato un contratto di appalto europeo con l‘industria farmaceutica Gilead Sciences (un’azienda statunitense di biofarmaceutica attiva nell’ambito della ricerca, sviluppo e commercializzazione di farmaci antivirali utilizzati nel trattamento dell’HIV, dell’epatite B, dell’epatite C e dell’influenza, tra cui il remdesivir), per un’ordinazione di 500.000 dosi di Veklury, il nome commerciale del remdesivir, pari a 1,035 miliardi di euro e questo nonostante l’industria farmaceutica americana fosse già a conoscenza dei risultati negativi di un test clinico sul vaccino operato dall’OMS. Ad oggi, venti Paesi partecipanti all’appalto comune avrebbero già ordinato il medicinale che riceveranno nei prossimi mesi.
Dopo che il 14 ottobre il Ministero della sanità aveva autorizzato i medici francesi ad utilizzare gratuitamente il remdesivir. All’indomani, esattamente una settimana dopo la firma del contratto sconcertante con la Commissione di Bruxelles, veniva pubblicato il risultato della sperimentazione denominata “solidarietà” dell’OMS che reputava negativi i risultati ottenuti e dichiarava la sua ferma opposizione alla somministrazione del remdesivir ai ricoverati per COVID. Evidentemente il sospetto di una grossa frode, ignobile perché giocata sulla salute dei cittadini, cominciava a farsi largo nell’opinione pubblica europea perché non si può pensare che Gilead Sciences abbia potuto raggirare le autorità della Commissione senza una responsabilità interna all’istituzione.
A questo punto la stessa Commissione, per allontanare qualsiasi sospetto possibile, dovrebbe investigare sulla vicenda tramite il suo organismo anti-frode, OLAF che dovrebbe, innanzitutto per dovuta trasparenza, aprire un’inchiesta contro Gilead per falsificazione dei dati, simulazione dei risultati e per manipolazione dell’informazione. Essendoci di mezzo anche il tema pesante del conflitto di interessi legati al remdesivir, l’OLAF dovrebbe poter allargare la sua indagine anche ai servizi ed alle agenzie dell’Unione europea ed alle autorità nazionali interessate, specialmente perché oggi comincia ad evidenziarsi l’inutilità del medicinale e soprattutto viene alla luce la grossa entità dei ricavi ottenuti da Gilead dalle vendite del remdesivir, calcolati nell’ordine di 900 milioni di dollari nel solo terzo trimestre del 2020.
Le decisioni prese dalla Commissione lasciano certamente perplessi e dimostrano la potente azione di lobbyng realizzata da alcuni laboratori farmaceutici in combutta con tanti esperti compiacenti. Ma ormai è arrivato il momento di capire se effettivamente ci sia stata frode e manipolazione dei dati e, in caso affermativo, prima di intraprendere ogni prossima procedura sull’acquisto dei vaccini e per poter evitare gli errori fin qui compiuti, l’Esecutivo dovrebbe essere in grado di rispondere al più presto in modo rapido e più trasparente possibile, anche e soprattutto auspicando, ad ogni livello, l’intervento della magistratura.
Eugenio Preta