America al quadrato
Per quattro anni i media e i politologi hanno creduto di ritrovare negli eccessi e nei metodi di comunicazione di Donald Trump la loro ghiotta occasione per ridicolizzare il pensiero conservatore nel suo complesso, trascurando i problemi di fondo della società americana.
Oggi l’attualità ci ha consegnato un’America con due facce e con una visione del mondo completamente diversa. Due mondi che non si parlano e che sembrano non avere più denominatori comuni. Due Americhe separate geograficamente, sociologicamente ed etnicamente. Un popolo progressista, multiculturalista sulle coste est e west; un popolo conservatore, quello di John Wayne, dell’uomo comune dei Lynyrd Skynyrd, delle bandiere sudiste di My country Alabama, nel centro del Paese.
Un’analisi che se si allargasse alle contee sottolineerebbe la tesi del Paese spaccato letteralmente in due con le piccole contee rurali che votano al 70/80% per i repubblicani e il territorio metropolitano che si è schierato, con le stesse percentuali con i democratici.
Dopo un tribolato spoglio elettorale, Joe Biden sembra uscirne vincitore, ma la battaglia giuridica per la verifica dei voti e l’eventualità di irregolarità nel voto per corrispondenza, occasione in tutto il mondo di brogli e manipolazioni (come potrebbe testimoniare anche l’Italia relativamente all’esplicazione del voto all’estero), si annuncia serrata nonostante Biden presenti 4 milioni di voti più del suo avversario.
Il Deep State americano gioisce già per la vittoria del candidato del ”campo del bene” senza tenere conto che, privato del suo parafulmini Trump, delle sue eccentricità, tutto il mondo di intellettuali, media e giornali progressisti, perderà la possibilità di poter mascherare i problemi della società multiculturale americana.
Un mondo culturale oggi vincente che si rivolge sul territorio e sulle televisioni ad una sola America, un mondo che toglie vigliaccamente la parola a Trump, ancora presidente, quando questi parla di brogli elettorali, mentre l’altra America, in maggioranza Bianca e rurale, ormai rassegnata, frustrata da un’evoluzione demografica negativa e dallo svilimento dei simboli e dei valori nel discorso dominante e dalle costanti rivendicazioni delle minoranze e che prova oggi un forte sentimento di ingiustizia di fronte al voto di quegli Stati che si è rivelato decisivo per la vittoria democratica (Wisconsin, Michigan, Georgia, Pennsylvania, Arizona, Nevada).
In questo clima di tensione del Paese, una semplice scintilla potrebbe scatenare lo scontro dei bracci armati dei due campi rappresentati dai Blacks Lives Matter da una parte, e dai Proud Boys, dall’altra. Adesso il controllo dei voti diventa una questione molto delicata sia perché tanti americani possiedono un’arma, sia perché l’autodifesa rappresenta un diritto radicato nella mentalità americana, scritto nella Costituzione USA, legge suprema del paese già dal 1787, che prevede “milizie organizzate per la difesa del Paese e il diritto del popolo di detenere e portare armi”.
Due condizioni che potrebbero uscire fuori dal controllo dell’intelligenza e del buon senso.
Eugenio Preta