SULLA ”PATRONA” DI SICILIA
Palermo, 29 Luglio 2005
L’Altra Sicilia, pur non assumendo i caratteri di un’organizzazione confessionale e rispettando i valori e la coscienza che ogni “Buon Siciliano” ritiene di assumere nella massima libertà personale, ritiene che la conoscenza della storia di Sicilia, anche di quella religiosa e culturale, sia un fatto imprescindibile se si vuole comprendere a fondo l’identità di questo nostro Popolo. |
In tal senso, contro a superficiali dediche e preghiere alla Madonna che sono state promosse dall’attuale Presidente (in maniera inopportuna peraltro, giacché spetta alle autorità religiose e non a quelle civili un tal compito), vuole prospettare una più genuina conoscenza di questo aspetto della spiritualità siciliana.
Peraltro ci sarebbe molto da ridire su queste preghiere fatte da chi ogni giorno contribuisce, anche con il suo “non fare”, al degrado della Nostra Terra.
Verrebbe da rispondere – ci perdoni la “Tutta Santa” se involontariamente manchiamo di rispetto a cose sacre – : “ma che preghi a fare? Basta che ti dimetti…”.
Ma non vogliamo continuare più di tanto su questo tono ché il tema merita che si astragga dalle piccole miserie quotidiane.
Veniamo al punto.
La Patrona di Sicilia, quella a cui nei secoli passati venivano intitolate le chiese delle comunità siciliane in Italia e nel Mondo (le chiese e confraternite della “Nazione Siciliana” come si diceva allora) era la Vergine Odigitria, ovvero la Madonna di Costantinopoli.
Perché questo legame della Sicilia con Costantinopoli, l’odierna Istanbul turca?
E’ una storia lunga ma riteniamo interessante, tanto per i credenti che per i non credenti.
Intanto la Madonna di Costantinopoli era un’effigie, un’ “icona” – come da tradizione bizantina – che fu ostentata dalle mura di Costantinopoli in uno degli assedi drammatici che gli Arabi musulmani lanciarono nel 674-78 e nel 717-18 dopo Cristo contro la Seconda Roma, la capitale della Cristianità orientale.
E’ stato scritto che il successo dei Bizantini nel ricacciare gli Arabi nell’odierna Siria, insieme alla quasi contemporanea vittoria di Carlo Martello a Poitiers (732) nell’Occidente latino valsero a fare sopravvivere il mondo romano-cristiano di fronte all’avanzata musulmana e, anzi, secondo il Pirenne, fu proprio allora che l’Europa acquisì i confini politici e l’identità attuale.
Sia come sia, per intercessione delle Vergine “che conduce lungo la Retta Via” o meno, gli arabi furono dispersi e da allora il culto verso questa immagine ieratica della Vergine crebbe a dismisura in tutto l’Oriente cristiano.
E la Sicilia?
La Sicilia era ai tempi terra greca, sia politicamente sia religiosamente. Da un punto di vista etnico e linguistico la stessa era divisa tra una componente latina, vicina ai papi di Roma, i quali avevano anche forti interessi economici nell’Isola, e una componente, maggioritaria questa, di ceppo greco.
Siracusa era capitale dell’isola come nell’Antichità e, anzi, la Sicilia di allora non era altro che l’ultima pallida ombra della grande Civiltà Siceliota di un tempo.
Mille anni di impero romano non erano riusciti ad alterare significativamente l’etnia greca dei Sicelioti e questa si era per di più rafforzata dall’unione politica con Bisanzio.
Da un punto di vista religioso la Sicilia dipendeva da Costantinopoli e non da Roma ed era di rito greco in maniera universale (anche se ai tempi la differenza tra Oriente e Occidente era solo di rito e di giurisdizione, poiché anche i “papi di Roma” erano “ortodossi” o i “patriarchi di Costantinopoli” cattolici, a seconda dei punti di vista).
Se proprio qualche peculiarità religiosa vogliamo trovare della Sicilia di quei secoli rispetto agli altri paesi cristiani è l’incredibile resistenza del paganesimo, nonostante la precocissima introduzione del Cristianesimo stesso.
Il mito del mago Eliodoro di Catania (‘U Liotru) è ciò che resta della memoria storica dell’ultima grande campagna di repressione del paganesimo, ancora alla fine del VII secolo dopo Cristo, poco più di cento anni prima che venissero gli Arabi.
Ciò che sorprende di più, però, in questo tenacissimo legame della Sicilia con la Grecia, non sono però queste remote vicende quanto la sopravvivenza di questo legame anche nei secoli successivi alla “reconquista” normanna che unì definitivamente la Nostra Terra all’Occidente latino e cattolico.
Finanche l’ordine cavalleresco guidato (tutt’oggi) dai discendenti del casato dei Borbone è legato nominalmente a Costantinopoli. Per secoli il Val Demone è stato la roccaforte della resistenza del culto greco e della lingua greca (l’attuale Arcivescovo di Messina ha il titolo greco di Archimandrita, come il capo politico aveva quello di Stratigoto, entrambi nomi greci).
La venuta degli Albanesi nel XV secolo rafforzò questa componente, tanto più che gli stessi erano particolarmente devoti all’Odigitria (basti guardare come oggi è sentita la Festa dell’Odigitria a Piana) e lo stesso culto era diffuso in altri centri della Sicilia occidentale (basti pensare alla “Madonna di Costantinopoli” di Lercara Friddi).
Come nei paesi dell’Europa orientale la Chiesa di Sicilia era internamente autonoma e subalterna al potere politico del re (l’apostolica legazìa): questa chiesa “autocefala” sopravvisse incredibilmente fino al 1870, quando lo Stato Italiano vi rinunciò con la c.d. Legge delle Guarentigie per riparare (a spese dell’Autonomia della nostra Chiesa) alla Presa di Roma. Papa Pio IX non riconobbe quella legge, ma si riprese, dopo circa 1300 anni, la giurisdizione sulle diocesi siciliane che l’Imperatore bizantino Eraclio aveva tolto alla Chiesa di Roma nel VI secolo.
Finanche la spiritualità popolare era restata molto simile a quella dei Greci, almeno finché la lunga e pervasiva influenza spagnola (non quella italiana) non introdussero altre sensibilità e forme di culto.
Così fu naturale considerare la Madonna di Costantinopoli la Nostra Patrona, non soltanto la “Panagia” (Tutta Santa), la Madre di Dio, ma anche la Madonna degli assediati; e i Siciliani si sentivano e si sentono sempre “assediati” da qualcuno o qualcosa: i Turchi, la fame, le guerre,… Felici e precari nello stesso tempo…
Finanche il Separatismo di ispirazione cristiana (come noto erano presenti anche componenti razionaliste e marxiste in quella grande e complessa pagina della Nostra Storia) trovò nell’Odigitria la propria interceditrice di elezione.
Ci piace allo scopo concludere questa nota riportando la preghiera dei Sicilianisti che girò impressa su dei “santini benedetti” in quegli anni difficili, con tanto di autorizzazione del Vescovo di Acireale e meditare su quanto profonde siano le radici spirituali del Nostro Popolo:
LA SS. VERGINE ODIGITRIA
(S.Maria dell’Itria dei Siciliani)
http://www.odigitria.it
PREGHIERA
O Vergine Santa, che volgi lo sguardo sulle guerre e dai la pace, che stendi la mano e sollevi chi cade, che appari e disperdi le ombre, proteggi la Sicilia.
Madre di Dio, sii madre nostra. Sii con noi, o Maria, in quest’ora di universale distruzione, di sangue che trabocca e straripa, di dissoluzione che travolge. Resta con noi, nella Terra che ami, che è tua: che ti salutò e t’invocò Regina nelle lotte, dure e cruente, per la fede e per la Patria.
Benedici la Sicilia, quest’isola ferace, madre di Santi, di martiri, di pontefici, di vergini, di eroi.
Abbiamo bisogno di te, oggi, più che mai. Nello smarrimento che scombuia le menti, nel disordine che travaglia le genti, nello scompiglio che imperversa sul mondo, reggi il nostro Popolo, sii nostra Stella. Ravviva la fede, infondi in noi energie di resistenza, di carità e di giustizia. Segnaci la via che abbiamo da seguire e guida la Sicilia nostra agli alti destini a cui la storia secolare la sospinge, a cui Dio la chiama.
Imprimatur, Aciregali, die 30 julii 1944, Salvator Episcopus.