Sono in una stanza della Clinica Saint Jean di Bruxelles, accanto alle spoglie di Francesco Paolo, che finalmente ha ritrovato la sua abituale serenità.
Dovrei scrivere pagine su pagine ma sono come inebetito. Anni di confronti , di battaglie, come diceva lui, scorrono davanti ai miei occhi.
Soltanto lo scorso dicembre sembrava come al suo solito poi nel giro di quindici giorni tutto è precipitato…Il resto è storia privata e personale che non deve essere condivisa.
La data del suo addio, com’è strano il destino , avviene esattamente 10 anni dopo quello di Ivan Bertuccio, primo candidato de L’Altra Sicilia ad elezioni regionali, amico del cuore con cui Francesco condivideva speranze e sogni di indipendenza. Fecero campagna elettorale insieme perfino nelle isole Eolie, cercando di risvegliare le coscienze.
Da parte mia, incontrai Francesco Paolo per la prima volta alla fine del lontano 1979. Era impegnato in emigrazione, eletto e sempre rieletto nel Comites di Bruxelles e faceva dell’impegno politico la sua prima passione. Scriveva e pubblicava un giornalino che si chiamava l’Altra Italia, ma riferiva e commentava vicende che verosimilmente non lo appassionavano troppo.
Non ricordo come ma ,improvvisamente , decidemmo insieme di dover cambiare nome a quel giornale per occuparci della nostra terra, un legame che , qui nel nord “lontano” , diventava nostalgia e voglia di vederla risorgere dalle macerie in cui l’aveva precipitata la politica siciliana sempre schiava dei partiti centralisti e di Roma.
Iniziava in questo periodo la storia di convegni e conferenze per “evangelizzare” le comunità siciliane all’estero al verbo autonomista, indipendentista, alla fine separatista.
Francesco scendeva volentieri in piazza mettendoci sempre la faccia. I fratelli Catania erano diventati un mito a Milano negli anni di piombo: spesso a piazza V giornate a distribuire un giornale political incorretto, al semaforo, rimanevano a lottare quando arrivavano gli scherani del PCI mentre gente che poi ha invece ottenuto altri onori come Servello, La Russa e Decorato, ad esempio ,scappavano ignominiosamente a nascondersi nella sede del MSI in via Mancini.
In quel periodo Francesco aveva capito tante cose e, dopo una lunga parentesi nell’Africa del sud , decise di stabilirsi prima a Liegi, quindi a Bruxelles avviando un impegno politico indipendente e al servizio della verità, contro le manipolazioni del sistema. Come quando, intervistato dalla RTBF sull’affare della pedofilia ( dutroux) che aveva sfiorato persino la corte reale belga , non ebbe difficoltà a chiedere al re Alberto , ufficialmente e su un canale televisivo filo-governativo” sire, parlez, parlez vie ou partez” o come quando riuscì ad intrufolarsi tra gli invitati di una puntata di Pinocchio che Gad Lerner aveva organizzato in una sala del Parlamento europeo, costringendolo, con le sue domande, a sospendere la ripresa diretta e a farlo accompagnare fuori dal servizio di sicurezza.
Francesco era innamorato della Sicilia, chi lo ha seguito conosce perfettamente il suo impegno: elezioni comunali di Palermo, la prima volta di un candidato sindaco de L’Altra Sicilia ; elezioni amministrative del 2006 dove, con pochi soldi, anzi senza soldi riuscì ad ottenere oltre il 2% nei soli seggi all’estero.
Elezioni, come al solito caratterizzate da brogli e nefandezze.
In quell’occasione Francesco Paolo fece persino arrestare due presidenti di seggio che scrutinavano , a Castelnuovo di Porto, schede addirittura di colore diverso da quelle ufficiali.
Potrei citare tanti episodi ma va bene così. Adesso ha ritrovato la sua espressione di sempre e, sta sicuramente ridendo di me .. “Eugenio, troppa poesia…” avvolto in una bandiera giallorossa e con il Santo Rosario avvolto al polso sempre più gelido.
Qualcuno ebbe a dire che non è il tempo che passa che ci avvicina alla fine, ma la perdita dei riferimenti abituali e Francesco era un riferimento sicuro, affidabile , abituale dalle pagine dell’isola o da quelle del suo dito L’Altra Sicilia…
Addio “fratello mio”
Eugenio Preta
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