La Nato è in stato di morte cerebrale
La Nato versa in uno stato comatoso e senza nascondersi dietro convenienze politiche più o meno palesi, occorrerebbe sedersi a un tavolo e discuterne le sue finalità strategiche.
All’origine, questa organizzazione del trattato dell’Atlantico del nord, era un accordo creato per concludere il ciclo di una sanguinosa guerra mondiale, annunciandone però un’altra, questa volta, fredda. Allora la priorità era data dall’esigenza di potersi difendere dal pericolo sovietico, lo si è capito solo dopo la caduta del muro di Berlino, nel momento in cui abbiamo potuto avere accesso agli archivi sovietici che ci hanno svelato un sistema militare russo difensivo piuttosto che offensivo, come si era ritenuto erroneamente finora.
Oggi la guerra fredda si sta trasformando in pace cordiale. Si prevede, da parte del Cremlino e anche della Casa Bianca, di abbassare la tensione dissolvendo concordemente Nato e Patto di Varsavia. I russi sembrano poter onorare la parola data, gli americani un po’ meno, perché più diminuisce l’intensità della minaccia rossa, più cominciano a considerare l’Europa dell’est come loro pascolo abusivo, convincendo molti paesi – la Polonia, ad esempio, ancora molto sensibile al pericolo comunista – a raggiungere questa Nato, ormai svuotata delle sue primitive ambizioni, moltiplicando l’installazione di basi militari che si avvicinano sempre più a Mosca, allo scopo, non più di proteggerci da un’ormai improbabile invasione sovietica, ma solo al fine di piegare l’Europa dell’est, dopo averlo fatto con quella dell’ovest, agli interessi americani.
Un processo che pur segna una “chamade“ per la Nato così come era stata concepita originariamente, ma che i vari leader europei hanno lasciato prendere forza senza cercare mai di bloccarlo. Si consegna quindi alla storia questa geopolitica del secolo scorso che riteneva di opporre l’impero del bene all’asse del male, ricordando il diritto degli europei di dotarsi di un’autonomia strategica sul piano militare che possa riaprire il dialogo con la Russia, puntando il dito su un altro aspetto di ordine prettamente pragmatico: il fatto che Trump ritenga la questione Nato esclusivamente come un tema di ordine, convinto di poter offrire all’Europa, una forma di ombrello geopolitico a condizione di avere una controparte commerciale: comprare americano.
E se tutto questo potrebbe anche rientrare nella sfera dell’eventuale, non si capisce però per quale ragione le basi militari americane ed il loro indotto in termini economici, dovrebbero continuare a colonizzare l’Europa come se dal 1989 niente fosse successo. I tedeschi, però, ritengono questa proposta una ridefinizione della Nato intempestiva ed eccessivamente radicale, specialmente perché l’economia tedesca, più o meno disastrata, dà l’impressione di essere fiorente solo perché Berlino continua a ritenere che la sua politica di difesa, debba continuare ad appoggiarsi all’ombrello militare americano, alle spese del contribuente Usa, e non può accettare che i paesi dell’est, da secoli una sorta di suoi vassalli, possano raggiungere e rinvigorire la Nato.
Dall’altra parte del muro che non esiste più, Putin segue l’evolversi delle discussioni e attende fiducioso un’impossibile “sganciamento” degli europei dal vettore americano. A questo punto sia che si tratti di una semplice presa di posizione o soltanto della solita presa in giro… intercontinentale.
Eugenio Preta