Ponte, continuità territoriale e abbandono
La tematica dei trasporti è quanto mai attuale e sempre più al centro dell’interesse del Paese. Tutti i governi che si succedono giurano sul verbo della continuità territoriale nominalmente, per fornire un servizio soddisfacente ai cittadini, in realtà sconvolgendo territori e innescando lotte di religione che alla fine salvaguardano gli interessi del nord a discapito di un sud sempre relegato in secondo piano.
Veri siciliani, e chi sa può confermarlo, da tempo immemorabile hanno parlato di continuità territoriale, senza aspettare il gossip odierno sul caro tariffe. Hanno stigmatizzato i responsabili pseudo siciliani che si sono dimostrati i peggiori nemici della loro terra: i nomi sarebbe pleonastico scriverli perché il siciliano conosce bene chi è stato il suo carnefice, sempre sotto spoglie differenti ma simili nel fare gli interessi del proprio portafoglio. Oggi si parla addirittura di via della seta, via del cotone, ci mettiamo pure via dell’acrilico e dell’acetato, chi più ne ha più ne metta, la Sicilia resta sempre ai margini degli interessi del Paese.
Prendiamo in considerazione lo Stretto di Messina, un vero nodo scorsoio del sistema, che se si chiamasse Italia sarebbe stato già sanato. Invece si chiama Stretto di Messina: 2 ore per l’attraversamento delle merci con i servizi statali ormai ridotti a due sole navi che operano in maniera limitata ad una sola corsa oraria, permettendo al vettore “privato ricco” di effettuare in un’ora fino a sei attraversamenti mentre le due uniche navi delle Ferrovie dello Stato rimangono ancorate ad un orario, stabilito certamente da chi ignora le esigenze ed i bisogni degli abitanti dello Stretto. Per non parlare poi dell’attraversamento dei Tir in città: un caos devastante per tutti i messinesi.
Però gli spiriti ingenui parlano oggi di tariffe, quindi invocano sconti sia per il pedaggio autostradale che per i prezzi dei voli aerei da e per la Sicilia.
Un problema che è senz’altro rilevante, viste le condizioni economiche dell’isola, ma che non è il tema principale, il vero problema è l’insufficienza degli aeroporti, solo 2 grandi e due piccoli (quasi stagionali) assolutamente inadatti a soddisfare un’utenza di oltre 5 milioni di residenti e di oltre 12 milioni di oriundi, più i turisti attratti dalla magia dei luoghi.
Nessun governante sembra disposto a provvedere alle aspettative legittime dei siciliani: ricordiamo a tal proposito le difficoltà incontrate da chi ha cercato di portare nei cieli i colori della trinacria, tanto da abbandonare quel progetto di una compagnia di bandiera siciliana (Crispino con Air Sicilia e Pulvirenti con Wind jet). Il problema che si aggiunge è poi quello della rete autostradale, obsoleta, con i cavalcavia che crollano, i torrenti che esondano, vecchia, pericolosa e incompleta, specie per chi deve sobbarcarsi letteralmente ad attraversare tutta l’isola. Se da Occidente, ad esempio, si deve prendere un aereo a Catania e deve osservare le leggi del check –in che impongono il rispetto di orari stabiliti, è un grande problema.
Parlare di tariffe rimane quindi solo un esercizio inutile, tanto non abbasseranno mai i prezzi visto che gli aeroporti, quelli sono, e così pure le compagnie abilitate che imporranno sempre i loro prezzi da vera e propria crociera caraibica, per collegarci ad un mondo che non ci vuole.
Purtroppo, però, non tutti viaggiano per divertimento ma spesso sono in tanti a prendere un aereo per trovare al nord sollievo alla sofferenza.
Si mettano il cuore in pace i siciliani e si impegnino piuttosto a lottare per avere strade, autostrade, porti e aeroporti. E soprattutto un ponte che li colleghi ai centri nevralgici dell’economia reale … “Tutto il resto è noia”.
Eugenio Preta