Le distrazioni di massa: Neymar, il calcio senza passione
Nel 2011, acquistando la società calcistica Paris Saint Germain grazie ai buoni auspici dell’allora presidente Sarkozy, gli emiri arabi divenuti proprietari si prefiggevano come scopo principale quello di portare il club ai vertici del “futbol” mondiale. Operazione che sarebbe passata da una serie di investimenti ed acquisti, una torta la cui ciliegina finale sarebbe stata rappresentata dall’arruolamento del nuovo Messi del calcio mondiale, il brasiliano Neymar .
Oggi , a distanza di 6 anni, i gasari del Quatar sono riusciti ad attirare nel loro impero mediatico sportivo il migliore giocatore attualmente in circolazione (piace o non piaccia) sborsando una cifra esorbitante, pari a parecchie centinaia di milioni di euro.
Cifre da capogiro che pero’ danno chiaramente la dimensione di questo “futbol” moderno, basato non piu’ sulle capacità agonistiche dei giocatori ma sull’impatto che gli stessi possono offrire a livello mediatico e di gossip ; affari miliardari che sbalordiscono piu’ per l’impatto economico che per il valore calcistico intrinseco .
Il calcio aveva vissuto nel tempo storie di trasferimenti miliardari, trasferimenti che oggi fanno solo sorridere di fronte alla montagna di soldi offerta non solo al calciatore carioca, ma anche ai suoi cognati ed agnati… Si parla di 40 milioni al solo “papuccio” per convincere il pargoletto pieno d’oro (e di tattoo) ad accettare l’offerta dei gasari arabi: un trasferimento che farà epoca nella storia del calcio e che ammonterà a 712 milioni totali , e cioè 222 milioni per la clausola rescissoria, 80 milioni di euro come premio , 100 milioni di indotto, e 5 anni di stipendio a 30 milioni annuali.
Si tratta indubbiamente di una transazione record, tanto piu’ che i trasferimenti dei giocatori piu’ titolati (e pagati) si sono fatti oggi molto rari a causa del giro di vite fiscale che i vari governi stanno apportando alle casse dei club calcistici.
Del resto, la clausola rescissoria già fissata dai precedenti proprietari del cartellino di Neymar, il Barcellona FC, era stata fissata ad un livello tanto elevato, perfino assurdo, proprio per evitare ogni possibile tentazione di addio da parte dell’asso carioca e cosi’ rendere impossible le velleità di qualsivoglia club continentale.
Era stata un’idea di Platini, allora presidente Uefa, quella della regola del fair play finanziario per limitare lo strapotere dei ricchissimi club calcistici ormai quasi tutti in mani arabe , russe e cinesi : l’emiro Zayved Al nahyan proprietario del Manchester City , l’oligarca russo Abramovitch proprietario del Chelsea, ed i cinesi di Suning proprietari oggi dell’Inter di Milano, in cima a questa ipotetica lista.
Adottata nel 2010, la regola del fair play finanziario intende stabilire il criterio della parità di bilancio in modo che i club non possano spendere piu’ di quello che guadagnano, con un tolleranza massima di 45 milioni di deficit. Le sanzioni previste per i club spendaccioni possono essere molto pesanti e portare al divieto di procedere al reclutamento di nuovi giocatori , com’é successo quest’anno all’atletico madrid, e persino all’esclusione pura e semplice del club fedifrago dalle coppe europee.
La regola avvantaggia pero i club storici dei grandi campionati continentali di serie A, premier league e Liga , perchè non prende in considerazione le somme che si ricevono dai diritti di diffusione televisiva e non considera le effettive disparità fiscali esistenti in Europa.
Per rispettare questa regola pertanto oggi il Paris Saint Germain si vedrà costretto a sfoltire i suoi ranghi sbarazzandosi letteralmente dei suoi giocatori piu’ ribelli ma soprattutto anche rivendendo calciatori di un certo valore sportivo.
A dispetto della leccornia per buongustai calcistici che l’operazione Neymar puo’ scatenare, qualche riflessione appare d’uopo.
Innanzitutto non crediamo sia moralmente accettabile che giocatori di futbol ricevano salari che la gente comune riesce solo a sognare, anche se in verità il comparto calcistico genera un indotto economico talmente importante da dover permettere ai proprietari dei club di gestire i loro soldi come meglio ritengono opportuno.
L’operazione Neymar porterà sicuramente ad un incremento delle vendite di materiale sportivo e di magliette ed all’aumento dei diritti televisivi ma resta una indecenza, al pari della vendita , lo scorso anno, di un altro idolo della pedata , il francese Pogba, poco dotato intellettualmente ma sicuramente furbo a farsi pagare dal Manchester ben 105 milioni e, quest’anno, della paventata vendita di Mbappé che pare possa raggiungere anch’essa cifre stratosferiche spropositate per un calciatore che ha giocato solo qualche partita a livello soddisfacente.
Infine riferiamoci al Quatar e diciamo che non è un paese da poco. Minuscolo Stato del golfo persico, chiuso dalla presenza da un vicino intrigante come l’Arabia saudita , cerca oggi attraverso lo sport di migliorare la sua immagine mondiale. Organizzatore della prossima Coppa del mondo del 2022, il Quatar aveva bisogno di un po’ di pubblicità positiva dopo il boicottaggio degli ultimi mesi relativo al le accuse di finanziamento del terrorismo internazionale . L’emiro quataro Tamil ben Hamad al-Thani si trova confrontato oggi alle ire dei sauditi, degli emirati arabi, del Bahrein e dell’ Egitto che hanno brutalmente interrotto le loro relazioni diplomatiche e chiuso le frontiere con il Quatar. Accanto all’ostracismo politico anche quello mediatico che colpisce BeIn Media group , il gruppo editoriale quataro che detiene la televisione Al Jazeera e BeIn sport, canale sportivo molto conosciuto dai puristi del calcio e la cui sede sociale si trova proprio a Doha.
Eugenio Preta