I tentativi della Commissione UE di sanzionare le politiche interne di un Paese membro
La Polonia, capo-fila dei paesi Visegrad, oggi governata da un partito che non è sicuramente schierato al dogma Coudhenove-Kalergi anzi,che rappresenterebbe i tanto odiati populisti e nazionalisti , suscita le preoccupazioni della Commissione europea relativamente allo qualità della democrazia interna . Cosi’ manda in avanscoperta il commissario olandese alla giustizia ed ,agli affari interni, il socialista Timmermans, invitando i i capi di stato e di governo ad esercitare le opportune pressioni su Varsavia.
Tra le maggiori preoccupazioni dell’Esecutivo europeo c’è il conflitto oggi in atto tra la maggioranza del partito conservatore PiS , diritto e giustizia , e l’opposizione liberale relativamente alla composizione della corte costituzionale polacca. Inoltre c’è il progetto di riforma del consiglio nazionale del potere giudiziario (Krajowa Rada Sądownictwa), che riporterebbe la scelta dei membri operata non più’ tra i giudici ma tra i membri del parlamento. Una riforma delle istituzioni interne di uno Stato membro relativamente alla quale il commissario travalica le sue competenze oggettive e si schiera addirittura con una parte in conflitto, quella dell’opposizione, senza essere cittadino ne’ conoscere la lingua del Paese.
Il commissario dichiara ufficialmente di non volere, per il momento, ingaggiare la procedura di sanzione prevista dall’art. 7 del trattato UE, misura che escluderebbe , tra l’altro , il diritto di voto dlla polonia in seno alle istituzioni europee, perché al momento la riterrebbe controproducente.
Senza ricordarsi però che per iniziare tale procedura occorrerebbe l’unanimita in seno al Consiglio, unanimità’ che, incluso il paese oggi incriminato, comprenderebbe l’opposizione dell’Ungheria e senza dubbio anche di altri paesi.
Cosi’ Timmermans ha chiesto l’aiuto degli Stati membri per condividere le pressioni che si rivelassero necessarie a piegare le intenzioni di riforma esclusivamente di diritto interno ( , ndr) del governo polacco.
Per la dottrina,i Trattati prevedono l’applicazione della carta dei diritti fondamentali solo nel settore dell’azione delle istituzioni europee. Ma Timmermans , senza rispettare lo stato di diritto di un paese membro, dal momento che il trattato non può’ applicarsi correttamente, vorrebbe far cadere le regole esistenti ,e condivise , e abilitare la Commissione ad entrare nelle sfere di competenza esclusive del diritto interno di uno stato membro.
Attraverso il socialista timmemans l’esecutivo cerca di creare un precedente pericoloso che le permetterebbe di decretare unilateralmente e in modo arbitrario quali siano i governi nazionali che rispettano il loro proprio stato di diritto e quali invece non lo stiano facendo.
Un tentativo , ripetuto in ogni sfera di competenza relativa, che trasformerebbe la Commissione esecutiva in una specie di Alta corte costituzionale le cui decisioni, se avallate dalla Corte di giustizia UE, diventerebbero “primato ” rispetto alla legislazione nazionale.
Se gli elettori polacchi decidessero, come timmemans, che l’attuale governo polacco abbia violato lo stato di diritto del paese, potranno deciderlo bocciando questo governo alle prossime elezioni. Se invece ritenessero che la maggioranza parlamentare abbia minacciato veramente la democrazia polacca cercando di attuare il programma elettorale sottoposto ai cittadini (e da questi accettato) -in questo caso la riforma delle istituzioni giudiziarie polacche nel loro insieme- potranno deciderlo autonomamente scegliendo una nuova maggioranza parlamentare alle prossime elezioni del 2019.
Ma se i polacchi ritenessero che il loro governo stia agendo. secondo il mandato ricevuto e che invece proprio la Commissione abbia torto, cosa resterebbe da fare alla Commissione? Assolutamente un bel nulla….ed è proprio qui che risiede tutta la differenza tra una democrazia ed una dittatura
Eugenio Preta