La libertà d’informazione e i tentativi di censurare Internet e le reti digitali
Nel momento in cui in molti Paesi dell’Unione europea si preparano le differenti campagne elettorali per rinnovare Parlamenti, Istituzioni e Presidenti, le attività di informazione digitale assumono un ruolo sempre più rilevante proprio nel processo della formazione del consenso popolare.
Oggi tivù e giornali , passati sotto la lente livellante del politicamente corretto, non sembrano piu’ essere sufficienti a soddisfare il bisogno di informazione del cittadino che ritrova, solo sulla rete, la possibilità di accedere ad un’ informazione piu’ completa , spesso alternativa rispetto a quella ufficiale rimodellata ad uso del Sistema che, convinto dell’importanza della posta in gioco, ora manifesta l’ intenzione di voler intensificare il suo controllo dell’informazione.
Dopo il tentativo di introdurre il reato di “ostacolo telematico” nella legislazione sull’aborto, misura che avrebbe leso quantomeno il diritto alla libertà d’espressione, oggi apprendiamo che, cercando di scimmiottare gli americani, la Germania vorrebbe imporre alle reti di informazione digitale, un sistema di censura relativamente ai contenuti giudicati “disinformanti”, in sostanza non allineati; una censura che lascerebbe circolare in rete solo la verità ufficiale, praticamente quella decisa dal potere, political correct quindi.
Se consideriamo il ruolo determinante svolto da Twitter e da Facebook per “bypassare” i media politicamente corretti nella recente campagna che ha portato all’elezione di Trump, ad esempio, possiamo perfettamente renderci conto di quanto tale proposta potrebbe essere dirompente.
Il sistema mediatico tradizionale, oggi fortemente discreditato , cerca percio’ di avviare misure di autotutela contro quelle fonti d’informazione che, con molto disprezzo, è solito ormai situare in una ipotetica area che definisce « Dissidente ”, una galassia che comprenderebbe tutti i media non allineati e contro-tendenza che rappresentano pero’ una necessaria alternativa , una fonte di consultazione telematica utilizzata in maniera sempre piu’ frequente e oggi in forte crescita per proporre analisi giudicate spesso in contrapposizione al politicamente corretto.
Con un tale sistema di filtro verrebbero imbavagliati , ad esempio, gli eventuali scoop del tipo “ wikileaks” che sarebbero cosi’ resi inaccessibili ai milioni di utenti che abitualmente utilizzano Facebook, o che guardano i video di you tube.
Una legislazione liberticida decisa , ad esempio, con la scusante della lotta al terrorismo, ma in definitiva arma a doppio taglio che consentirebbe allo stato anche di intervenire sui siti e sulle reti digitali senza le richieste procedure giudiziarie e ,” last not least” di bloccare le pubblicazioni che ne denunziano l’inefficienza.
Di fronte all’instaurazione progressiva di una censura che lascerebbe spazio solo alla verità ufficiale decisa dal Sistema, una legge sulla protezione giuridica delle informazioni digitali servirebbe a garantirne la libera circolazione , lasciando eventualmente a chi ne dovesse contestare la veridicità l’onere della prova, piuttosto che operare una censura a priori e indiscriminata.
Tanto piu’ che l’armamentario legislativo disponibile è già di per se stesso sufficiente a condannare ogni possibile diffamazione o qualsiasi attentato alla libertà individuale, (ricordiamo ad esempio la presunzione d’innocenza o la protezione della vita privata, tra l’altro) ai diritti di proprietà intellettuale cosi’ come ad ogni minaccia alla sicurezza dello stato.
La protezione legale diventa necessaria se si vuole preservare oggi la democrazia e la libertà del cittadino e se, in epoca elettorale , si vuole garantire uno svolgimento regolare alle tradizionali procedure elettorali.
Di fronte alla minaccia di censura internet , Orwell diventa prepotentemente di moda: « Nell’epoca della menzogna universale, dire la verità diventa un atto rivoluzionario »
Eugenio Preta