Il liberalismo e questo nostro mondo fatto di sigle
Ormai le nostre informazioni non interagiscono più per concetti o per ragionamenti, ma sono le sigle, gli abbreviativi, i sunti, i protagonisti assoluti. E’ una sorta di strutturalismo moderno, la frenesia di un vivere insieme che ormai ci mette fretta, pretende supporti all’informazione ma non dà importanza alcuna, al necessario ragionare, discutere, approfondire, confrontarsi.
Questa attitudine, in sintesi, la riscontriamo soprattutto, osservando le grandi istituzioni internazionali: Ue, Onu, Bce, Fmi e via discendendo verso le oltre 2000 agenzie ed organismi derivati, che si sono imposti di regolamentare l’impossibile. Un aspetto, questo, del moderno liberismo, che si rivela come una grande contraddizione quando afferma la libertà di non avere princìpi, ma allo stesso tempo sostiene che i princìpi esistono.
Il cittadino medio è incline, per sua natura, a dare fiducia agli esperti, ed è perfettamente comprensibile, soprattutto per quanto riguarda il mondo delle scienze economiche e finanziarie, molto meno quelle umane.
Oggi, la voglia di conoscere, non passa dal testo, ma dagli acronimi che spiegano quel testo. Prendiamo ad esempio le agenzie europee come Emsa: Agenzia europea per la sicurezza marittima ubicata a Lisbona; Euipo: Agenzia per la proprietà intellettuale ad Alicante; Srb, un sedicente comitato di risoluzione unico (?) a Bruxelles; Eige: Agenzia per l’uguaglianza di genere a Vilnius; CdT: Centro di traduzione a Lussemburgo; Easa: Agenzia per la sicurezza aerea a Colonia, e tantissime altre ripartite in ogni paese dell’Unione Europea.
Un universo di sigle che, certamente, non servono però a renderlo più funzionante, anzi, impongono il sospetto – alla fine – che queste agenzie esistano non per esigenze necessarie, ma soltanto per regalare il contentino di una sede ad ogni Paese membro, un indotto finanziario di grande utilità, considerato che ognuna di queste agenzie, è costituita in ente pubblico e dotata di statuto, personale e fornita di notevoli fondi di funzionamento.
Gli ultimi messaggi che hanno accarezzato la conoscenza di tutti, sono stati Ceta, Tafta, Tpp, acronimi che hanno fatto scoprire agli europei, non solo le ennesime agenzie in gestazione, ma soprattutto la costruzione di un gigantesco progetto di mercato unico mondiale che si sta attuando a loro insaputa, in segreto, e senza possibilità di discussione, il cui grimaldello è costituito dalle teorie imperanti del liberalismo.
In Occidente il liberalismo è un dogma assoluto che oggi non si può mettere in discussione. A ben vedere però, non è una semplice dottrina politica, ma si rivela come una rete, un piano mondiale che tende a chiudere la parentesi della Storia, liquidando le appartenenze e i valori costituiti come la famiglia, la nazione, l’etnia, la cultura, la civiltà. In sostanza un progetto ultimativo, attraverso il quale, si vogliono distruggere le identità degli Stati sovrani per creare un nuovo potere mondiale
La realizzazione del grande mercato unico, la grande aerea di libero scambio senza controlli, quale si è rivelata oggi l’Unione Europea, è stata l’obiettivo finale del liberalismo, che era riuscito a confondere tutte le esigenze di una costruzione dell’Europa, che doveva essere politica, per essere valida. Una prassi di potere, un sistema senza ideologia e con il fine ultimo di instaurare la «rete di intrighi estesa sul mondo» di cui parlava il filosofo tedesco Moeller nel 1923.
Una rete di intrighi, che è esattamente quella nella quale stanno cadendo oggi gli Stati nazione, mentre stiamo arrivando ad una fase, che segna inesorabilmente il passaggio finale, proprio del liberalismo senza domande, da un liberalismo capitalista internazionale – legato ancora alla finzione dei “governi nazionali” – ad un liberalismo finanziario cosmopolita, che ha banalizzato ormai, attraverso gli “acronimi”, le necessarie informazioni ai cittadini, ed annullato nel mondialismo, tutte le sovranità allo Stato nazione.
Eugenio Preta