L’Unione europea e il dialogo interculturale e interconfessionale
Non contenta di tessere le lodi del multiculturalismo che ha stravolto la storia del Continente, l’Unione ha deciso ora di occuparsi dell’educazione politica dei giovani europei, e non solo. E’ successo che nella relazione affidata alla socialista Ward ( votata dal parlamento europeo nello scorso aprile quasi all’unanimità) dal titolo altisonante sul “ruolo del dialogo interculturale e interconfessionale” tutti gli eurodeputati , senza distinzione di parte , hanno deciso di doversi seriamente impegnare, ad esempio, per contrastare la preoccupante crescita del sentimento euroscettico. Il marchingegno inventato, di cui hanno il segreto solo poche menti erudite, si denomina appunto dialogo interculturale e viene servito in salsa federalista .
L’Unione ritiene che nel suo massimo impegno per favorire la pace – invece di ridurre la produzione di armi e di vietarne le esportazioni – deve occuparsi di scambi culturali e incrementare l’importanza dell’educazione , osservando che accanto al dialogo delle culture debba esserci spazio anche per quello delle religioni.
Con un ulteriore emendamento il Parlamento europeo ha voluto allargare la portata del rapporto Ward sottolineando anche l’importanza del coinvolgimento delle comunità meno integrate nelle politiche educative ( cellule Isis potrebbero essere un esempio….) e ha invitato ogni stato membro ad aiutare i rifugiati ed i migranti associandoli maggiormente alle comunità d’accoglienza con un processo di integrazione che deve divenire immediatamente automatico . …
Per fare questo l’unione chiede maggiori fondi da investire nell’insegnamento e sostegni più cospicui per aiutare le organizzazioni per la difesa dei diritti dell’uomo contro gli estremismi, la xenofobia, il razzismo e ogni forma di discriminazione. Con estrema sfacciataggine poi il PE insiste pure sul ruolo della famiglia nella tutela e salvaguardia delle identità culturali e delle tradizioni europee (che tanto pesantemente ha ridotto all’osso).
Questo il sunto del rapporto Ward, un vero programma orwelliano, che aumenta i programmi europei di libera circolazione ma anche di libertà di circolazione,( il tutto con i ringraziamenti delle comunità dei migranti clandestini), che favorisce le pratiche di ottenimento della cittadinanza europea e, nel segno di chi non è con me è contro di me, che mette in atto misure per contrastare la propaganda anti-europea e la cattiva informazione.
Impegnandosi nel comparto dell’educazione l’Unione partorisce regole liberticide , spesso inutili. Compito della scuola dovrebbe rimanere quello di istruire i giovani, trasmettendo loro il bagaglio di conoscenze e di sapere necessari per realizzarsi completamente nella vita.
Ammalati di follia legislativa, i burocrati di Bruxelles invece appaiono sempre piu’ scollegati alla realtà esistenziale dei popoli del continente preoccupati ,questo si’, molto di più’ dalla disoccupazione endemica dei loro giovani che dalle elucubrazioni solidali di Junker o Tusk .
Adesso rimettendo in causa i suoi valori cardinali che sono pluralismo e libertà d’espressione in nome del progetto millenario europeo del grande mercato, l’Unione pecca di arroganza e dimentica la sua esatta dimensione e la sua incapacità di esportare le specificità culturali di una volta , oggi diluite nel gran calderone del tutto uniforme.
L’unione svolge cosi’un gioco particolarmente pericoloso. Con la scusa di silenziare la dissidenza, coloro cioè che non sono schierati al verbo federalista imperante, denominati pure euroscettici, , rischia di fare emergere le frange di movimenti piu’ radicali , senza tener conto che piu’ sono importanti gli impianti politici che si vogliono costruire, piu’ ci sarebbe invece bisogno di tolleranza e apertura , e senza tener conto che se le politiche dell’unione si dimostrano oggi molto contrastate dalle opinioni pubbliche continentali, forse non significa che hanno bisogno di venire spiegate ma potrebbe significare che non corrispondano per nulla alla richiesta dei popoli.
Ed oggi che questa burocrazia di Bruxelles entra a piede teso anche nelle politiche educative, finora competenza esclusiva degli Stati membri, rischia di far aumentare il risentimento che i popoli covano nei confronti di un ’Unione distante , incoerente e senza capacità politica.
Eugenio Preta