Strategie e protagonismi
La rivendicazione dell’indipendentismo siciliano, venuto alla ribalta ultimamente con l’azione di differenti soggetti, tutti in cerca di dare forma ad un possibile coinvolgimento unitario e il più possibile popolare al progetto agognato, ha vissuto un nuovo episodio, eclatante per molti versi, alla luce della simbiosi che sembrava essersi creata nelle persone che ne costituivano il vertice.
Per inciso chiariamo che L’Altra Sicilia ha guardato sempre senza entusiasmo alle spinte che partono dai vertici, convinta che ogni rivendicazione debba partire dal coinvolgimento della gente, da una base popolare, fondamentale questa per essere poi in misura di scegliere non l’ottimo ma il possibile e conseguentemente il suo vertice, come una necessaria affinazione delle qualità che si ritengono necessarie senza ritrovarsi antipatici a-priori. Per questo siamo stati osservatori attenti, come osservatori siamo nei confronti dei tanti movimenti esistenti, tranne qualcuno.
Massimo Costa esce da Sicilia Nazione, una rinuncia onestamente poco comprensibile se teniamo conto della simbiosi che sembrava avere raggiunto con Armao e Piscitello. Le cause addotte da Massimo Costa per motivare l’abbandono potrebbero sembrare deboli, secondo noi confermano le difficoltà esistenti nei tentativi di costruire un partito unico dai tanti movimenti indipendentisti.
Abbiamo partecipato nel tempo a tutte le esperienze tentate e abbiamo capito che prima di unire si sarebbe dovuto definire, come dicevano i latini, prima di parlare definiamo i termini del discorso, scopi, obiettivi, strategie, condivise e non frutto spontaneo di qualche non meglio riconosciuta intelligenza di vertice.
L’Altra Sicilia non si è mai schierata con nessuno, e questo non certo per arrogante primato ma perché, mai convinta, ha preferito continuare la sua opera pedagogica, educare all’autonomia, insegnare lo statuto, creare un humus fertile prima di avventurarsi in un unico soggetto identitario delle rivendicazioni autonomistiche prima, ora giocoforza indipendentiste.
Consiglieri ascoltati sia da Costa sia da Armao, hanno tentato di riportare alla ricerca della migliore strategia il motivo del contendere. Non ci convincono ricordando che non si tratta di strategia ma di individualismi e protagonismi.
Senza tirarla per le lunghe, e assolutamente convinti di quanto sopra citato, e della difficoltà siciliana di mettere d’accordo idee divergenti, siamo convinti che la frattura non sia cosa da poco , ed affermiamo qui che le due motivazioni sul tavolo non ci piacciono. Quella di Armao che giustificherebbe sospettosamente il suo operato, ci sembra troppo infantile per potergliela attribuire.
Starebbe tentando di accordarsi con i vari Berlusconi, Salvini, Micciche’, Musumeci, Attaguile e Tabacci per ottenere la loro convergenza sulla possibile candidatura di un indipendentista alla Presidenza della Regione Siciliana…il tutto per sdoganare il movimento.
Ma ce li vedete voi i campioni che hanno affamato l’Isola e che ora stanno affilando i coltelli per continuare a dividersela mettersi d’accordo su un indipendentista che, per prima cosa, li metterebbe nell’angolo se non fuori gioco?
La strategia di Costa invece, giustamente diciamo noi, se fosse autentica, si opporrebbe ad ogni inciucio, ad ogni tentativo di accordo con quanti hanno tenuto il potere per oltre 25 anni e hanno ridotto a queste condizioni questa Isola-Arcipelago.
Tra le due, razionalmente quella di Costa ci sembra assennata e realista. Resta che confinerebbe le rivendicazione indipendentiste a segnare ancora il passo.
Le Ragioni di strategia politica contro le ragioni del cuore.
Lo sdoganamento agognato dell’indipendentismo nella trappola del partitismo centralista che ci prenderà a pernacchie o la ridotta di Bastiani sempre aspettando non il nemico da sconfiggere ma la riconoscenza di una rivendicazione?
L’Altra Sicilia prefigura nel primo caso una riedizione del vecchio MPA, nel secondo ancora una lunga guerra di trincea, perdente se è vero che Costa auspicherebbe il supporto di Mis e FNS che hanno dato sufficientemente prova di essere poco adatti alla guerra di posizione.
L’Altra Sicilia ritiene alla fine che entrambe le opzioni sul terreno non possono convincere le sorelle e i fratelli siciliani perché non possono ritenersi il solo contesto che opera per dare un contenitore alle esigenze di indipendenza.
Tiriamo un tratto di matita su questa diatriba, riteniamo Sicilia Nazione e gli indipendenti liberi di Costa un altro tentativo che si aggiunge alla galassia dei movimenti sicilianisti che non riescono a mettere da parte egoismi e protagonismi e, soprattutto, dimostrano di non aver ancora capito che la gente non accetta decisioni e vertici calati dall’alto ma ha bisogno di essere informata ed edotta sul valore di statuto e indipendenza e poi consultata nelle piazze e nei quartieri per essere coinvolta nelle strategie movimentiste, e rifiuta di presenziare soltanto alle erudite conferenze negli alberghi di grido.
Eugenio Preta