Dietro il fiume di migranti una strategia per distruggere l’Europa

Un fiume umano di disperati in fuga da condizioni di vita miserrime sta invadendo l’Occidente creando un problema di proporzioni bibliche che rende insonni le notti dei politici europei i quali devono trovare un soluzione muovendosi su un filo tra il riconoscimento dei diritti internazionali ed i brontolii della gente del posto che sempre più vive questo fenomeno come una invasione, anche alla luce degli oramai svelati scandali che hanno rivelato truffe e finanziamenti illeciti alle organizzazioni che prendono in carico i migranti al loro arrivo.
Non è semplice comprendere le dinamiche di una situazione che si sviluppa in una vasta area che va dal Medio Oriente fino alla vicina Africa, continuando il proprio iter in Europa, punto di arrivo dei disperati; alcuni sospettano vi sia una regia unica dietro l’intera vicenda, un unico burattinaio i cui fili sono visibili solo a chi osserva con lo sguardo lungo di chi vede da lontano e soprattutto utilizza l’occhio della storia.
Si comincia con la corruzione dei politici in moltissimi Paesi dell’Africa e del Medio Oriente; costoro sono al servizio di organizzazioni internazionali, le quali abilmente creano le condizioni per uno stato di guerra permanente e di povertà assoluta nel Terzo mondo, fomentando guerre, vendendo armi ad entrambe le fazioni, sottraendo terreni coltivabili preservandoli per le lobbies dei bio combustibili.
Poveri, nel bel mezzo di una guerra, senza terra né speranza per il futuro, una marea umana fugge dalla terra natia per giungere nella ricca Europa. Per arrivare fino ai nostri lidi devono rivolgersi ad una organizzazione che li conduce dai Paesi d’origine fino alla frontiera, nel caso dell’Italia è la Libia e da qui, dopo la traversata, vengono accolti da un’altra organizzazione (molti sostengono che sia la stessa organizzazione a gestire le due fasi, pagare gli scafisti-accogliere migranti-incassare finanziamenti) quella che gestisce i centri di accoglienza.
In sintesi, alcune organizzazioni che operano di concerto corrompono politici nel Terzo mondo, innescano la guerra, vendono le armi, sottraggono terreni, impongono la migrazione, la gestiscono, coordinano l’accoglienza, incassano cifre enormi per fronteggiare un problema da essi stessi creato.
Questo è un sistema operativo tipico della politica secondo il principio azione-reazione-soluzione.
Nei luoghi d’arrivo – specie in Grecia e in Italia – dove le classi dirigenti locali si distinguono per l’indifferenza verso i cittadini più bisognosi, di colpo, le stesse classi dirigenti, quando arrivano i migranti, scoprono solidarietà ed amore, che vengono riversati verso gli sfortunati in quantità industriali da associazioni, cooperative, organizzazioni umanitarie che di umano non hanno nulla e che sono rette spesso da loschi intermediari che si dimenano tra la malavita e la politica.
Ecco, la politica: è questo il vero problema. Ai vertici dei governi in questione figurano gli stessi individui che le cronache indicano alle riunioni dei potenti della terra, eventi una volta top secret oramai alla mercé di tutti. Seguendo i fili del burattinaio da un capo all’altro del globo, associando persone e fatti, è possibile intuire una cosa: sotto il fenomeno della migrazione c’è un’unica regia che, con le proprie organizzazioni, coordina e gestisce questo scenario globale traendo da questi eventi profitti enormi. Insomma, unendo le tessere del puzzle il mosaico che ne viene fuori è rivelatorio.
Per completare l’analisi utilizziamo un altro strumento a nostra disposizione: l’occhio della storia. Quel che accade ai nostri giorni è una ripetizione di qualcosa che è già avvenuto in tempi lontani. I governanti lo sanno: chi ha il potere determina il futuro a proprio piacimento quasi sempre ripetendo il passato.
Accadde alla fine della seconda guerra mondiale, un intero popoli di disperati fuggiva dalla guerra e dalla fame, anche a loro avevano tolto tutto; la comunità internazionale (allora come oggi assoggettata ai potenti della terra) creò un corridoio umanitario per consentire agli ebrei di raggiungere la salvezza dando origine allo Stato di Israele. Anche in questo caso in apparenza una lodevole iniziativa umanitaria. In realtà, nei progetti segreti dei governanti d’allora, Israele avrebbe dovuto essere come infatti è stato un avamposto dell’Occidente in Medio Oriente, una spina nel fianco di quel mondo arabo che già si prevedeva sarebbe divenuto nel tempo per motivi religiosi, sociali, economici e logistici un potenziale nemico dello stesso Occidente.
Attraverso Israele il colosso stelle e strisce ha allungato i propri tentacoli destabilizzando l’intera area secondo il principio romano dividi et impera; agli occhi di un acuto osservatore il triangolo Libia, Grecia, Italia altro non è che un corridoio umanitario atto a destabilizzare l’area Europa, ad azzopparla con l’immissione continua di poveri in mezzo ai ricchi, percorrendo a ritroso le orme del passato con i ricchi israeliani in mezzo ai poveri arabi.
Chi è intervenuto in Libia? Gli americani. Il sistema internazionale che ha affondato la Grecia è a forti tinte stelle e strisce? Pare di sì. L’Italia sotto l’egida militare ed economica di quale Paese ha trascorso l’ultimo cinquantennio di storia? Sempre loro, gli yankee.
L’America ha paura che l’Europa si unisca alla Russia ed alla Cina sottraendo il potere economico e militare agli Stati Uniti. Il fenomeno della migrazione è abilmente orchestrato da loro per ricreare le condizioni vantaggiose già sviluppate ad arte nel corso della storia in altri contesti.
Ci risiamo: dividi et impera. Il seme della discordia è stato piantato, con l’approssimarsi dell’esaurimento delle risorse energetiche ed alimentari imbarchiamo migranti su un vascello prossimo al collasso. Ce ne accorgeremo quando sarà già troppo tardi, loro saranno sulla riva opposta del fiume a sogghignare mentre noi affondiamo.
 
Giuseppe Barcellona