Colonizzati e contenti! [di Arturo Frasca]
Nella mia più che decennale, fugace, meravigliosa, per quanto precaria, … rigorosamente precaria …, attività di insegnate di scuola media inferiore e superiore, … attività sulla quale, ahimé, ho dovuto mettere, almeno per ora, una pietra sopra …, mi capitò occasionalmente e casualmente di venire incaricato per una materia, geografia economica, che nemmeno rientrava, per la verità, tra quelle per le quali ero e sono strettamente abilitato.
La prima volta, anzi, fui addirittura nominato quale commissario esterno per gli esami di maturità, alla ragioneria di Comiso. Ad esami già iniziati! Presi servizio nel corso del secondo scritto.
Ricordo di essermi procurato, quello stesso pomeriggio, … di aver acquistato il libro di testo e di averci dato una lettura rapida ma attenta, la notte. Continuavi a riguardarlo nei giorni successivi … ed imparai quelle quattro cose che, non solo mi consentirono di adempiere con dignità all’incarico, ma che feci quasi mie e che mi fecero apprezzare, ancora adesso, la materia.
Sapevo bene cosa fosse ed in cosa consistesse, ovviamente, ma compresi, … direi appieno …, le motivazioni e le caratteristiche proprie del colonialismo.
Canonicamente, col termine si intende l’espansione di una nazione su territori e a danno di popoli esterni ai suoi confini, per trarre vantaggi dall’appropriazione … diciamo così, a basso costo! … e dallo sfruttamento delle risorse, da una forza lavoro senza troppe pretese, ovvero dalla vigenza, in tempi più moderni, di regole di politica ambientale e sulla sicurezza non troppo rigide o … camurriusi, dalla possibilità di avere grandi mercati di sbocco dove poter praticamente rivendere, ad alto prezzo, ciò di cui ci si era impossessati a basso … o nullo prezzo!
Tra l’altro, pare che alcuni grandi “pensatori” sostengano, tuttora, i grandi benefici portati dal colonialismo.
Benefici per i colonizzati, intendo, … oltre a quegli altri, ovvi, per i colonizzatori!
Secondo cotesti grandi “pensatori”, in sostanza, i primi dovrebbero ringraziare i secondi per l’altrimenti improbabile sviluppo dell’infrastruttura economica e politica necessaria per la modernizzazione e la democrazia!
Vi è, poi, il cosiddetto colonialismo interno, espressione con la quale si indica un rapporto di supremazia di una parte forte su una periferia debole all’interno di uno stesso paese, basato sullo sfruttamento delle ricchezze e delle risorse prodotta dalla periferia debole, a vantaggio delle aree forti, ricche e dominanti.
Di colonialismo interno parlava esplicitamente Nicola Zitara, grande meridionalista calabrese scomparso poco più di due anni fa, fine scrittore e giornalista.
Pur non nascondendo, MAI, gli sprechi enormi che ci danneggiano, pur denunciando l’ipertrofismo di tante “macchine” amministrative e burocratiche del Mezzogiorno, nei saggi L’Unità d’Italia: nascita di una colonia e L’invenzione del Mezzogiorno – una storia finanziaria, egli auspicava, motivandola, la rinascita di uno Stato meridionale, indipendente e separato, quale unica soluzione efficace ai problemi del Sud.
Rifacendosi ad Antonio Gramsci, secondo cui … «Lo Stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l’Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono d’infamare col marchio di briganti», … «il Nord concretamente era una piovra che si arricchiva alle spese del Sud, che il suo incremento economico industriale era in rapporto diretto con l’impoverimento dell’economia e dell’agricoltura meridionale», … «il Mezzogiorno era ridotto a un mercato di vendita semicoloniale, a una fonte di risparmio e di imposte» …, Zitara, riferendosi al Mezzogiorno, parlava espressamente di colonia interna, additando l’unità d’Italia quale causa principale di uno squilibrio che, in un secolo e mezzo, non ha trovato soluzione!
«… si possono individuare le seguenti principali condizioni che fanno del Mezzogiorno un’area coloniale:
1. Dipendenza da altre aree per la maggior parte dei beni di consumo e di investimento;
2. Produzione agricola rivolta all’esportazione sotto la forma di materie prime;
3. Drenaggio delle risorse ambite dalle aree sviluppate, nella fattispecie delle forze lavorative;
4. Subordinazione culturale».
Anche Pippo Scianò parla e scrive della Sicilia, sempre, come di una colonia interna. Ma, come per Zitara, credo che, in tanti, troppi, si ostinino a non ascoltare …
Non avevo mai pensato, in quasi mezzo secolo, alla Sicilia ed al Sud in genere come ad una colonia.
Poi … è accaduto!
Mi sono reso conto di come aree splendide, … mia madre ricorda ancora, con nostalgia, lei bambina, la bellezza del litorale di Priolo, … mi sono reso conto, dicevo, di come aree splendide siano state stuprate e distrutte. Per sempre!
Ho scoperto che, ad Augusta e nel triangolo industriale siracusano, si riscontrano tassi tra i più alti, in Europa, di malformazioni neonatali, …
… o che, a Gela, pare vi sia un tasso di incremento di malattie tumorali che non avrebbe eguali!
Appena laureato, mi raccontavano (e mi veniva difficile crederlo!) di come la gente si recasse sull’arenile, facesse una buca … ed estraesse carburante! Sporco, semplice scarto, … ma pur sempre carburante! Eppure, pochi decenni prima, a Gela si ballava e ci si divertiva, nelle sere d’estate, su chalet a mare!
Eppure, la benzina e gli altri derivati del petrolio, … del “nostro” petrolio …, da noi costano mediamente più che nel resto d’Italia!
Ancora, … lessi di come uno studio epidemiologico, condotto nel 1997, abbia rivelato un abnorme incremento di malattie tumorali nella provincia di Enna, non giustificabile in un territorio pressoché privo di industrie e di particolari inquinamenti. Non esiste, però una casistica aggiornata: la provincia di Enna … non è stata inserita nel registro dei tumori!
Le miniere di Pasquasia vennero definitivamente chiuse nel 1992, sebbene avesse ancora, davanti a sé, molti anni di potenziale produttività delle sue miniere di sali potassici. Il miglior sale al mondo!
Pare che …
… siano stati condotti studi sui livelli argillosi di Pasquasia e sulla loro resistenza alle altissime temperature …
… siano state presentate interrogazioni parlamentari sulla presunta trasformazione di Pasquasia in deposito di scorie radioattive …
… gli alti tassi di Cesio 137, riscontrati nel 1997 nei pressi di Pasquasia, potrebbero testimoniare la simulazione di un incidente nucleare, intorno al 1995, per verificare il comportamento dei terreni in caso di dispersioni di radiazioni …
… nel corso di un’ispezione, disposta nel 1997 dalla procura di Caltanissetta, siano state trovate alcune centraline di rilevamento, anche se non sarebbe mai stato pienamente chiarito cosa dovessero misurare!
In un’intervista rilasciata nel 2001, l’onorevole Ugo Grimaldi, assessore regionale al territorio e ambiente dal 18 luglio 1996 al 29 gennaio 1998, così si sarebbe espresso: «Quando cercai di entrare a Pasquasia […] ebbi grande difficoltà ad accedervi, perché non volevano che entrasse la televisione. Non volevano nel modo più assoluto che si vedessero i pozzi. Quando poi sono riuscito ad entrare all’interno della miniera, la cosa più strana che vidi era che uno di quei pozzi, che loro chiamavano bocche d’aria o sfiatatoi enormi e profondi, […] era stato riempito con materiale che di sicuro era stato trasportato all’interno della miniera per chiudere, per tappare in modo definitivo quella bocca. E non si tratta di materiale buttato dentro casualmente […]. Qui si tratta di tir carichi di materiale che poi hanno buttato dentro appositamente per seppellire e nascondere un qualcosa».
Ed ancora, … il Muos!
Non voglio, non serve dannarsi l’anima sulla sua potenziale dannosità, o sul fatto che l’Istituto Superiore di Sanità, giusto ieri, pare abbia certificato la sua non pericolosità per la salute umana. Sarebbe come battersi contro i mulini a vento!
Ma, in uno Stato di Diritto, in uno Stato che si proclama la Patria del Diritto, … il Diritto, le Leggi si rispettano!
Che piaccia o meno, dal 1947 vige, tuttora vige, il Trattato di pace fra l’Italia e le Potenze Alleate ed Associate:
[…]
Articolo 49
1. Pantelleria, le Isole Pelagie (Lampedusa, Lampione e Linosa) e Pianosa (nell’Adriatico) saranno e rimarranno smilitarizzate.
2. Tale smilitarizzazione dovrà essere completata entro un anno a decorrere dall’entrata in vigore del presente Trattato.
Articolo 50
1. In Sardegna, tutte le postazioni permanenti di artiglieria per la difesa costiera e i relativi armamenti e tutte le installazioni navali situate a meno di 30 chilometri dalle acque territoriali francesi, saranno o trasferite nell’Italia continentale o demolite entro un anno dall’entrata in vigore del presente Trattato.
2. In Sicilia e Sardegna, tutte le installazioni permanenti e il materiale per la manutenzione e il magazzinaggio delle torpedini, delle mine marine e delle bombe saranno o demolite o trasferite nell’Italia continentale entro un anno dall’entrata in vigore del presente Trattato.
3. Non sarà permesso alcun miglioramento o alcuna ricostruzione o estensione delle installazioni esistenti o delle fortificazioni permanenti della Sicilia e della Sardegna; tuttavia, fatta eccezione per le zone della Sardegna settentrionale di cui al paragrafo 1 di cui sopra, potrà procedersi alla normale conservazione in efficienza di quelle installazioni o fortificazioni permanenti e delle armi che vi siano già installate.
4. In Sicilia e Sardegna è vietato all’Italia di costruire alcuna installazione o fortificazione navale, militare o per l’aeronautica militare, fatta eccezione per quelle opere destinate agli alloggiamenti di quelle forze di sicurezza, che fossero necessarie per compiti d’ordine interno.
[…]
Nicola Zitara sosteneva che l’indipendentismo può essere vincente se diventa, innanzitutto, una cultura della trasformazione.
Trasformazione di ciascuno, … ognuno in se stesso …!
Arturo Frasca