Risposta di Eugenio Preta all’articolo di Francesco Merlo su Repubblica

Il problema di Merlo è che si arrampica sui luoghi comuni e sui clichè che un’informazione di massa prezzolata e di regime ha sempre trasmesso con un’immagine dei siciliani negativa, sottolineandone le problematiche e mai le positività.

Equazioni scontate se si guarda la televisione centralista senza dover risalire all’Autonomia, che non c’entra niente sig. Merlo, e banalizza le cose esatte (poche) che lei elenca.


Partendo dalla “concessione” dello Statuto, ottenuto (ndr) non per dovere o per simpatia, ma per le lotte dei patrioti dopo una vera e propria guerra con lo stato centrale, notiamo come questi abbia cercato di sminuirne la portata, prima fra tutte con la soppressione dell’Alta corte, organo di necessario riferimento normativo e regolamentare negatoci da Roma e per non elencare, poi la politicizzazione della sola banca esistente declassata per favorire i partiti in semplice fondazione Unicredit, in pratica (Europa docet) senza possibilità di esercitare quella sovranità necessaria ad essere stato: l’emissione della propria moneta.

A questo punto Merlo avanza “baffi, cannoli e minchiate varie” accanto certo a sprechi che non sono gli sprechi dell’Autonomia necessaria, ma sono sprechi e frodi della voracità della Casta e dei personaggi discutibili che mafia, politica centralista e criminalità organizzata hanno delegato alla rappresentanza, dei cittadini.

Considerazioni che, con quello che succede nel Parlamento italiano, parlamento europeo, consigli regionali, consigli provinciali, consigli comunali, non fanno risalire la responsabilità dei fallimenti della rappresentanza politica all’Autonomia siciliana ma l’attribuiscono alla classe dei disonesti politicanti che si sono impossessati delle istituzioni.

Considerazioni, mi si consenta, suffragate dai risultati delle recenti elezioni che, su una base assai relativa di votanti, ha attribuito maggioranze ridicole per una rappresentanza democratica sempre a partiti centralisti che hanno schiacciato cinicamente l’occhio alla richiesta stringente di autonomia, banalizzandola e alla fine negandola nei fatti.

Non c’e Grillo che tenga. In Sicilia , lo abbiamo detto da tempo e lo ripetiamo è necessaria oggi – superata da quello che dice Merlo- l’Autonomia, si deve passare cioé ad un piano superiore: l’Indipendenza. E questo non per discorso estremista ma per la natura stessa dei siciliani, ognuno dei quali deve qualcosa al politico di turno, suo referente ormai sociale e civile.

La proposta adesso che facciamo è soltanto una; CONSIDERANDO CHE TUTTI GLI ELETTI SI SONO DETTI, IN CAMPAGNA ELETTORALE, AUTONOMISTI, CONFERMANDO MOLTI LA LORO PRESENZA (LO CONCEDIAMO) ANCHE IN PARTITI A STORIA CENTRALISTA CON IL SOLO SCOPO DI DOVER ATTUARE QUESTA AUTONOMIA NEGATA, ALLA RIUNIONE COSTITUTIVA DELL’ASSEMBLEA DELLA REGIONE SICILIANA, SI ALZINO TUTTI INSIEME E PROCLAMINO LORO, DEMOCRATICAMENTE RAPPRESENTANTI DEI CITTADINI SICILIANI, L’INDIPENDENZA DELLA “TERRA IMPAREGGIABILE”, Poi vedremo…

Eugenio Preta

Articolo originale: “Ruberie, sprechi e baronaggio feudale. Ecco perché lo statuto speciale va abolito”