Quella Sicilia con pochi (e confusi) ideali
L’Altra Sicilia apprende dai giornali con una certa preoccupazione dell’arresto dell’esponente dell’MPA e presidente delle Federazione delle Associazioni Siciliane in Sud America Carmelo Pintabona con l’accusa di estorsione nei confronti di Silvio Berlusconi all’interno dell’affaire Lavitola.
La preoccupazione non ci assale certo per la possibile innocenza o colpevolezza dell’arrestato: per questo ovviamente ci rimettiamo agli inquirenti, anche se la strana trasformazione dell’ex Presidente del Consiglio da carnefice corruttore – pagante – a vittima – ma sempre pagante – di estorsioni non da parte di una onnipotente mafia (cosa che lo avrebbe reso comunque colluso) ma dei più insignificanti figuri, appaia francamente ridicola.
Quello che ci lascia pensare è la sinistra serie di coincidenze che fa sì che ogni qualvolta una tornata elettorale si avvicini, alcuni punti di collegamento tra la diaspora siciliana e l’insulare Madrepatria (a torto o a ragione) vengano sistematicamente e strategicamente recisi.
Non parliamo senza cognizione di causa: siamo stati attoniti testimoni (in qualità di parte lesa) in almeno un paio di casi. Basti pensare alle schede fantasma della circoscrizione di Bruxelles immortalate nel famoso video (anch’esso fantasma) di Striscia la Notizia o al caso Di Girolamo di qualche anno dopo.
Il punto saliente è però un altro ed è molto più sottile.
Esso riguarda sia la strisciante demonizzazione del residente all’estero e di quella diaspora siciliana di cui L’Altra Sicilia è chiara ed inequivocabile espressione, sia la riprovevole mancanza di cautela con cui nella Madrepatria insulare si tiene conto dei rapporti con la diaspora stessa.
Visto da fuori si ha come l’impressione che quel cordone di solidarietà che lega assieme politicanti e portaborse di ogni risma sia sin troppo pronto a serrarsi le fila quando una sua componente in Italia o in Sicilia appaia in qualche modo minacciata, salvo lasciarle sbadatamente permeabili quando a soffrirne debbano essere questi legami con la diaspora.
Ci sorge il legittimo ed a questo punto spontaneo dubbio che in qualche modo i siciliani di Sicilia si sentano minacciati (si perdoni l’uso di un termine così “forte”) dalla presenza di quell’altra Sicilia d’oltremare sempre pronta a dare aiuto in nome di un ideale che in Patria viene percepito in maniera distante e confusa, come ammorbato da decenni di sottomissione e di abietto servilismo nei confronti di un sistema corrotto e immorale.
Potranno anche risentirsi del loro alter-ego idealista, i Siciliani di Sicilia.
Ma il punto, o meglio il convitato di pietra al banchetto dell’Autonomia o Indipendenza che votar si voglia, resta: potrà mai esistere un vero Partito dei Siciliani, identitario e forte, senza gli ideali di “quel-L’Altra Sicilia”?
L’Altra Sicilia – Antudo
Bruxelles