Il federalismo discriminatorio e il rilancio dell’autonomia

“Se giovedì prossimo non passa il federalismo fiscale si va alle elezioni” così ha tuonato in queste ore minaccioso e ricattatorio il ministro Maroni. Questo tentativo di far passare a tutti i costi un affrettato e confuso federalismo merita delle opportune e dovute riflessioni. Un federalismo fiscale, che se approvato, il cui fine primario sarà quello prima di tutto di far rimanere nelle regioni più ricche e lasciare in balia di se stesse quelle più povere, libere di gestire la loro povertà.

Come poi merita altrettanta riflessione il conseguente sorgere (senza cognizione di causa) di movimenti pseudo autonomisti come quelli di Lombardo e di Miccichè, caratterizzati da approssimativi meridionalismi e da inconsistenti rivendicazionismi. In buona sostanza una cattiva imitazione del ruolo che la Lega svolge, dal canto suo, con autorevolezza nel Nord del paese. Ma per tornare al federalismo. “Non possono federarsi regioni che non sono alla pari” ribadiscono da tempo eminenti economisti.

Questo è un vizio d’origine che caratterizza il panorama socio-economico del nostro paese da 150 anni ai nostri giorni e rende di per se ancora più difficile l’attuazione di un federalismo equo,solidale e perequativo. Ed è questo contesto tra un federalismo, come quello che viene proposto, ancora da definire nei suoi contenuti e per certi versi discriminatorio ed il sorgere in Sicilia di partiti dalla vaga ed approssimativa impronta autonomista che ci induce come detto all’inizio ad alcune mirate ed approfondite riflessioni sullo stato delle cose. Come quella sulla “questione meridionale” mai risolta e ormai passata nel dimenticatoio della storia del nostro paese quando si è poi scoperto, con sconcerto, sopratutto grazie alla Lega Nord, che esiste con buona pace dei meridionali, oggi, addirittura una “questione settentrionale”.

Tutto ciò ci dà l’esatta misura di una nazione spaccata in due per cui attualmente,la contrapposizione non è più tanto tra centrosinistra e centrodestra, per cui, per comportamenti e tatticismi, ormai ambedue gli schieramenti spesso sembrano omologarsi, anche alla luce del fatto quando, qualche tempo fa, lo stesso sindaco di Torino Chiamparino in sintonia con il sindaco di Venezia Cacciari addirittura avanzavano la proposta della costituzione di un partito Democratico del Nord. Questi credo sono fondamentali elementi di riflessione in un paese in cui la democrazia è ormai ridotta ai minimi termini da una legge elettorale che non consente più al popolo di eleggere i propri rappresentanti , ma consente alle segreterie dei partiti e ad un gruppo di oligarchi di designare i propri fedelissimi svuotando di fatto il parlamento delle sue prerogative di democrazia e costituzionalità..

Se queste sono le premesse di scarsa agibilità politica e di democrazia, che la Sicilia ha nel contesto del paese proprio perché la Lega, condizionando i propri alleati, ne detta i tempi in funzione antimerifionale, e ancor più lo farà alla luce degli avvenimenti di questi ultimi giorni, è opportuno che la classe politica siciliana , nella sua accezione più ampia e al di là degli schieramenti, ne prenda consapevolezza e ne tragga le debite conseguenze. Non è la costituzione di partiti o di movimenti sudisti o sicilianisti la soluzione del problema, se soprattutto costituiti ad opera di chi , come Miccichè e Lombardo, sicilianisti dell’ultima ora, sono stati vittime da sempre all’interno della maggioranza governativa della “sindrome di Stoccolma” da parte della Lega e per cui con queste estemporanee iniziative si rendono alla fine ancor meno credibili.

E’ il forte e convinto rilancio dell’istituto e dello statuto autonomistico la risposta più appropriata a questo stato di cose. Su un progetto compiutamente e convintamene autonomistico che deve ritrovarsi, al di là degli schieramenti e degli steccati ideologici nella sua accezione più ampia , la parte più sana della classe politica siciliana, “le cui colpe – come sostenuto da qualcuno- – sono rilevanti ma non totali”, se vuole rilanciarsi e ritrovare sopite motivazioni e la propria identità.

Un concreto rilancio dell’istituto autonomistico regionale e del suo statuto con il ripristino dell’Alta Corte di Giustizia fondati sui valori della solidarietà, della tolleranza, della democrazia economica e dello sviluppo socio-economico della Sicilia in termini produttivi e di valorizzazione delle enormi risorse e potenzialità , sul piano turistico, dei beni culturali, della pesca e dell’agricoltura che essa possiede. Solo una crescita economica e sociale fondata sulla presa di coscienza delle proprie forze e sulla valorizzazione delle proprie autonome risorse potrà consentire alla Sicilia e alla sua classe politica di accorciare il profondo divario e la atavica marginalizzazione economica in cui è sempre vissuta, con il passaggio obbligato da economia assistita a economia produttiva, in una visione geografica e strategica di isola al centro del Mediterraneo.. Isola di pace e di solidale accoglienza, ma soprattutto centro di politica di scambi commerciali con i paesi rivieraschi del Mediterraneo, “ponte” questo si verso l’Italia e l’Europa. Ed è in questo passaggio da economia assistita a economia produttiva, tenendo conto di un contesto di una economia mondiale sempre più globalizzata, che va costruito e legittimato un progetto di rilancio dell’istituto autonomistico attorno a cui, una classe politica siciliana, avveduta e consapevole, deve ritrovarsi ed aggregarsi nella sua accezione più ampia e unitaria.

E’ una strada obbligata, se si vuole sopravvivere. Una strada alternativa alle derive leghiste antimeridionali e a quella della costituzione di improbabili e improponibili partiti e movimenti come quelli di Lombardo e Miccichè che folgorati sulla via di Damasco da un sicilianismo dell’ultima ora e sempre più potenzialmente vittime della sindrome di Stoccolma nei confronti della Lega rischiano ancora una volta di recitare assieme agli altri leader dei partiti siciliani il poco edificante ruolo di autorevoli comparse con tutte le conseguenze del caso a discapito della Sicilia e dei siciliani.

Ignazio Coppola
Fonte: siciliainformazioni.com

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