ISOLE EOLIE – TERZO MILLENNIO
Bruxelles, 22/08/2001
Isola di Stromboli – Anno Zero
Quale turismo?
“Ai piedi di un vulcano” era il titolo che avevano dato, negli anni ’80, ad un soggetto cinematografico commissionato dal Comune di Lipari e mai pubblicizzato. Si faceva vedere in quel momento un’isola che sembrava volesse promettere – a tutti coloro che vi andavano a trascorrere il proprio tempo libero – il compiersi di una catarsi.
Via le abitudini cittadine, le goffe vacanze “tutto compreso”, le moto, le automobili e perfino l’ecologica bicicletta, via tutto quanto abbia a che fare con la civiltà dei consumi. Bastano un paio di jeans, un costume da bagno, un maglione per la sera, uno spazzolino e si può partire per un soggiorno sull’isola dell’amore.
Serate al chiaro di luna sorseggiando l’inebriante malvasia, nell’isola della gioventù di fine millennio, e – di giorno – ai piedi del vulcano sonnecchiano all’ombra coppie vetuste mentre sulla sabbia nera bambini vocianti giocano rincorrendosi tra gli ombrelloni…
I taxi elettrici fanno la spola tra un bar ed un fast- food e la sera, dopo l’abituale pizza, la noia viene smaltita seduti su un muretto con lo sguardo rivolto verso la cima del vulcano, in attesa che venga arrossata da qualche sbuffo di lapilli.
Dalle spiagge non si leva alcun suono di chitarra nè occhieggiano falò a rischiarare i volti di giovani innamorati. Solo in qualche bar, fino a mezzanotte, le note di un complesso musicale risvegliano la voglia di ballare, e si vive del ricordo dei “bei tempi” di quando l’isola vedeva il suo momento magico, dei suoi personaggi, dei locali notturni alla moda come la Nassa, il Gabbiano, e anche l’ultimo dei ritrovi invernali nato nel 1970 per i giovani Strombolani, il Club Geo-In, sacrificato come gli altri sull’altare del “silenzio” ed in virtù del rispetto di un riposo assoluto che, purtroppo, non incontra i favori del turismo giovanile.
Al richiamo dei giovani sull’isola, da più parti auspicato, le Autorità preposte mostrano al contrario il loro completo disinteresse, manifestando addirittura la loro sorda avversione con divieti e azioni giudiziarie che limitano e impediscono ogni iniziativa turistica.
E così non nascono nè fioriscono nuovi locali, discoteche o ritrovi giovanili. Vengono vietati i falò sulla spiaggia applicando in maniera restrittiva e chiaramente poco elastica le ordinanze borboniche della Capitaneria di Porto, sostenendo che “i falò sono segnalazioni al nemico” !!
A riprova di quanto miope sia la visione delle Autorità c’è da aggiungere la chiusura il 14 agosto scorso – per (presunto) disturbo della quiete pubblica e (presunte) irregolarità amministrative – proprio dello storico Club Geo-In del romano Pietro Quinzi, dopo quattro serate danzanti organizzate per i giovani. A Stromboli il coprifuoco, secondo le Autorità, dovrebbe scattare dopo le ore 01.00!
Quel che più preoccupa è l’assenza di attrattive che rinnovino l’affluenza di gente sull’isola, di notte come di giorno. Tant’è vero che non esistono neppure attrezzature sportive in grado di solleticare l’interesse degli amanti del fitness all’aria aperta, nè un piano programmatico per lo sviluppo della navigazione da diporto, che sarebbero entrambi elementi forti di attrazione turistica.
Questa palese carenza di divertimenti provoca l’insoddisfazione dei giovani che trovano necessariamente altrove un luogo dove godere le loro vacanze. A nostro giudizio, la loro presenza rappresenta la garanzia di una continuità turistica sull’isola da non sottovalutare; gli attuali ventenni saranno certamente i conservatori dei luoghi di domani e, quel che più ci preme adesso, i migliori promotori delle nostre isole in tutto il mondo.
Ma così si fa turismo!?
E come intervengono Regione, Provincia e Comune in materia di promozione turistica? Anzichè fare dell’Arcipelago Eoliano un grande centro di lamentele e disservizi, la speranza è che escano dal loro atavico letargo ed intraprendano una politica di sviluppo d’immagine e di soluzioni concrete attuabili a breve termine. Le Eolie non possono più attendere!
Lodevole l’iniziativa di bonificare gli antichi sentieri, ma sarebbe stato altresì importante – da parte di Legambiente – denunciare la speculazione edilizia da molto tempo in atto in tutto l’Arcipelago nell’indifferenza delle Autorità.
Questo silenzio-assenso coinvolge molti aspetti della vita isolana, dal momento che le Autorità sembrano ignorare che un rudere originariamente di quattro metri per quattro, e distante 20 metri dal mare, sia stato trasformato in un locale a struttura leggera di 300 metri quadrati e non si preoccupano neppure di far rispettare un’ordinanza sindacale che vieta di scalare lo Stromboli oltre quota 600 metri, mentre è lecito che le guide autorizzate riscuotano 50.000 lire a persona (con elusione del fisco) per accompagnare i turisti fino alla cima oppure che i pochissimi pescatori, pur riscuotendo l’indennità di fermo biologico, continuino la loro attività di pesca abbinandola ad una più proficua di “improvvisati skipper”.
L’iniziativa pubblica non può e non deve diventare interesse privato a discapito della collettività. Se gli amministratori cominciassero ad operare “senza cumpari e cumparatu” anche le idee dei singoli troverebbero una più facile realizzazione per il bene di tutti, strombolani e non.
Ivan Bertuccio
“L’Altra Sicilia” –
al servizio della Sicilia e dei Siciliani