E la Sicilia, “docilmente”, si consegnò a Cuffaro

Ragusa, 1 luglio 2001

Sconcerta e fa paura, ma è così. L’onda lunga del 13 maggio e del plebiscito pro Berlusconi ha innescato il voto siciliano per il rinnovo dell’ARS determinando una vittoria schiacciante per Cuffaro.

Non è bastato, a Leoluca Orlando, insistere sulla sua oramai stantia nenia dell’antimafia né ha incantato il richiamo centrista e terzopolista di un D’Antoni, già fuori gioco allo starter.

I Siciliani hanno voluto punire duramente la sinistra, ma l’hanno fatto premiando forse un po’ troppo eccessivamente il centrodestra.


Eccessivamente perché un forte governo, con una opposizione debole e divisa, si garantisce una vita comoda e controlli irrisori.


Eccessivamente anche per il fatto che questo centrodestra ha rimesso in piedi buona parte di quella classe politica che, direttamente o tramite galoppini, è rientrata nel “giro” attraverso FI, Ccd e Cdu.

Chi sperava nella rinascita dell’Isola è bell’e servito: Cuffato, principe dei ribaltonisti siciliani, prima ancora di insediarsi ha già stoppato le ruspe che aveva messo in moto l’uscente assessore Granata, alimentando la speranza di farla franca in quanti avevano infranto la legge costruendo abusivamente case “non di prima abitazione”.

Di più: nessuno gli ha sentito dire, ma lo stesso dicasi per Orlando e D’Antoni, che si attiverà da subito per eliminare gli assurdi privilegi di cui godono (abusivamente, diciamo noi) i deputati regionali per primi ed i dipendenti della Regione che sembrano essere dei lavoratori sul libro paga di un nababbo e non già di una regione che ha tanti problemi da risolvere e che nessuno mai risolverà. Ha detto, invece, che darà l’acqua ai siciliani: gliene siamo grati, a patto che, oltre all’acqua, non ci dia anche “pane e giostre” per tenerci quieti.

Ha parlato anche di dialogo costruttivo col governo di centrodestra di Roma dal che, ovviamente, ci si attende un forte e fattivo impegno per la lotta alla mafia (che è ancora viva e vegeta) e per la realizzazione di quelle opere strutturali che sono l’indispensabile strumento per fare decollare l’economia isolana.

Non ci serve il ponte di Messina, perché non ci serve attraversare lo stretto in sette minuti quando poi, per arrivare a Ragusa, occorrono altre due ore piene!!


Ci servono le autostrade, i porti funzionanti ed un paio di aeroporti (ivi compreso il “Magliocco” di Comiso).


Ci serve una grande bonifica delle aree industriali con sostituzione degli insediamenti chimici voluti da Cgil-Cisl-Uil con alberghi ed altre strutture turistiche.


Ci serve una politica del lavoro che privilegi la nascita di una imprenditoria locale, aiutando le decine di migliaia di precari ad uscire dal loro status, a discapito della colonizzazione “pronto cassa” proveniente dal Nord con danaro contante. Colonizzatori che, spolpatosi l’osso, se ne vanno senza remore lasciando le macerie della disoccupazione e dell’inquinamento.


Ci serve una politica di attenzione verso i nostri cari immigrati che, dall’estero, seguono con amore le vicende della nostra terra e che ci fanno onore con la loro operosità nei paesi che li hanno accolti.

Appena eletto, Cuffaro è corso a ringraziare chi l’aveva votato, chi non era andato nemmeno a votare e fin’anche chi il voto non glielo aveva dato.

Delle migliaia di emigrati, rientrati in Sicilia per votare anche lui, non una parola; come minimo, avrebbe dovuto spendere un ringraziamento ad hoc, ma, evidentemente, o non gli interessano i nostri “fratelli” all’estero o l’euforia gli ha annebbiato la memoria.


Ci serve una politica scolastica che esalti la storia della Sicilia, delle sue tradizioni, della sua Cultura, della sua lingua che, ancora oggi, molti continuano ignorantemente a chiamare dialetto.

Ci serve una classe politica che sappia fare tutto questo, e molto altro ancora, in armonia, trasparenza e serietà.

Proprio per questo nutriamo molte riserve circa alcuni nomi poco rassicuranti dal punto di vista giudiziario e ci chiediamo ancora ora come sia stato possibile accettare la loro ricandidatura sapendo quali compromissioni hanno avuto e hanno col Codice penale.

Nell’interesse generale della Sicilia, non possiamo non fare i migliori auguri di buon lavoro al nascituro governo, ma chiediamo fermamente che, per lo meno, faccia pochi e riparabili danni. All’opposizione chiediamo fermezza nell’azione politica di controllo evitando le stupide bassezze atte a creare lungaggini o accontentare qualche porzione del proprio elettorato a scapito dell’interesse di tutti.

Siamo in una fase di grande transizione coi fondi europei che aspettano di essere spesi, tutti e subito, prima che entrino nell’Ue i paesi dell’Est ex comunista cui andranno le cifre più considerevoli per rimetterli al passo con l’occidente democratico.

Ma ci piacerebbe che il controllo, sul territorio, lo facessero anche gli elettori. I deputati avranno certamente fatto delle promesse: ebbene, ricordiamogliele anche a costo di fare continui sit in davanti alle loro segreterie.

Obblighiamoli a servirci, poiché ce lo devono avendoci chiesto il nostro voto per farlo. E non si abbia alcun tipo di timore riverenziale: sono uomini come tutti che hanno solamente avuto un maggiore peso decisionale nella scelta delle candidature dei partiti. I loro voti, che poi è la forza di ciascuno di loro, siamo noi. Senza il nostro voto, non sarebbero lì a crogiolarsi tra il potere e le prebende di cui godono.

Sempre abusivamente, si capisce.

Giovanni Cappello –


L’Altra Sicilia – Ragusa