Sicilia, mafia e stato: basta con i luoghi comuni!
Riportiamo di seguito un post che ci è stato censurato in un blog perché avremmo offeso lo stato italiano, al punto da farci querelare. Secondo noi le responsabilità storiche dell’Italia in tema di mafia non configurano, almeno per quanto ne sappiamo, responsabilità soggettive e quindi non accusiamo nessuno in particolare, ma rivendichiamo la libertà di non farci mettere il bavaglio su una questione tanto delicata. Quanto ai nomi ed ai fatti contenuti in quel “post”, sono tutti di dominio pubblico e pertanto non capiamo il perché di questa censura. Forse perché nessuno deve mettere in duscussione i luoghi comuni sull’invincibilità della mafia e sull’identità mafiosa del Popolo Siciliano. Omettiamo solo i riferimenti a quella discussione che qui, fuori da quel contesto, non avrebbero senso.
“Giuliano Amato, espressione del governo “di” Orlando ha detto che non dobbiamo farci illusioni sui risultati della lotta alla mafia. Cioè si alimenta un falso mito di invincibilità della stessa. In nessuna parte del mondo la mafia esiste se non con la connivenza dello stato.
Vogliamo dirlo forte?
Giorni fa, al confronto diretto, Leoluca Orlando ha asserito che oggi il problema “non è più tanto la mafia…”. Vi basta?
Il sindaco Diego Cammarata non firma il documento di Addiopizzo. Vi basta?
Ai giovani del Meli non bisognava porre la domanda sbagliata: “è più forte lo stato o la mafia?” ma “è più forte un popolo, una società senza stato, abbandonata a se stessa, ovvero una mafia ben infiltrata in quel po’ di stato che c’è in Sicilia”?
La mafia non si contrappone allo stato, perché così perderebbe, la mafia è “nello” stato, altrimenti non sarebbe mafia ma delinquenza comune.
I giornali non l’hanno detto, ma ai ragazzi di “addiopizzo” il candidato sindaco Massimo Costa ha dichiarato che la lotta di liberazione dalla mafia è semplicemente una lotta di liberazione propedeutica alla liberazione della Sicilia pura e semplice.
Forse è stato troppo prudente, è il contrario. Solo se libereremo la Sicilia dalle catene politiche in cui l’hanno ridotta, essa sarà automaticamente liberata dalla mafia, altrimenti – ha ragione Amato – sarà sempre invincibile. E lo sarà perché mentre la polizia taglia qualche tentacolo, la testa (che è a Roma o Milano) sarà sempre al riparo da ogni colpo.
Briganti e malandrini ci sono sempre stati ma la mafia ha un atto di nascita: il 1860, quando “galantuomini e picciotti” (dicono le fonti del tempo) appoggiarono la marcia dei 1000. Chi erano quei “galantuomini”? Cos’ebbero in cambio?
La nostra Sicilia che ancor oggi giace prostrata ai piedi dello Stivale!
La nostra Sicilia che mai in 3.000 anni era stata mafiosa e la cui unica identità riconosciuta oggi è invece soltanto quella mafiosa. Provate ad andare in giro per il mondo e vedrete di quanto fango ci ha ricoperto un secolo e mezzo di colonialismo italiano.”
W la Trinacria, W il Vespro, W la Sicilia!
Uffico stampa
L’Altra Sicilia-Antudo
Movimento politico dei Siciliani “al di qua e al di là del Faro”