Il sindaco di Monreale esce dal coro: No allo Stato al servizio dei pentiti!
Bruxelles, 22 marzo 2000
Il pentitismo è stato il grimaldello che ha scardianto l’omertà mafiosa ma, alla lunga, ha vissuto i problemi del sistema giudiziario, di una legge che necessita di adeguati e continui cambiamenti per poter essere effettivamente efficace.
Già il pentitismo, l’arma vincente dello Stato di diritto che scambia il carcere con informazioni e “soffiate” tutte da verificare.
Lo Stato di diritto che, nella logica di un garantismo che ormai non vive piu’ in sintonia con i tempi, diventa preda e motivo di sberleffo di una criminalità sempre piu’ astuta e sofisticata nei suoi metodi.
Lo Stato di diritto che non puo’ scendere a patti con gli assassini, neanche se costoro fossero disposti a svelare tutti i misteri dell’universo; lo Stato di diritto che deve garantire la certezza della pena, bloccare le scarcerazioni facili, non puo’ venire a patti con il maiale Brusca, cosi’ era soprannominato nel suo stesso mondo suino.
Llo Stato di diritto che fa finta di dimenticare e gli da’ la patente di pentito, che cosi’ non solo si salva dal carcere duro, ma riesce ad evitare la confisca di un patrimonio distribuito tra sorelle, fratelli e prestanome, e, dulcis in fundo, ottiene anche uno stipendio statale per fare cio’ che le persone perbene fanno naturalmente e senza bisogno di premi.
“U verru”, il maiale Brusca, a cui si potranno evitare carcere e confische ma non si potranno perdonare crimini orribili, come l’assassinio del piccolo De Matteo, come dimostra di voler fare lo Stato che ha dimenticato gli autori materiali di quell’orrendo crimine, che faceva seguito al sequestro lungo 2 anni e 6 mesi, che sono stati liberati, protetti e premiati con un viaggio in Kenia.
Da parte delle autorità ancora nessun commento se non quello di Salvino Caputo, il sindaco di Monreale, che ha visto assegnare al suo comune i poderi sequestrati ma non confiscati a Brusca e che percio’ gli potrebbero venire restituiti. Caputo vuole vederci chiaro e chiede giustamente che i contratti di collaborazione che hanno permesso di estendere il programma di protezione a Brusca, siano resi pubblici e denunzia nello stesso tempo il pericolo che quel criminale, diventando pubblicamente pentito, ritorni in possesso dei beni che gli sono stati sequestrati. Uno Stato che da una parte commina pene pesanti per chi è costretto a rubare per sfamare i suoi figli e dall’altra premia e paga i carnefici.
L’Altra Sicilia –
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