Una banca palermitana per la Sicilia
Vorrei sapere qual è la posizione ufficiale dei miei competitori sul
progressivo svuotamento di tutte le strutture di servizio che negli anni
hanno dato a Palermo un ruolo, molti posti di lavoro e centri decisionali di rilievo (magari poco usati ma pur sempre presenti): energia elettrica, acqua, banche, etc.
Invece di accapigliarci su piccole questioni amministrative degne di un
centro di provincia forse sarebbe il caso di spostare il dibattito su
questo tema.Rimandiamo ad altri interventi altri settori non meno importanti e
veniamo soprattutto alle banche, ormai non più siciliane.
Dov’erano i candidati sindaci o i loro “referenti” romani quando si accentrava il sistema informativo del Banco di Sicilia a Roma in Capitalia?
Quale sarà la prossima funzione aziendale da accentrare a Roma?
Per chi sono i profitti generati dall’unica banca che ha il pregio di essere menzionata in un’articolo di rango costituzionale (art.40 Statuto) e che perciò è stata ILLECITAMENTE PRIVATIZZATA?
Non per i Siciliani!
Quale economia aiutano gli sportelli delle banche italiane o le “poco autonome” banche siciliane controllate dall’Italia?
Quella del Nord.
E di questo i due contendenti che dicono?
Niente, semplicemente niente.
Noi le idee le abbiamo, anche dal solo Comune che certo non ha competenza principale in tale materia.
Noi, dal Comune, apriremmo le negoziazioni con Capitalia per capire che progetti ha per la Sicilia e per condizionarla (dal Comune non si può far altro); noi lavoreremmo per la trasformazione del Banco in una grande “public company” con un nocciolo duro detenuto dalle principali amministrazioni pubbliche siciliane.
Già dal Comune ci faremmo promotori della costituzione di una grande banca metropolitana a servizio dell’economia di Palermo e del suo hinterland: la chiameremmo “Tavola di Palermo” in onore di uno dei più grandi istituti di credito che hanno segnato la nostra storia dal ‘500 all’800.
Questa banca, in cui potremmo richiamare da altre banche siciliane e dal mondo intanto le migliori professionalità che o non hanno avuto adeguato riconoscimento o sono dovute andare fuori per averlo, avrebbe tre
scopi principali:
1. Aprire il mercato del credito per tenere a Palermo un importante centro decisionale per lo sviluppo del nostro territorio.
2. Abbassare il costo del denaro per le imprese siciliane.
3. Dare uno sbocco ai giovani laureati in materie economiche senza dover per forza emigrare e possibilità di carriera interessanti ai bancari palermitani oggi mortificati dai “padroni” esterni.
I dettagli di questa operazione non possono essere specificati in un comunicato stampa ma – ripeto – queste sono le nostre idee.
Quali quelle dei nostri concorrenti? Che “qui non funziona niente… siamo in Sicilia”?
Massimo Costa
Candidato Sindaco di Palermo de “L’ALTRA SICILIA-Antudo”
Movimento politico dei Siciliani “al di qua e al di là del Faro”