Ricerca sulla psicologia mafiosa

  
Marsala, 14 febbraio 2007

Dott. Luciano Criscuoli
Direttore Generale
Ministero Università e della Ricerca
Direzione Generale per il Coordinamento e lo sviluppo della Ricerca
ROMA

Egregio dott. Criscuoli,
come concordato, le inviamo una dettagliata relazione riguardante il Progetto di ricerca MIUR – PRIN 2004, dal titolo “La psicologia mafiosa” : una ricerca in Sicilia. Questo è anche i titolo del seminario che si è tenuto a Marsala i giorni 9 e 10 febbraio, presso il Complesso Monumentale San Pietro, che secondo gli organizzatori doveva essere un incontro per presentare i risultati di una ricerca patrocinata dal Ministero dell’Università inserito, nei progetti PRIN (progetti di rilevanza nazionale) 2004. Costo della ricerca per le casse del disastrato ministero per la ricerca che non ha i soldi per la ricerca scientifica medica, trecentomila euro, pari a seicento milioni delle vecchie lire.

La locandina, riportava le indicazioni dei relatori ed una fotografia di un gruppo di persone chiaramente indicate come mafiosi, intorno ad una Citroen Avant Traction del ’54, riportava il titolo “la megghiu parola è chiddra c’un si dice?”, con il punto di domanda nella pagina esterna e senza nelle breve brevissima descrizione all’interno. Maccheronica la scritta che evidenzia la poca conoscenza della lingua siciliana con evidenti errori ortografici. E’ incredibile che “ricercatori” pretendano di parlare di psicologia mafiosa e di termini che non sono gergali ma espressioni della lingua siciliana, commettendo errori così eclatanti. Ma cosa ci hanno detto di nuovo questi giovani ricercatori coordinati dal Prof. Girolamo Lo Verso, docente ordinario all’Università di Palermo?
Nulla di quanto già tutti sanno e che da decenni si legge sui giornali, riviste, periodici, telegiornali e radiogiornali. Dati, notizie, inchieste, reportage di giornalisti che al tempo stesso riportano notizie che diventano storia e materiale per ricerche. Facile ipotizzare che la ricerca sia stata pensata e svolta sull’immenso materiale cartaceo e video disponibile presso emeroteche, sedi di giornali, internet, etc.etc. Quasi una sorta di copia incolla dal costo di trecentomila euro!
Storie di mafia riferite e riportate dai collaboratori sempre pronti a dirti cosa vuoi sapere per ottenere il massimo del risultato, di comportamenti e situazioni di una mafia che non esiste più come la si vuole fare apparire per continuare a studiare il fenomeno senza tenere conto della sua trasformazione in “complessa struttura economico-finanziaria con solide e ramificate connivenze politiche” che ha un giro d’affari annuo di circa sette miliardi di euro.

Non certo la mafia del tipo del quartiere Brancaccio a Palermo oppure della mafia dei Riina, Provenzano e Badalamenti che ci ripropone l’illustre prof. Girolamo Lo Verso.
Ci presentano, o meglio dire ripresentano, una mafia arcaica fatta da padrini e picciotti, di famiglie potenti e capi rioni e quant’altro utile per mantenere vivo il motivo dominante della ricerca. Insomma, la delinquenza organizzata a macchia di leopardo definita mafia per interesse sia della mafia sia per dello Stato, della Regione, della politica, e dell’economica connivente, senza la quale non potrebbero giustificare le loro incapacità politiche al popolo e senza la quale certi professionisti dell’antimafia non potrebbero sopravvivere.
Si afferma di studiare la psicologia del mafioso ma non si riesce a definire la mafia e cosa è il mafioso oggi.
La mafia, quella che ha un giro di affari annuo pari ad una finanziaria dello Stato utilizza le sfumature di molti dialetti anche del nord Italia ma parla ed agisce con fine cultura italica, parla correttamente le lingue straniere e ha ramificazioni diplomatiche.
Allora perchè parlare di strumentalizzazione della lingua siciliana e definire detti ed espressioni linguistiche che spessissimo si possono ascoltare ancora oggi anche nelle città, come espressioni gergali, mentre è risaputo che la mafia, quella per intenderci che combattevano Falcone e Borsellino, è tutt’altra cosa?

Il motivo appare in tutta la sua gravità semplice: perché la mafia associata alla Sicilia garantisce sopravvivenza economica e nel nome della mafia professionisti dell’antimafia, organizzazioni ed enti riescono a farsi finanziare progetti inutili ed offensivi per la Sicilia e per i Siciliani.
Profetiche le parole di Sciascia che aveva già da tempo scoperto e gridato al mondo la vergogna dei parassiti professionisti dell’antimafia.

Ci vengono a dire di aver studiato la psicologia mafiosa, ma anche al semplice cittadino è sempre apparso chiaro che non ha una psiche. Se l’avesse, oggi non esisterebbe perché sarebbe stata prevedibile e vulnerabile.

La mafia, quella di oggi ha tutto l’interesse acché si pensi che essa sia ancora quella dei padrini e dei picciotti. Alimenta questo pensiero e fa di tutto, attraverso le sue ramificazioni con il potere politico ed economico che si perpetui nel tempo la convinzione che la mafia sia quella di Bagarella, Provenzano ed altri.

E i professionisti dell’antimafia o ricercatori della mafia professionisti perpetuano nel tempo questo convincimento perché esistono non solo perchè vogliono far esistere un certo tipo di mafia, ma anche perché all’interno delle istituzioni statali e locali c’è sempre qualche anima buona che ritiene di interesse nazionale ricerche sul nulla!

Nel seminario si è parlato di una ricerca sui siciliani d’Australia. Una giovane dottoressa ci ha informato che in Australia i Siciliani formano gruppi omogenei legati più al territorio d’origine che alla regione. Bella scoperta. Da quando è nata l’emigrazione gli italiani hanno costituito nel nuovo stato un pezzo del loro paese e costituito circoli di paese. Questo accade sia per gli italiani insulari che per i siciliani.

Un’altra novità di questa “ricerca” è che l’emigrato siciliano nel nuovo mondo si sente inizialmente più vulnerabile e più legato al sentimento familiare. Insomma, tutto ciò che si sa da decenni ed attraverso la lettura di reportage giornalisti d’epoca e contemporanei. Avevamo bisogno di spendere 300.000 euro per sapere quello che già sapevamo? Dov’è la novità che vorrebbe novellare questa pseudo ricerca ?

Ci è stato detto che prof. Lo Verso “studia” la mafia da quindici anni. Quindici anni, per raccontarci un mondo mafioso che non esiste. Per raccontarci il mondo mafioso necessario che deve esistere per l’esistenza delle tante antimafie e dei professionisti dell’antimafia.

Ci hanno parlato di collaboratori di giustizia, come si vedono e come vengono visti dagli altri.
Non avevamo bisogno di una ricerca per sapere come si vedono i pentiti e collaboratori di giustizia perché queste sono cose che sono state dette e ridette, trite e ritrite, almeno qualche migliaio di volte.

Incredibile poi l’intervento della Prof.ssa Brunori dell’Università di Padova che nel contesto ha inserito un capitolo di microcredito parlando esaurientemente della Gremmen Bank e del suo fondatore Yunus, del Bangladesh e disquisendo brevemente sull’opportunità che a Yunus sia stato dato il premio Nobel per la Pace anziché per l’Economia.
Un contributo fuori dal contesto che è apparso inutile in un contesto inutile. Ma tant’è che era stata invitata e quindi qualcosa ha dovuto dire e ringraziare gli organizzatori di averla invitata. Un invito dal costo almeno 2.000 euro a carico dell’ente organizzatore.

Ma un invito per fare “ammuino” non si nega a nessuno. Tanto chi paga ?

Ci si è chiesto cosa sappiamo sulla e della psicologia mafiosa. Non abbiamo ben compreso se si trattava di una domanda oppure di una affermazione, ma in ogni caso quando si parla di mafia tutti possono dire di tutto, specie quando niente é provabile.

Abbiamo cercato di contattare durante il seminario il prof. Lo Verso, ideatore e promotore del progetto, ma dopo due giorni e ben quattro ore di inutile attesa e di continue sollecitazioni alle sue assistenti, abbiamo desistito.

In nessun momento delle quattro ore di attesa il docente è intervenuto nel dibattito quindi possiamo ipotizzare che pur avendone avuto la possibilità non ha ritenuto di incontrarci.

Gli avremmo voluto chiedere come sono stati spesi trecentomila euro, quanto è costato e chi ha sovvenzionato il seminario, come mai in un seminario di presentazione di una ricerca non vengono distribuiti i testi di cui si vuol parlare, quantomeno un abstract.

Niente. Ogni domanda è rimasta nel cassetto, ma molto risposte le abbiamo avute assistendo al seminario che ha visto la partecipazione di pochi intimi, considerato che a parte la mattina del 9, giorno in cui era presente anche il Sindaco e l’aula era piena anche per la presenza di una scolaresca, che però a mezzogiorno è andata via lasciandola semivuota, il pomeriggio del 9 e il 10, erano presenti mediamente, tra un continuo e discreto via vai, 40/45 persone inclusi i relatori che secondo il depliant erano circa 35 (vds foto).

A pensar male, ma spesso come dice il proverbio ci si azzecca, si potrebbe affermare che la scolaresca, che si è guardata bene dal ritornare il pomeriggio ed il giorno dopo, sia stata invitata la mattina dell’inizio dei lavori per fare “ammuino” davanti al sindaco di Marsala.

Un seminario per parlarsi tra intimi eletti costato almeno ventimila euro e che si può tranquillamente affermare sia stato un disastroso fallimento.

Agli enti che hanno sostenuto le spese di organizzazione, o allo Stato, ogni persona presente è costata qualcosa come 450 euro, mentre alle finanze dello Stato circa 6.500 euro pro capite (sempre compresi i relatori) visto il finanziamento di 300.000 euro concessi al progetto.

In termini puramente di interesse sociale, istituzionale e politico, il seminario può definirsi un fiasco. A parte il Sindaco e l’Assessore alle attività Sociali nessun altra presenza istituzionale era al seminario a meno che non si voglia far passare il dott. D’Alema consigliere del Ministro della Salute come “autorità”.

L’obiettivo dichiarato della ricerca era quello di “… studiare la cultura locale (attraverso la somministrazione di una gamma di strumenti, quali ?, per lo studio ed insieme per la formazione di operatori giudiziari, operatori sociali, insegnanti, personale di amministrazioni locali, pubbliche o private) di realtà territoriali quali Palermo, Trapani, Marsala, Mazara del Vallo, Campobello di Mazara, Castelvetrano, Buseto, Gibellina, Ravanusa” (ndr.: testuale da abstract prelevato sul sito della Ricerca) ebbene, anche questo obiettivo a Marsala è miseramente fallito, visto il disinteresse generale che il seminario ha avuto.

La sala semivuota, istituzioni pubbliche, private, operatori sociali, giudiziari, personale delle amministrazioni, non se ne è visto tra quelle 40/45 persone compresi i relatori ed i presenti in aula, e … il Cassaro (la via centrale di Marsala) nello stesso tempo era affollato di gente a passeggio!

Secondo qualche relatore questo disinteresse dimostra chiaramente la non cultura mafiosa e del negazionismo.

Noi più umilmente riteniamo che i Siciliani siano stanchi di sentir parlare di mafia e cominciano a realizzare che nel nome della mafia tante persone vivono con i soldi elargiti con troppa facilità da uno Stato che non ha soldi per la ricerca medica ma trova, come in questo caso, 300.000 euro per un “ricerca” che nulla ha novellato rispetto al già noto. Noto non da una ricerca ma dalle cronache giornalistiche!

Siamo convinti che la procedura seguita per il finanziamento della pseudo ricerca sia stata regolare ma abbiamo più di qualche perplessità su come eminenti “revisori” e garanti del progetto lo abbiano potuto ritenere valido “scientificamente” e meritevole di finanziamento.

Non abbiamo ascoltato, per scelta, l’intervento del dott. Giuseppe Licari che è sembrato essere il braccio destro del Prof. Lo Verso, marsalese che lavora a Padova, poiché ci è apparso alquanto infastidito della nostra presenza tanto da non sentire la necessità di alzarsi per salutare. Rimanendo sprofondato nella poltrona con aria di sussiego ha detto alcune cose che ci sono apparse quasi come il lancio in guanto di sfida, quali :”non vi preoccupate, fate quello che credete, non vi preoccupate”. Parole di una semplice gravità che dette nel contesto del seminario di psicologia mafiosa lasciano sbigottiti.
Ma non stava lì per parlare di comportamenti mafiosi e strumentalizzazione dei valori di cosa nostra ? Come definire il comportamento del Licari nel contesto ? Qualche idea ce la siamo fatta ma lasciamo al Ministero le valutazioni.

Molto infastidito è apparso anche il dott. Giorgi, un altro delfino del prof. Lo Verso, che ha avuto qualcosa da ridire mentre parlavamo con la sua collega Dondoni, la quale stizzita dalle nostre domande e senza che nessuno l’avesse accusata di qualcosa, ha sentito la necessità di precisare che lei a Marsala era venuta con i suoi soldi! Strano distinguo.

Difficile comprendere la psiche di “psicologi” , però è apparso chiaro che la nostra presenza e le nostre domande li hanno molto infastiditi.

Un capitolo a parte merita a nostro avviso il giovane dott. Giorgi anch’egli laureato in psicologia. Il suo intervento, contraddittorio, ci è apparso alquanto inquietante. Ex Consigliere al Consiglio Comunale di Campobello di Mazara, candidato non rieletto alle elezioni amministrative del 2006 nella lista dei DS, ha attirato la nostra attenzione per la vacuità e la gravità delle sue parole. Si è presentato affermando che il suo primo voto al Consiglio Comunale di Campobello di Mazara è stato per il no al finanziamento di 108 miliardi alla ditta Bertolino la cui proprietaria, secondo quanto affermato dal Giorgi, ha una stretta parentela con il banchiere della mafia Siino. E’ difficile capire il motivo per cui ha sentito la necessità di comunicarlo ai pochi presenti, però avrebbe dovuto precisare se il suo voto è stato espresso in modo contrario al suo gruppo politico! In mancanza di questa importante informazione facciamo fatica a dargli credito!

Ha continuato a raccontare, a mò di storielle, come lui stesso ha affermato, alcun fatti che lo avrebbero visto protagonista quando ha iniziato la campagna di caccia (ha detto proprio caccia) ai finanziamenti per questi progetti di teoria psicologica. Questo fino a quando non è “uscita” (il termine usato è proprio questo) fuori l’Università con il prof. Lo Verso con consistenti finanziamenti statali!

Progetti che a suo dire devono riproporre perchè esiste molto radicata la non cultura mafiosa, raccontandoci di quella volta che si è recato dal sindaco di un comune vicino per chiedere un finanziamento con una sua collega, la dr.ssa Giordano. Il sindaco, secondo Giorgi, dopo circa mezz’ora di colloquio avrebbe realizzato che quest’ultimo era Consigliere a Campobello quindi gli avrebbe fatto vedere una contravvenzione che gli era stata data a Campobello in località Tre Fontane. Chiaro è sembrato il riferimento alla richiesta di far cancellare la contravvenzione. Ovviamente il Giorgi ha rifiutato e se ne è andato senza finanziamenti.

Chiara la mancanza di delicatezza e correttezza dimostrata. La storia è singolare ma andrebbe però verificata sentendo la parte “accusata” non presente. Poiché non ha indicato il comune, sarebbe auspicabile che il dott. Giorgi avverta la necessità “morale e civica” di indicare questo sindaco, così da poter avere la sua versione!

Ma è curioso che il dott. Giorgi, membro del comitato di ricerca, si presenti ad un seminario, anche se per pochi intimi, per parlare di cultura del silenzio e di deviazioni mafiose, e non abbia sentito la necessità di denunciare il fatto alla magistratura visto che, come affermato, erano in due presenti al fatto: lui e la dott. Giordano. Un fatto eclatante!

L’accusa di un tentato illecito appare grave e pesante e riteniamo che non si possa farla passare come una storiella di vita come egli stesso l’ha definita. Il silenzio secondo le ipotesi dei promotori del seminario assume la valenza di omertà (cosa nota da decenni) all’interno del mondo mafioso.

Il dott. Giorgi si è comportato in modo omertoso non denunciando il fatto? Il suo silenzio è diverso di quello che viene a criticare? Quale credibilità dare a tutto il contesto ed alla pseudo ricerca alla luce delle sue parole?

Incredibile ed offensiva appare la tesi del Giorni, secondo il quale il mandato politico/amministrativo è vissuto dai politici siciliani come un dramma perché soggetti a ricatti, atti violenti contro di loro e contro le famiglie.

Insomma, una missione pericolosa a cui però tutti aspirano arrivare anche attraverso il voto di scambio, oppure sgomitando nelle segreterie dei partiti per mettersi in lista e poi, se eletti, ottenere un posto di responsabilità amministrativa o politica che purtroppo per il popolo, troppo spesso ottengono anche attraverso ricatti politici – quale quello di uscire dalla maggioranza al governo – con risultati disastrosi per la vita economica e sociale del territorio dove vivono.

Tutti pazzi quindi se sgomitano e spesso vengono denunciati per voto di scambio, oppure tutti santi?

Appare ancora più incredibile e vergognosa l’affermazione ove si osservi che il Giorgi, che ci riferisce di ciò, si ricandidi nelle file dei DS… ma non viene rieletto.
L’uva troppo alta? Mania di protagonismo? Difficile dirlo. Di certo, stando ai suoi racconti, non è apparso come una persona credibile anche se, ovviamente, il suo intervento è stato applaudito dai suoi colleghi.

Il dott. Giorgi qualcosa se l’è fatta sfuggire, forse inconsapevolmente, indicando la prospettiva di continuare questa “ricerca” sul territorio mediante la costituzione di apposite strutture locali. Una ricerca che avrebbe il pregio per alcuni “eletti” di divenire infinita.
L’unica proposta chiara che abbiamo compreso è questa. La creazione di carrozzoni pagati con i soldi dei contribuenti, per sistemare, meglio dire “stabilizzare”, i psicologi ed i professionisti dell’antimafia con un bel programma statale nel nome del benessere sociale siciliano.

Costi incalcolabili e non prevedibili considerato i 300.000 euro concessi per questa ricerca.
Chi propone certe ricerche, vergognosamente inutili però avendo buoni canali, può ottenere finanziamenti a pioggia perché è certo di trovare a Roma qualcuno che li ritiene di importante rilevanza nazionale.

Altra cosa, che appare incredibile, è la questione della proprietà della ricerca. Come è possibile che i risultati di una ricerca, ancorché inutile ed offensiva come quella del prof. Lo Verso, interamente finanziata dallo Stato rimanga di proprietà del docente.

Questa in sintesi è la nostra denuncia. Riteniamo che il Ministero debba intervenire per impedire in futuro che altri progetti analoghi, buoni solo per vivere di mafia, non vengano neanche ammessi alla selezione, perché molte colpe possono essere addebitate proprio a chi nell’ambito ministeriale, ha ritenuto “finanziabile” una ricerca sul nulla.

Nello specifico caso auspichiamo che una inchiesta ministeriale confermi le nostre affermazioni è prenda gli opportuni provvedimenti.

Il prof. Lo Verso ed il suo team nulla hanno prodotto sia in termini scientifici sia sociali, e quindi sarebbe auspicabile che venisse ritirato il patrocinio ed il finanziamento ottenuto.

La Sicilia è stanca di vedere persone ed enti vivere di mafia e che continuano a proporre il mito della mafia per vegetare nel suo nome; è stanca di essere considerata l’anima della mafia e culla delle illegalità specie da persone che dimostrano di esse loro stesse parte del sistema come drammaticamente confermato dal dott. Giorgi!

L’Osservatorio permanente per la tutela dell’immagine della Sicilia e l’Associazione di diritto internazionale l’Altra Sicilia di Bruxelles hanno aderito convinti di soprassedere alla iniziale decisione di interessare gli organi costituzionalmente preposti convinti che le assicurazioni date da Lei per una severa inchiesta amministrativa non siano state dettate solo dal tentativo di sottacere il caso.

Attendiamo quindi con fiducia notizie sui risultati e sulle determinazioni ministeriali.

Distinti saluti

F.to Francesco Paolo Catania
Presidente Associazioni di diritto internazionale
L’Altra Sicilia
Bruxelles
www.laltrasicilia.org

F.to Michele Santoro
Presidente Osservatorio
www.osservatorio-sicilia.it