Per il Kurdistan iracheno il nostro è considerato il migliore statuto
L’adozione del modello “siciliano” di autonomia per il Kurdistan iracheno (di fatto indipendente da circa 15 anni) è la conferma di ciò che L’Altra Sicilia sostiene da sempre.
Lo Statuto Siciliano, tanto vilipeso, con una gran smania in giro per cambiarlo, è la migliore forma, pur con i suoi limiti, per garantire ad un Popolo-Nazione di avere la propria sovranità senza ricorrere all’esplicita indipendenza.
Chissà perché i Curdi, che da decenni lottano per l’indipendenza e lottano accettando stragi immani di civili, chissà perché non hanno adottato lo Statuto voluto da Miccichè, Capodicasa, Lo Porto, Cuffaro & Co.
Lo ricordate? quello abortito la scorsa legislatura e considerano modello niente di meno che quello “antico” e sorpassato del 1946?
Perché? Per un semplicissimo fatto! Perché quello era un Vero statuto d’autonomia, anche se mai applicato, questo invece era una farsa.
Chissà perché non sentono nemmeno il bisogno di indipendenza, avuto questo statuto? Perché di fatto … è una sorta di indipendenza, che però non guasta gli equilibri internazionali consolidati.
Non tocchiamo dunque lo Statuto! Facciamolo conoscere, anche nelle scuole, e, finalmente, applichiamolo per intero!
Non avremo bisogno di nessuno, di nessun trasferimento. Saremo uno Stato regionale federato all’Italia (al di là del nome formale di “regione”) e, perché no, confederato all’Europa.
Ma saremmo di fatto un paese sovrano, come sovrani intendono restare i curdi pur in una blanda unità politica irachena. Saremmo una vera grande isola-stato, paese ideale per ogni tipo di attività economiche e sociali per ogni sorta di transazioni commerciali, porta e avamposto dell’Europa, anziché retrovia perennemente malata e assistita, abilitata solo all’economia illegale che fatalmente prende il posto di quella legale che invece viene negata.
Forse è proprio per questo che lo Statuto non si deve mai applicare…
Massimo Costa
Portavoce de L’Altra Sicilia – Antudo –
Movimento politico dei Siciliani “al di qua e al di là del Faro”