Onore a Raciti, Catanese, morto per l’imbarbarimento dei suoi concittadini

Non possiamo tacere! Non possiamo nemmeno consegnare la vicenda alle solite frasi di circostanza che il mondo politico è sempre pronto a dare! Non vogliamo, anche se la tentazione è forte, dare pure noi addosso al Popolo Siciliano, altra vera vittima dell’evento!


Lasciamo stare la piaga “nazionale” del calcio e delle sue tifoserie. Il sistema paese è al collasso morale, privo di punti di riferimento, di minimi valori civici,…Lasciamo stare perché s’è detto troppo…

C’è una peculiarità siciliana in tutto questo che non possiamo nascondere; peculiarità che aggrava la nostra condizione.

Noi abbiamo il coraggio di affermarla: per decenni (da quando il calcio è sport di massa) un’opinione pubblica a cui è negata l’identità storica di nazione, di popolo, viene fatta rifugiare in un gretto municipalismo, nel municipalismo romano del divide et impera.

Sì, mettiamoli contro da quando nascono questi palermitani e catanesi, mettiamoli gli uni contro gli altri, così saranno deboli e divisi!

Questa è la vera tragedia collettiva! Una fetta grande, troppo grande, non sappiamo se maggioritaria (noi vogliamo sperare ancora di no, ma non ne siamo sicuri) delle due grandi metropoli siciliane è cresciuta nell’odio e nella diffidenza reciproca. Altro che “cugini”…. Siamo Fratelli, soltanto Fratelli Siciliani! E basta!Lo vogliamo capire?

Nel mondo siamo etichettati come Siciliani e basta!
E come Siciliani dobbiamo amarci, sì, amarci come se abitassimo soltanto in diversi quartieri di un’unica grande e stessa città.

Se non si metterà mano con una grande campagna culturale di “sicilianizzazione” della nostra terra, non si sradicherà mai il substrato antropologico di questa divisione, creata ad arte dal sistema di potere italiano per tenere meschina e divisa la Sicilia.

Direte “è sempre stato così”.. E’ vero che in passato altri signori stranieri hanno giocato su questo tasto (Messina contro Palermo, etc.) ma nessuno ha mai giocato tanto sporco quanto l’Italia… Non ci credete?
Eccovi un brano commovente di un documento in cui nel 1848 una delegazione di Catanesi era accolta a Palermo in quella gloriosa e sfortunata rivoluzione. Così parlava il capo di quella delegazione etnea: « Dite a’ Palermitani ch’ei sono stati forti combattenti…Che noi vogliamo essere fratelli, ma degni fratelli de’ Palermitani…Se noi vinceremo, divideremo con loro la gioia della vittoria, se no, sapremo morire attorno al vessillo per cui combattiamo, e i nostri corpi formeranno una muraglia, che rendirà insepugnabile quella bandiera [la Siciliana] ed assicurerà la vittoria della Sicilia…ed in questi giorni appunto ricorrono le feste della nostra gloriosa vergine S.Agata… »
Parole e circostanze queste, che ci fanno arrossire di vergogna di fronte al coraggio ed alla lealtà dei nostri avi.

Còmu n’arridducìu l’Italia….

Intanto pace all’anima del nostro fratello ucciso. La mano forse ancora non si conosce, ma la mente e le condizioni storiche che l’hanno ucciso le abbiamo capite fin troppo bene.

L’ALTRA SICILIA-Antudo
Movimento politico dei Siciliani « al di qua e al di là del Faro »