Lo Stato Italiano istituisce le ”città metropolitane”
L’Altra Sicilia – Antudo coglie l’occasione dell’iniziativa del Governo Italiano con cui istituisce le città metropolitane nel territorio peninsulare per denunciare la gravissima inadempienza del legislatore regionale, competente territorialmente per la Sicilia.
Volete scommettere che dopo 60 anni di ignavia adesso tardivamente si sveglieranno e faranno una scialba legge di recepimento, quasi certamente peggiorando il testo italiano?
Questo è l’Autonomia nelle loro mani!
Lo Statuto prevedeva la soppressione delle province e la loro sostituzione con i liberi consorzi. Tutto ciò che ha saputo fare sinora il legislatore regionale è di avere aggirato lo Statuto dando vita alle
“province regionali” formalmente consorzi liberi ma di fatto nient’altro che le vecchie inutili province.
Tutto ciò che sa fare di fronte all’artificialità dei confini provinciali (stabiliti dai Borboni nel 1816 accorpando a casaccio i 23 distretti dell’Isola e poi di poco modificati) è istituire qualche nuova provincia.
Ben diversa era la previsione statutaria.
Noi de L’Altra Sicilia, proprio per rispettare lo Statuto che voleva enti intermedi più vicini al cittadino, proponevamo nella nostra Carta ( nel 2004, vedi al punto XV, sull’organizzazione dei servizi pubblici, pag. 67-70) di costituire tali consorzi per la prima volta basandoci sulle naturali articolazioni dell’isola intorno ai suoi principali centri per poi lasciare liberi i Comuni di modificare questi consorzi in maniera
funzionale alle esigenze dei cittadini.
Proponevamo e proponiamo l’istituzione di due aree metropolitane (Palermo e Catania) e di un’amministrazione speciale per la Città di Messina.
Messina, che merita un discorso a parte per le sue dimensioni intermedie, per la sua posizione di porta della Sicilia e per la sua vocazione di porto franco del Mediterraneo, le due principali città avrebbero avuto nell’area metropolitana una struttura accentrata per i servizi di comune interesse delle maggiori aree urbani, razionalizzando così un’articolazione comunale oggi non più ragionevole e non più funzionale alle due metropoli siciliane. Nel resto dell’Isola (i centri di media dimensione e le aree rurali) pensavamo e pensiamo a una ventina di “distretti”, molto più decentrati nei confronti dei comuni, e che delegherebbero loro solo alcune funzioni (es. la gestione del personale) o quei servizi per cui quelli volessero liberamente consorziarsi.
Noi l’avevamo pensato e scritto nel 2004. Il nostro Statuto lo aveva pensato nel 1946, ma …fino ad ora… niente di niente!
L’elettroencefalogramma del deputato medio di Sala d’Ercole è piatto. Se non arriva niente da Roma evidentemente non sono in grado di pensare!
Ora che anche a Roma si sono accorti che, così, le province non vanno, almeno nei maggiori centri, ora, forse, faranno la “legge di recepimento”….negazione in termini dell’autonomia.
Avessero almeno un gesto di riscatto e fossero in grado di riscoprire la carica rivoluzionaria della nostra Carta Costituzionale!
Vergogna!
Ma qualcuno prima o poi darà loro lo sfratto!
E allora…
L’Altra Sicilia-Antudo
Movimento politico dei Siciliani “al di qua e al di là del Faro”