Disturbi del comportamento alimentare: Trapani polo d’eccellenza?

L’antico detto latino “quod me nutrit me destruit” (quel che mangio mi distrugge) ben si addice ad introdurre il fenomeno legato all’espandersi dei disturbi del comportamento alimentare anche della nostra provincia.
Se negli anni ’70 tali disturbi erano relegati nel limbo dei fenomeni per così dire “isolati” all’interno della casistica medica occidentale venendo spesso definiti come “malattie del benessere”e associati a sporadici casi ben delimitati territorialmente, si è pervenuti negli ultimi anni grazie agli studi intrapresi in tal senso in seno alla comunità scientifica internazionale, ad avere un quadro più chiaro e delineato anche sulla spinta emotiva suscitata dai mass-media che ha portato alla ribalta la reale drammaticità del problema che lo sviluppo in chiave esponenziale del fenomeno può apportare.
Le ripercussioni che lo sviluppo di tali fenomeni potrebbe avere, hanno indotto sempre più negli ultimi anni le politiche socio assistenziali ad indirizzare risorse umane ed economiche allo studio dei disturbi del comportamento alimentare, nel tentativo di porre un argine al fenomeno prima che esso assuma le proporzioni di una vera e propria epidemia su vasta scala.

Per poter approfondire alcuni concetti ne abbiamo parlato con il Dr. Antonino Faillaci presidente del Centro Studi e ricerche Metamorphosis sito a Trapani e già attivo da circa un anno.

Dr. Faillaci scopi e finalità del progetto da lei presieduto e perché Trapani

“Il progetto Metamorphosis nasce e si sviluppa a Trapani” afferma il dr. Failllaci “in quanto ci siamo resi conto che in provincia mancava una struttura che potesse fungere da centro di raccordo tra le istanze provenienti dal territorio e la carenza di strutture atte a poter dare risposte adeguate e professionali al paziente, contribuendo in tal modo a far si che chi si trovava a dover affrontare una problematica del genere era costretto a rivolgersi fuori provincia se non fuori regione, affrontando spese e situazioni logistiche non indifferenti”.
Tale affermazione contribuisce senza ombra di dubbio a delineare la situazione esistente in Provincia su un tema di così vitale importanza quale la mancanza di studi e ricerche in materia che evidenzino la presenza sul territorio di alcune patologie “emergenti”.

Dottore quali sono gli elementi che contraddistinguono l’insorgere di questi disturbi in sede di diagnosi?
Per poterli definire occorre riferirsi a tre concetti fondamentali: 1)il disturbo del comportamento alimentare è uno stato mentale (mind set) orientato ad una eccessiva preoccupazione personale inerente peso o forme corporeee la quale porta alla adozione di comportamenti perlopiù inadeguati, con lo sviluppo di conseguenze negative sul fisico“.

Tale definizione evoca un altro tipo di domanda alla quale spesso non si trova risposta, e cioè “come si può individuare attraverso una diagnosi precoce , se il soggetto è tendenzialmente interessato ad un disturbo del comportamento alimentare?“.
Risponde il Dr. Faillaci “La sintomatologia ormai scientificamente e clinicamente accertata in parecchi anni di esperienza sul campo , individua nel calo di peso eccessivo, nell’ossessiva attenzione nei confronti del cibo (food checking), nella maniacale cura dell’immagine e delle proprie forme corporee, i campanelli d’allarme che possono mettere in allerta il serio professionista “, risponde il Dr. Faillaci, “anche se non è detto ne provato che il soggetto acquisirà nel corso del tempo patologie ben più serie come la anoressia (rifiuto del cibo secondo una interpretazione piuttosto restrittiva ), o bulimia ( non rifiuto del cibo ma contestuale presenza di una alternanza tra alimentazione e rigetto dello stesso).Oggi per poter pervenire ad una corretta diagnosi è comunque necessario operare un approccio multidisciplinare al problema , infatti non si può pretendere come in passato di trattare il fenomeno solo dal punto di vista prettamente psicologico. A riguardo il Centro ha abbracciato in pieno fin dal principio come modus operandi questa filosofia, fermamente convinti che tramite una terapia cognitiva comportamentale ad hoc per ogni soggetto, e possibile con la collaborazione fattiva del paziente, pervenire con i dovuti tempi ad una forma di guarigione psico-fisica del paziente aiutandolo attraverso un percorso terapeutico comune, a farlo ritrovare la stima del sé“.

Si deve comunque far notare al lettore, la scarsa attenzione ribadita anche dal presidente , che le istituzioni pubbliche rivolgono al problema.
Molte volte infatti la bontà propositiva cozza contro i muri di gomma e i paletti posti dalle amministrazioni le quali mascherandosi dietro motivazioni altamente opinabili ma che comunque rientrano nel novero della democratica dialettica contribuiscono al mantenimento della situazione attuale. Trapani potrebbe dunque seriamente candidarsi a diventare polo di riferimento in ambito provinciale prima e regionale dopo, in questo delicatissimo settore, a condizione che anche le istituzioni tanto pubbliche che private siano disposte a dare un contributo fattivo e propositivo all’iniziativa privata con tutte le inevitabili ricadute anche in termini occupazionali che tale iniziativa produrrebbe.

PELOSO STEFANIA