Tasse ”energetiche” di Cuffaro. Che dire?

L’Altra Sicilia-Antudo deve denunciare come nel teatrino della politica siciliana si consumi l’ennesima farsa tra “destri”, “sinistri”, e finti “autonomisti”; operetta in cui eterno assente è l’interesse pubblico della Sicilia e dei Siciliani.


In breve:

Cuffaro, in difficoltà finanziarie un po’ per la perfidia antisiciliana dell’attuale governo italiano un po’ per l’allegria assistenzialista dalla quale è geneticamente incapace di separarsi, tenta la carta di entrate tributarie da “sovrattasse” da inquinamento ambientale a carico di imprese “forestiere”, incamerando due risultati in uno: colpire chi si porta la ricchezza siciliana lasciando solo veleni e …tirare a campare finché si può. La maggioranza ovviamente plaude (quella locale ovviamente, “autonomisti” inclusi), l’opposizione lo attacca dicendo che così facendo fa scappare le imprese.

Che bello spettacolo di classe politica ipocrita, traditrice e ignorante! E spiegheremo il perché di questi aggettivi che se non fossero argomentati sarebbero solo gratuite offese.

Ipocrita è soprattutto la destra, il centro-destra. Hanno nella sostanza governato loro la Sicilia negli ultimi 60 anni. Hanno consentito sia lo scempio del giardino d’Europa; hanno consentito che le risorse naturali siciliane fossero continuamente saccheggiate e non se ne sono mai accorti. Mai! E non solo negli anni ’50, quando gli antenati democristiani di Cuffaro cominciarono il saccheggio, ma fino al recentissimo Governo Berlusconi! Ora che i soldi da Roma cominciano a scarseggiare si stanno ricordando dei diritti della Sicilia e della salute dei Siciliani.
Ma con che faccia vi presentate ai Siciliani pensando che vi possano credere?

Traditrice è soprattutto la sinistra, il centro-sinistra. Non esitano a buttare a mare la loro Patria per interesse di parte. Sono al servizio ed al soldo dei grandi interessi della Penisola. Non gliene importa niente dei legittimi interessi della Sicilia purché la loro piccola carriera politica sia garantita. E poi si lamentano che perdono sempre alle elezioni! Ma se sembrano degli emissari di un paese straniero! Far fuggire le imprese? Ma le ubicazioni di imprese “energetiche” non sono facilmente cambiabili e poi le risorse naturali sono per definizione di rendita: non possono che essere dove sono. Non vi preoccupate che quando il capitale può scegliere sa già che non deve venire in Sicilia perché voi e gli altri avete fatto di tutto per rendere la Sicilia una terra repellente quasi ad ogni iniziativa economica privata.

Ignoranti poi sono tutti, “autonomisti” compresi. Ignoranti o in mala fede perché non conoscono e non applicano lo Statuto vigente. Perché Cuffaro mette “sovrattasse” (ché questo sono in realtà)? Per il semplice motivo che si è fatto spossessare delle normali tasse che, invece di andare a Roma, dovrebbero restare qua. Se le risorse petrolifere ed energetiche fossero davvero nostre, come i tributi che derivano dai relativi redditi, non ci sarebbe bisogno di inventarsi nuovi balzelli.

L’interpretazione assurda della Corte Costituzionale secondo cui i “tributi propri” di cui parla il nostro Statuto non sono sostitutivi di quelli erariali (a delineare un ordinamento tributario separato come era nell’ordinamento costituzionale originario) bensì “aggiuntivi”, crea una mostruosità giuridica ed economica che finisce per svuotare non solo la nostra economia ma anche ogni possibilità di riscatto e di difesa dei nostri interessi e che rende oggettivamente insostenibili i timidi tentativi di Cuffaro di cercare nuove entrate. Le doppie tassazioni sono impossibili. E poi… moralizzi un po’ la spesa corrente…liberi un po’ di risorse per lo sviluppo anziché assumere sempre nuovi raccomandati.

Un giorno o l’altro la barca affonderà. Speriamo che gli “Altri Siciliani” la riescano a salvare.

Ufficio stampa

L’Altra Sicilia-Antudo
Movimento politico dei Siciliani “al di qua e al di là del Faro” – Antudo.


In Sicilia non importa far male o far bene: il peccato che noi siciliani non perdoniamo mai è semplicemente quello di “fare”.

Giuseppe Tomasi di Lampedusa