Marchiature a fuoco
Catania, 30 novembre 2006
I nemici della Sicilia, quelli veri, dove stanno? Al di qua o al di là del faro? Difficile dirlo con precisione, anche se gli indizi che puntano verso la Sicilia stessa sono molteplici. E se ne trovano di nuovi in continuazione.
La situazione è tale per cui spesso ci trasformiamo in nemici senza neanche accorgercene, presi come siamo tra le spire di di un assalto “totale” capace di colonizzare anche quelli che si credono impermeabili alle malìe delle stupidate filopadane.
E così può anche capitare che una vittima del sistema segregazionista italiano, quale Tano Grasso, presidente onorario delle Associazioni Antiracket, proponga qualcosa di veramente sinistro, capace solo di favorire sempre di più l’immagine della Sicilia quale terra di mafia e di aiutare i nostri aguzzini.
L’idea è strabiliante: trasformare l’associazione antiraket in agenzia di servizi. E cosa dovrebbe fare questa agenzia di servizi? “L’associazione aiuterà (l’impresa che vuole investire tra i terroni) nella scelta evitando che incontri soggetti legati alla malavita. Insomma possiamo dare quelle notizie che non svela nemmeno il certificato antimafia”
In pratica i siciliani, oltre a doversi sottoporre alla vergogna del certificato antimafia (nè più nè meno che una marchiatura a fuoco da schiavi, visto che è necessaria solo in base alla razza di appartenenza dei soggetti in causa) dovranno anche pagare Tano Grasso per riuscire ad ottenere un ulteriore bollino di qualità.
E poi, scusi l’ardire, Lei come fa a saperne più del certificato antimafia? Non dovrebbe riferire queste cose all’autorità giudiziaria invece di fornire a pagamento le informazioni a
terzi?
Scusi ancora, ma i Suoi avvisi all’imprenditore che “potrebbe essere avvicinato dagli estortori o da chi vuole imporre forniture, servizi o assunzioni. Anche in questa fase possiamo essergli vicini…” potrebbero essere fraintesi. Non Le sembra il caso di riformulare meglio i suoi pensieri?
Abate VELLA