L’Altra Sicilia intervista Leoluca Orlando
Bruxelles, 24 maggio 1999
L’impegno per i siciliani all’estero
La mancanza del voto è una mutilazione della democrazia
L’associazione “L’ALTRA SICILIA” si è proposta di sensibilizzare le autorità regionali alle tematiche che interessano direttamente i siciliani che vivono e lavorano all’estero. A tal scopo ha ritenuto opportuno affidare al suo responsabile regionale, dott. Faraone, una serie di interviste da proporre ai vari esponenti politici siciliani sul tema “L’IMPEGNO PER I SICILIANI ALL’ESTERO”.
Pubblichiamo di seguito l’intervista con Leoluca Orlando, Sindaco di Palermo.
D.- On. Orlando, abbiamo appreso del suo impegno a favore degli italiani nel mondo, ma ci sembra che vi sia comunque un colpevole ritardo delle istituzioni nei confronti dei reali problemi di questi nostri conterranei che vivono in altri Paesi.
Come pensa di intervenire nella Sua duplice veste di Sindaco dellacittà di Palermo ed Europarlamentare?
R.- Fra gli obiettivi prioritari di uno stato democratico – e la nostra Costituzione non è carente in merito- c’è anche quello di eliminare gli ostacoli che si frappongono fra il cittadino e l’esercizio dei suoi diritti fondamentali. Che dire allora, del diritto al voto, sancito dalla Costituzione, che milioni di cittadini italiani all’estero non riescono ad esercitare per una situazione di oggettiva difficoltà?
Impegnarsi affinché si ponga fina ad una mutilazione così grave della nostra democrazia è il primo passo per colmare la mancanza di attenzione e la considerazione che le istituzioni hanno nei confronti delle nostre comunità all’estero.
D.- Gli italiani nel mondo sono un grande esempio di capacità di adattamento e di intelligenza fervida, inutile però se non si creano condizioni privilegiate per un interscambio economico e culturale. Ritiene che i comuni siciliani, Palermo in testa, hanno la capacità di attivare iniziative adeguate a ricominciare un dialogo con i loro cittadini all’estero?
R.- Le nostre comunità all’estero rappresentano una risorsa importantissima, proprio perché ci spingono a ripensare il concetto di cittadinanza e rappresentano una provocazione, in termini di profezia, che ci aiutano a non pensare più il “confine” di un comune, di una provincia, di una regione ma anche dello stato nella vecchia accezione di delimitazione territoriale bensì nella nuova accezione di “ponte” che ci collega con gli altri. Le nostre comunità che vivono all’estero rappresentano proprio questo valore: pur essendo interamente integrati nel Paese ospitante, rimangono e vogliono rimanere collegate con il Paese d’origine, secondo una necessità naturale che potrebbe prenderci di sorpresa, talmente siamo poco abituati a queste nuove categorie.
D.- In che cosa l’Isola potrebbe contribuire al personale sviluppo dei nostri corregionali?
R.- La città di Palermo, ma sicuramente altri Comuni ne seguiranno l’esempio, ha voluto attivare un ufficio per i rapporti con le comunità italiane nel mondo al fine di rendere stabili, per quanto possibile, i rapporti con i numerosissimi italiani sparsi nel mondo, anche attraverso i mezzi di comunicazione italiani all’estero, spesso eccezionali strumenti di diffusione della lingua e della cultura italiana nel mondo. Il ruolo che come Comune e Regione possiamo svolgere è quello di mantenere e rinsaldare contatti e forme di comunicazione con questo complesso mondo degli italiani all’estero. Bisogna cioè aiutare queste comunità nel difendere il loro bisogno di mantenere la cultura d’origine e, insieme, incoraggiarli nella piena integrazione nel Paese ospitante. Sarà opportuno prevedere dei progetti- pilota cofinanziati anche dalla Regione siciliana, da proporre a quegli Stati dove la presenza di siciliani è più consistente. Anche questo è un argomento che richiede molta determinazione e sul quale non farò mancare il mio impegno.
D.- Come Sindaco di Palermo, come pensa di incentivare iniziative economiche che coinvolgano gli imprenditori locali ed i nostri conterranei all’estero?
R.- Se, parlando di italiani nel mondo, tutto si fermasse a quanto fin qui detto, sicuramente sarebbe troppo poco ed evidenzierebbe un debito di cultura, oltre che di cuore. Probabilmente, parlando di imprenditoria bisognerà, riguardo alle nostre comunità all’estero, movimentare tutti gli strumenti che l’Unione Europea attualmente offre. Penso al Joint european venture); all’Ecip (European community investment program) per il bacino del Mediterraneo, Africa e America latina , al Jopp (Joint operation phare program) per i paesi dell’est e Albania ed anche al Geie (Gruppo europeo di interesse economico). Perché non pensare di poter sfruttare l’alta tecnologia di cui dispone un’azienda palermitana come la SISPI (che attualmente ha la convenzione per la informatizzazione degli uffici del comune di Palermo) per attuare appunto un GEIE che possa collegarsi con imprese di altre nazioni europee, preferibilmente di italiani residenti in quei Paesi. O, con riferimento ai programmi ECIP, mobilitare le risorse e la professionalità delle nostre municipalizzate, per trasferire esperienze nel settore agricolo, nella lotta alla desertificazione, nel trattamento delle acque. Penso che con ragionamenti politici concreti e con obiettivi altrettanto concreti, sarà possibile mettere in rete la italianità diffusa per contribuire, con i valori di cui siamo portatori e con la cultura di cui siamo espressione alla costruzione di una Europa dei popoli.
D.- I siciliani all’estero, attraverso un’informazione distorta, pensano alla Sicilia come terra di criminalità e mafia. Cosa si può fare, secondo Lei, per rilanciare a livello internazionale l’immagine della Sicilia in generale e di Palermo in particolare?
R.- In quest’ultimo anno Palermo è cresciuta molto a livellointernazionale ed io stesso ogni qual volta mi trovo all’estero, sono orgoglioso testimone della crescita di interesse e di considerazione nei confronti della mia città. Penso che l’organizzazione non governativa Civitas International ha scelto proprio Palermo per un suo convegno sulla cultura della legalità. Ma ancora, la riapertura del Teatro Massimo, del Complesso Monumentale dello Spasimo, la stessa esperienza “La scuola adotta un monumento” che adesso verrà ospitata anche in altre nazioni, sono il segno di un “Rinascimento” effettivo di tutta la città. Certamente è un cammino non concluso, ma di questo sforzo sento che anche dall’estero giungono attestati di simpatia e di incoraggiamento. E tutto ciò, e non poteva essere diversamente, viene concepito dalle nostre comunità nel mondo. Sempre più spesso incontro palermitani e italiani che vivono in quei Paesi: rimango commosso quando costoro dicono che non si vergognano più di essere palermitani o siciliani. Questo è il segno che la storia sta cambiando, è cambiata e forse farebbero bene anche i giornali e le televisioni a tenerne conto.
D.- Come politico ed europarlamentare, cosa può dire a tutti i siciliani all’estero che da anni si battono per ottenere un diritto fondamentale quale quello di potere esprimere, attraverso il voto, la loro opinione politica, sia nelle tornate elettorali nazionali sia regionali?
R.- La questione del voto all’estero è quanto più vergognoso e indegno possa accadere in una democrazia. E’ indegno perché oggi vi sono milioni di persone non in un lontano e sconosciuto Pese, ma in Italia, che avrebbe diritto al voto, ma tutti sanno che non potranno votare, come è accaduto nell’ultimo referendum. Una insopportabile violazione di un diritto fondamentale. Adesso, non è un caso che proprio da Palermo sia partita una grande petizione popolare (promossa insieme a padre Loreto De Paolis del Pontificio consiglio per le migrazioni, il giornale scalabriniano “Comunità” di San Gallo e l’ufficio emigrazione del Seres segretariato regionale emigrazione siciliana, organo della conferenza episcopale siciliana) perché Palermo vive una stagione di nuova legalità e si pone sempre di più come punto di riferimento di valori e progetti positivi. Una cultura di vita, una cultura di pace, una autentica legalità sono gli elementi di un rinascimento che rende naturale una forte iniziativa in favore del voto per i nostri connazionali all’estero. Tutti stiamo attenti alle ferite e agli ostacoli alle democrazie negli altri paesi e non ci accorgiamo che in Italia milioni di italiani sono di fatto esclusi dal più importante momento democratico: le elezioni. In atto presso la competente Commissione alla Camera dei Deputati, è all’esame la proposta di legge costituzionale per la modifica della legge elettorale della Regione Siciliana. Mi è sembrato un atto di coerenza, anche su stimolo della Vostra Fondazione, scrivere ai Presidenti delle Commissioni Affari Costituzionali ed esteri di Camera e Senato, nonché a tutti i Presidenti dei gruppi parlamentari affinché, in fase di modifica dello Statuto Siciliano si possa prevedere, per coerenza, l’esercizio del diritto di voto anche per il Parlamento Regionale.
D.- La consulta per l’emigrazione è ormai uno strumento dispendioso, obsoleto e poco utile. Non ritiene che sia più opportuno eliminarla per sostituirla con uno strumento più utile e dinamico, che possa garantire ed assicurare l’assistenza dei nostri, meno fortunati, emigrati all’estero.
R.- In linea di principio, sono naturalmente favorevole a qualunque organismo o strumento che aiuti la partecipazione democratica. La Consulta Regionale per l’emigrazione, che peraltro dovrebbe essere rinnovata in questo mese, non si è riunita da anni e, pertanto, mi risulta difficile capirne funzioni e necessità. Anche su questo fronte penso sarà necessario fare un forte richiamo alla democrazia, giacché la nostra regione rischia di essere superata anche sul tema dei siciliani all’estero, dalla storia e dagli stessi siciliani all’estero che sono sicuramente più evoluti e più maturi e, consentitemi, più vivaci dell’organismo che intenderebbe rappresentarli. Ma sul tema della rappresentanza vorrei lanciare un’altra provocazione condividendo, in pieno, quanto da tempo sostenuto dall’ufficio emigrazione Seres che si batte affinché nella consulta regionale trovino posto i rappresentanti democraticamente eletti dalle nostre comunità all’estero. Ben vero mentre tutti i membri del CGIF (Consiglio generale degli italiani all’estero) vengono eletti dai nostri connazionali all’estero, qui in Sicilia vige il vezzo, in attesa di apposito regolamento, che i rappresentanti dei siciliani all’estero vengono nominati dall’Assessore al lavoro sentite le associazioni di emigranti. Tutte degne persone ed anche competenti ma che chiaramente non sono legittimate dal consenso delle nostre comunità e che, ovviamente, rispondono più alle associazioni aventi sede in Sicilia e all’Assessore che li nomina piuttosto che alle comunità di siciliani che rappresentano.
D.- Perché malgrado se ne parli da tanto tempo, non si riesce a stipulare alcuna convenzione con le compagnie aeree di bandiera dei Paesi a più alta densità di emigrazione proveniente dalla Sicilia, pensando per una volta, non ai ritorni turistici, certamente innegabili, ma soprattutto ai siciliani che vivono fuori, applicando loro tariffe ridotte quando ritornano nell’Isola, magari solo per qualche giorno di vacanza?
R.- In occasione del recente referendum del 18 aprile, si è evidenziato che, ad esempio, la compagnia aerea Alitalia, non ha ritenuto di concedere alcuno sconto tariffario per quegli italiani che volevano rientrare in Italia per esprimere il loro voto. Ho pertanto scritto all’Amministratore delegato dell’Alitalia dott. Cempella per chiedere che, in attesa della legge che consentirà ai nostri connazionali il voto all’estero di prevedere sconti tariffari in occasione di tornate elettorali. E infatti l’Alitalia ha raggiunto un accordo con il Dipartimento per gli italiani nel mondo della Presidenza del Consiglio dei Ministri per concedere sconti tariffari per gli italiani tornati in occasione di tornate elettorali. Si tratterà di studiare, in collaborazione con il Dipartimento italiani nel mondo con il quale abbiamo già instaurato un attivo rapporto istituzionale, la praticabilità di effettuare delle convenzioni con compagnie di bandiera dei paesi dove è più forte la presenza delle nostre comunità.
D.- On. Orlando, devo riconoscerle il merito di avere condiviso, in modo determinato, l’iniziativa del voto degli italiani all’estero. L’associazione “L’ALTRA SICILIA” ha lanciato recentemente l’iniziativa, con particolare riferimento ai siciliani all’estero, di poter votare ed essere eletti al Parlamento regionale, creando delle circoscrizioni estere. Ritiene che questa strada sia percorribile in tempi brevi?
R.- Anche sul tema del voto al Parlamento Siciliano il mio impegno, come dicevo poc’anzi, è pieno e convinto. Ho scritto a tutti i miei colleghi sindaci siciliani perché l’impegno delle città potrà dare un contributo alla soluzione di questi problemi. Penso che il voto per il Parlamento regionale da parte dei siciliani all’estero potrebbe giungere presto visto che lo Statuto della Regione Sicilia è già in atto all’esame del Parlamento. La verità è però che il voto degli italiani e dei siciliani all’estero se non modificheranno i rapporti di forza tra le forze politiche, certamente modificheranno i rapporti di forza dentro le singole forze politiche. E questo è ciò che temono tanti politici e soprattutto i burocrati di partito che vivono di democrazia, ma hanno paura del consenso e di confrontarsi con il consenso.
Sono convinto, infatti, che il largo consenso nei confronti del voto all’estero sia purtroppo di facciata ed infatti tutti lavorano per affossare tale diritto. Queste persone sono dentro i Partiti, dentro le istituzioni ma anche dentro le stesse associazioni di emigrati talvolta impauriti che l’esercizio di voto da parte degli italiani all’estero tolga loro potere e prerogative.
L’Altra Sicilia-
Al servizio della Sicilia e dei Siciliani