Riceviamo e pubblichiamo
LETTERA APERTA
Giarre (CT), 13 settembre 2006
G.le Direzione,
scrivo in merito alle tante email propagandistiche ricevute dalla vostra redazione che in questi giorni hanno messo parecchio sotto stress il mio motore antispam.
Scherzi a parte, apprezzo molto l’intento di valorizzare la “nostra” terra, utilizzando una via abbastanza diplomatica e senza dubbio formale, mostrandoVi all’altezza dell’uso indistinto della lingua italiana (spesso optional in questo tipo di comunicazioni).
Le email mi hanno colpito parecchio, si legge ciò che magari si vorrebbe vedere con occhi.
Sono molte le cose che non funzionano “qui al sud”, soprattutto nella nostra Sicilia che io, lo ammetto, sono sempre pronto a criticare.
Fin da tempi remoti siamo stati un ponte di passaggio per i popoli stranieri, la finestra sul mediterraneo, comoda da sottomettere nonchè terreno di battaglia multiconteso. La gente? Magari un comportamento giustificato, il loro. Forse negli ultimi decenni vogliamo tenercela più stretta, la nostra Sicilia.
Al di là di un movimento politico profondamente criticabile, si paga la mancanza di vere alternative sufficientemente interessate al benestare della Trinacria. Tutto ciò si somma al comportamento dell’ormai esausto popolo siciliano. L’arretratezza se la sono voluta “loro”, gli
industriali e le forze politiche dell’Italia (chiamiamola così) benestante. Non è affatto vero che ci hanno trascurato, sarebbe falso.
Oggi è una bella giornata di sole; sarebbe oppurtuno programmare una scampagnata oltreprovincia, Siracusa è la meta perfetta. Passando da Augusta e Priolo, magari facendo un salto a Melilli, notiamo cosa notiamo? Posti di lavoro, ma quanti posti! Le fabbriche non si contano più, la Sicilia industriale esiste davvero.
Ma ogni fiore ha il suo parassita, no? Ma che ci fa, una quantità di mercurio allarmante sul fondo della baia non spaventa mica i bagnanti. Tutto nella norma quindi.
Gli operai lavorano, magari non arrivano all’età pensionabile perchè il tumore si fa vivo molto prima. D’altronde è questa la vita nella “Raffineria”.
In fondo un operaio morto non è un operaio pensionato, che allo Stato costa molto di più di un semplice funerale a carico della
famiglia.
I turisti si dicono comunque contenti dell’aria che si respira qui, non saranno mica le esalazioni a fermarli.
Avrei un dito da puntare.
Ai Siciliani.
Da un lato vogliamo progresso, vogliamo essere ascoltati, vogliamo che qualcuno sia dalla nostra parte ed alla fine è meglio che tutto rimanga così com’è.
Non è bello gettare la spazzatura dal finestrino? Certo, così l’auto resta pulita. Ora ci tocca pure utilizzare la cintura di sicurezza, questi miseri politici ce l’hanno con noi! Il guidatore siciliano è un esperto di guida, non ha bisogno di guardare cartelli stradali (perchè distraggono) e neppure di mettersi le cinture.
E’ Ferragosto. Andiamo in spiaggia, fra mille falò abusivi che non inquinano. La gente ha fame e deve mangiare, quindi è lecito portare agnelli interi sulla spalla per poi cuocerli in riva al mare. Lo dico io, noi Siciliani siamo romantici. Tanto c’è chi pulisce.
E’ arrivato il momento di tornare a casa, a noi si è aggiunto qualche amico. In macchina non siamo più 5 bensì 7 passeggeri. Non ci fa niente, tanto io so guidare. Male che vada… conosco il maresciallo che al solito mi lascerà andare con una pacca sulla spalla. Siamo tutti amici in Sicilia, bella storia.
Inutile proseguire, non basterebbe un’enciclopedia in 18 volumi per esporre tutto quanto.
Sarà un processo lento, molto lento. Prima o poi ce la faremo.
Io credo nel potenziale della Sicilia, i lati positivi si sommano e si decuplicano. Peccato, però, che c’è sempre chi tira il freno a mano.
Cordiali Saluti
Daniel Decay
Giarre (CT)
Nota della redazione
Ringraziamo l’amico Daniel per il suo apprezzamento e lo invitiamo a seguirci ancora e, perché no, se vorrà anche ad unirsi a noi.
Anche lui come tanti punta il dito sui Siciliani più che sul sistema Italia. Che dire?! C’è del vero nelle sue parole, ma a nostro avviso tale atteggiamento può essere anche pericolosamente disfattista (in verità egli personalmente non lo è affatto).
Certo che se le coscienze siciliane fossero più – come dire? – sveglie, già la Sicilia sarebbe non solo più vivibile ma anche un paese libero sotto tutti i punti di vista. Per noi l’inciviltà è figlia dell’abiezione in cui è tenuto il Popolo Siciliano che deve persino ignorare di essere Popolo, cioè di avere un’entità comune e distinta da quella italica. Il resto è conseguenza: senza il “tutto” le “parti” diventano monadi incomunicanti, non c’è più il “cittadino” ma solo l’uomo con il suo egoismo personale e familiare, etc.
Civiltà significa etimologicamente “essere cittadini” ed i Siciliani oggi non possono essere tali perché la “Civitas” è stata loro tolta e quella adottiva (l’Italia) – come dire? – non funziona bene.
Poi sono tenuti nell’ignoranza e questo fa la differenza. Noi ci stiamo provando ad abbattere questo muro di “omertà” che soffoca la Nostra Patria. Anche divulgando i nostri comunicati si può aiutare la Sicilia a crescere.