La trasformazione da Regione Sicilia a Regione Siciliana

Pubblichiamo l’articolo inviatoci da Abate Vella.

Non sarà sfuggita ai più attenti l’enfasi con la quale la Regione mette in evidenza la sua ritrovata giusta denominazione, e cioe “Regione Siciliana”, piuttosto che il coloniale “Regione Sicilia”. Il ripensamento, o riscoperta che dir si voglia, forse dovuto al rischio di uno “scavalcamento a sinistra” da parte di gruppi e partiti autonomistici e/o indipendentisti di vario tipo, recente e repentino, non deve essere stato indolore nei nostri politici, tanto che vedendo in giro i cartelloni pubblicitari quasi non si è sicuri che qualcuno abbia mai usato il termine “Regione Sicilia”.


Solo un brutto sogno, che comunque lascia dei rimasugli reali, come ad esempio sull’indirizzo internet della Regione: www.regione.sicilia.it , salvo poi la dicitura corretta sul banner in alto.

Politici, commentatori e giornalisti, tuttavia, fanno ancora finta di non capire l’enorme differenza che quelle due letterine (N ed A) comportano. Quelle due letterine indicano che la nostra regione non è stata creata dallo stato, ma pre-esisteva ad esso, e che il Popolo Siciliano ha liberamente deciso di unirsi allo stato Italiano attraverso un patto, appunto lo Statuto (fatto quest’ultimo ancor più importante, che in fondo molte altre regioni italiane predatano lo stato).

Dal riconoscimento dello statuto quale patto, dobbiamo trarre ulteriori conseguenze:
1) Lo stato italiano non ha concesso un bel niente, visto che addirittura è stato da noi sconfitto durante la guerra di indipendenza scatenata dal MIS e dall’EVIS negli anni quaranta. Sono i Siciliani che semmai hanno “concesso”, ed infatti lo Statuto fa parte della costituzione italiana.
2) Se una delle due parti non rispetta un patto, vi sono delle conseguenze che potrebbero portare addirittura al decadimento del patto stesso.

Proprio quest’ultimo fatto è quello che si è verificato: lo stato Italiano non ha rispettato il patto, rendendo quindi le mani “libere” alla Sicilia anche dal punto di vista legale sul piano internazionale. E’ questo è qualcosa che fa tremare le gambe a tutti: a Palazzo dei Normanni come nel più umile dei siciliani.

C’è paura in noi: paura di prendere il destino nelle nostre mani. Non si possono infatti traghettare tutte le colpe oltre il faro. I nostri politici non hanno vigilato sul patto, e chi aveva da perdere da esso non lo ha rispettato.

D’altronde i politici eletti all’Assemblea ci rappresentano, rappresentano il popolo siciliano nel bene e nel male e se non rispettano il nostro mandato, ABBIAMO IL DOVERE di esercitare pressione, di protestare, di alzare la voce affinchè il loro dovere lo facciano. In ultima analisi il rispetto dello Statuto passa attraverso ogni singolo cittadino, e dalle pressioni che insieme agli altri componenti del Popolo Siciliano egli riesce a fare sul governo dell’isola.

Quello che manca, ed è mancato sin dalla fine della guerra d’indipendenza siciliana, è proprio la presenza di gruppi di pressione, di lobby che spingano verso il rispetto dei poteri che lo Satuto ci conferisce. Negli ultimi anni qualcosa si è mosso (basti pensare ad esempio a “L’Altra Sicilia” ed a molti altri gruppi che si sono venuti formando), ma bisogna iniziare a scendere in piazza, a scioperare se necessario. Perchè questo sarà lo sciopero che ci porterà il lavoro e lo sviluppo, ma anche, finalmente, la LIBERTA’.

Abate Vella

Ndr: Articolo de L’Altra Sicilia sull’argomento:
www.regione.siciliana.it