A CHE SERVONO ASSESSORI, DEPUTATI E CONSIGLIERI ”AUTONOMISTI” ?
Palermo, 14 luglio 2006
Tempo addietro L’Altra Sicilia aveva indirizzato una lettera aperta, ovviamente disattesa, ai cosidetti autonomisti per sfidarli sul terreno delle più elementari prese di posizione per un vero identitarismo siciliano.
Questa volta, prendendo spunto da una pubblicazione gravemente antisiciliana della Mondadori editore, vogliamo sfidarli costruttivamente ad attivarsi per valorizzare al massimo la loro posizione nell’unico interesse della Sicilia.
Ricordate la nostra denuncia contro i depliant della MSC crociere che dipingevano la Sicilia come “l’Isola della mafia” e il successo ottenuto nel far ritirare quei fogli infamanti?
Il problema si ripropone ad ogni angolo.
La guida siciliana della Mondadori recita a pag. 25 che “la storia della Sicilia ha un aspetto principale …: è una storia non siciliana, non generata internamente dall’isola ma sempre imposta dall’esterno. Anche i Sicani, gli Elimi e i Siculi … provenivano da fuori…”. E giù poi a dire che tutte le popolazioni che hanno composto l’identità siciliana non sarebbero state altro che “una successione di dominazioni” (come recita una scheda pseudo-storica denominata “I dominatori della Sicilia”). Quindi neanche i Sicani erano Siciliani ma erano una dominazione straniera! Ma bene! E noi Siciliani da chi discendiamo? Dai mostruosi Ciclopi e Lestrigoni? Archimede o Empedocle non erano Sicelioti discendenti da Greci installati nell’isola da molte generazioni, ma … di passaggio… Federico II non sarebbe cresciuto piccolino tra i vicoli di Palermo, ma sarebbe un dominatore bavarese. I “Siqilli” dell’epoca araba sarebbero solo Beduini di passaggio… Insomma magari anche Falcone e Borsellino sono stranieri… Ma … dulcis in fundo … una cosa l’abbiamo saputa fare in 3.000 anni di storia: “alla fine del XIX secolo, la spedizione di Garibaldi …. l’unificazione ha voluto dire, per i Siciliani, la speranza di potersi governare [ah! finalmente con l’Italia finiscono le dominazioni e siamo “liberi”! Quanto siamo liberi!], anche se alcuni nodi caratteristici, come la lotta alla mafia [e ci mancherebbe altro se la mafia non stava in una guida turistica, specialmente in chiusura delle note storiche], restano da sciogliere”.
E così è servita la storia siciliana ad uso degli italiani, da tradurre poi in tutte le lingue: popolo di imbecilli, che non ha scritto una pagina di storia propria in 3.000 anni, ma che ha almeno avuto il merito di battere le mani al “liberatore”, anche se, pur ormai finalmente “italiani”, siamo e resteremo sempre prima che ogni altra cosa “mafiosi”.
Forse, con tutta la mafia che c’è in Cina o a Singapore, qualcuno descrive quei posti come il paese della mafia? Forse Napoli, con tutta la mafia che c’è (anche se chiamata camorra), è chiamata la “città della mafia”? No! Assolutamente no! Ma Sicilia = Mafia è un assioma, un postulato del quale la pubblicistica italiana non sa fare a meno.
Non ci pigliamo nemmeno la briga di dire quanto queste “note storiche” siano aberranti, offensive, razziste. Ci limitiamo a dire che la “mafia”, di cui nessuno aveva sentito parlare prima del 1860, l’ha inventata proprio quel delinquente di Garibaldi cui sono dedicate strade, vie, piazze, scuole e teatri; quel delinquente da radiare defintivamente dalla nostra toponomastica e le cui ricorrenze andrebbero ricordate come giornate di lutto nazionale.
Gireremo questa nostra denuncia alla Mondadori ed apriremo una campagna di boicottaggio di questa casa editrice in Sicilia se la stessa non ritirerà dal mercato subito la guida infame! Ma non possiamo correre dietro ogni cosa se c’è un “sistema Italia” che denigra sistematicamente tutto ciò che è siciliano fino a far parlare con accento siciliano persino i gangster ed i cattivi dei cartoni animati o nelle pubblicità della Renault!
Ma ai problemi sistematici bisogna reagire in modo sistematico! A che servono rappresentanze “sicilianiste ed autonomiste” nei comuni, nelle province “regionali”, alla Regione, se poi queste rappresentanze tacciono sull’identità siciliana e sulla sua tutela?
Non volete fare gli autonomisti veri sull’Alta Corte, sulle grandi questioni istituzionali ed economiche? Pazienza! Ma sul terreno dell’identità e dell’onore della Sicilia speriamo che qualcuno raccolga il nostro invito, abbia un sussulto di dignità!
Perché non….
1)- Costituire un Osservatorio permanente sull’immagine della Sicilia, dei Siciliani e della Sicilianità con il compito di monitorare continuamente l’editoria, la cinematografia, la pubblicità etc… che, laddove fossero gravemente e gratuitamente denigratorie per la Sicilia, aprissero tutte le procedure legali ed attivassero tutte le iniziative politiche e comunicative per colpire i denigratori? Sapete quale ritorno anche economico avrebbe l’operazione? Sapete bene che questo non significa minimamente abbassare la guardia nella lotta contro la mafia o impedire di parlarne apertamente nei contesti appropriati!
2)- Dare davvero esito alle promesse sulla compagnia aerea siciliana per abbattere i costi proibitivi che non solo impediscono in genere di raggiungere la Sicilia persino agli stessi Siciliani, ma che impediscono al “mondo” di venire in Sicilia a constatare la vergognosa falsità di molti stereotipi?
3)- Dare davvero “esito” alle promesse del neo-assessore regionale sull’introduzione della Storia di Sicilia in tutte le scuole siciliane (ed aggiungiamo della Lingua e dello Statuto, ed aggiungiamo purché la storia non sia quella della “Mondadori” ma quella scritta da Siciliani che non siano traditori della patria) per consolidare e difendere la nostra secolare identità?
4)- Tappezzare di bandiere siciliane tutte le città, in particolare gli itinerari turistici, i monumenti, i punti d’accesso in Sicilia e nei principali centri, etc.
5)- Costituire una commissione per la revisione di tutta la toponomastica “coloniale”: fare sparire i “macellai di Siciliani” Francesco Crispi e Nino Bixio, quanto meno, oltre ai vari Vittorio Emanuele, Garibaldi, etc.. restituendo soprattutto ai luoghi i loro nomi storici (per fare un esempio: a Palermo il “Teatro Carolino” che è diventato “Garibaldi”, il Foro Borbonico che è diventato “Italico”, il Cassaro che è diventato “Via Vittorio Emanuele”) e cancellando le vergogne (altro esempio le tante “Vie del Plebiscito”, come a Catania, che celebrano la più grande truffa elettorale della storia siciliana). Questa Commissione dovrebbe valutare se le indicazioni dei Comuni possano anche essere opportunamente bilingui (Palermo / Palermu, Piazza Armerina / Chiazza, Agrigento / Girgenti, Enna / Castrugiuvanni, Messina / Missina …);
6)- Introdurre il bilinguismo legislativo ed amministrativo dietro lavoro di una Commissione di linguisti per la costituzione di un “Siciliano standard”, da promuovere anche con produzioni per un servizio radiotelevisivo pubblico siciliano da istituire.
Mancu chistu putiti fari? Ma allura chì Siciliani sìti? Chì ci stati a fari ddhocu?
Juncìtivi cu nuàutri! Luttamu pi na Sicilia lìbira a accuminciari di l’identitati! ‘U restu appoi veni sulu sulu!
Antudo!