Facciamo volare l’Aquila di Sicilia

Bruxelles, 6 luglio 2006

L’annuncio di Cuffaro (Presidente, ma lui sminuisce tale carica ritenendosi soltanto un “Governatore”) di voler costituire una compagnia aerea siciliana di bandiera ci lascia per un verso un po’ soddisfatti ma anche molto perplessi.
Sarà vero? O è l’ennesima boutade propagandistica come quando tira fuori pezzi di Statuto minacciando di applicarli per poi lasciare tutto come prima? O servirà per imbarcare “precari” a spese del pubblico o per insidiare non l’Alitalia (che lo meriterebbe eccome) ma magari la nostrana Wind Jet che senza tanto clamore una qualche risposta ai nostri disagi negli spostamenti già la dà?

Se fosse vero… Se fosse tutto limpido…
Vero è che anche questa volta l’idea è nostra (Cuffaro, come tanti altri, è abituato ad attingere alla “biblioteca” de L’Altra Sicilia); ricordate la campagna “Costruiamoci le nostre ali” di qualche tempo fa?

Ma se fosse vero, sarebbe talmente importante per la Sicilia che quasi quasi passeremmo sopra al fatto che le iniziative de L’Altra Sicilia si fa finta di ignorarle o si considerano provocazioni per poi riprenderle ed essere considerate seriamente.

Finirebbero l’umiliazione ed i costi aggiuntivi per tutti coloro che volano da e per la Sicilia, oggi costretti a passare per la Penisola a prezzi proibitivi e con cancellazioni impreviste, se fosse solo per l’Alitalia, anche per andare a Tunisi o a Malta o in Sardegna. Finirebbe l’isolamento economico e culturale della Sicilia, solo virtualmente oggi al centro del Mediterraneo, e la Questione Siciliana riceverebbe una spallata formidabile.
Ma noi crediamo che le imitazioni siano sempre surrogati dell’originale e non ci fidiamo ancora.

Già il primo sbaglio lo ha fatto:
dice che vuole vedere la Trinacria dorata su sfondo giallo e “arancione”.

“Arancione” signor Presidente? Ma siamo diventati olandesi ed orangisti e non lo sappiamo?

Eravamo passati sopra ad alcuni “ritocchi” ipocriti dei simboli siciliani perché era meglio avere una bandiera imperfetta che non averne alcuna: il giallo “sotto” anziché “sopra” il rosso per non essere scambiati (senza mai Dio!) con i nazionalisti siciliani degli anni ’40 (ne avessero un pelo del loro orgoglio!), il rosso che era diventato inspiegabilmente “rosso aranciato”, trasformando i sacri colori del Vespro in una sagra degli agrumi,…
Ma arancioni no, Signor Presidente, arancioni non ci vogliamo proprio diventare.

E poi ricordate la sorte riservata ad Air Sicilia di Crispino? Messo alle strette tra gli interessi “nazionali” e quelli Siciliani il nostro butterà dalla torre sempre i secondi. Già sentiamo i commenti del tipo: l’Alitalia è sì inefficiente, sì in crisi, ma è un simbolo e l’orgoglio italiano, pazienza se i costi di questo baraccone sono per lo più a carico della Sicilia (e non della Sardegna). All’ultimo pagheremo sempre noi perché quel carrozzone si sfascerebbe se la compagnia aerea siciliana facesse davvero una concorrenza serrata.
Ma alla fine, se nascerà, sempre che nascerà, non sarà un aquila, sarà un pappagallino con le ali tarpate (come la SIREMAR), magari con una partecipazione dell’Alitalia nel suo capitale finalizzata a tenerla nei limiti del piccolo cabotaggio.
Ma noi faremmo altro.

E sceglieremmo l’altro simbolo storico della Sicilia, l’Aquila, quell’Aquila che sventolava nei nostri stendardi e si coniava sulle nostre monete fino alla catastrofe del XIX secolo e che quasi nessuno ricorda più.
Quale simbolo più adatto al volo?
E anche il nome sarebbe importante: Sicilia fly, AirSicily, AirSicania, SicanAir o qualcosa del genere…

I Siciliani della diaspora raccoglierebbero subito la sottoscrizione necessaria al “decollo” dell’iniziativa.
Ma intanto stiamo a vedere.

Antudo!

Link articolo sullo stesso argomento da noi pubblicato nel gennaio 2003.