La vittoria del NO è una vittoria della Sicilia
Bruxelles, 3 luglio 2006
La vittoria del NO alle recenti consultazioni referendarie non si presta ad analisi ambigue. Il NO ha vinto ed in maniera schiacciante.
Ricordiamo che L’Altra Sicilia è stata in prima linea, sin dal 1° maggio, primo partito in Sicilia, a schierarsi in difesa della Sicilia e della sua autonomia.
Non ci sono interpretazioni né revisioni da fare. I cittadini hanno detto chiaramente che, prima di cambiare la Costituzione, si deve provare ad applicarla.
Sbaglierebbe chi legge questo voto come un voto contrario al federalismo: era solo contrario ad un pasticcio che di “devoluzione” aveva soltanto il nome.
Lo testimoniano il 70 e passa per cento avuto dal NO in Alto Adige, vera repubblica semi-sovrana che avrebbe avuto solo da perdere da questa riforma e, all’unisono, dal NO anche in tutte le altre regioni a statuto speciale (con l’eccezione del Friuli che, a differenza della Venezia Giulia, si è assimilato al vicino Veneto dimostrando di non credere nell’esistenza di una regione un po’ inventata come il Friuli – Venezia Giulia).
Diverso il discorso per quelle regioni del nord che hanno votato SI’: se vogliono uno Statuto Speciale come quello nostro è doveroso concederlo loro. La Spagna insegna come l’unità dello Stato sia pienamente conciliabile con un quadro di autonomie differenziate.
Altre letture “sinistresi” del voto non ci interessano o riguardano, al più, la Penisola.
Non dimentichiamo però che nel Sud continentale (che in fondo era la Sicilia al di qua del Faro”) il NO è stato ancora più massiccio che in Sicilia.
Segno questo inequivocabile di una paura di abbandono da parte della parte più ricca del paese e di una richiesta di mantenimento di diritti minimi di cittadinanza. A questa richiesta deve essere data una risposta.
Da noi è stato appena un po’ meno forte per due motivi: primo per la campagna di disinformazione che i partiti nazionali hanno fatto facendo credere che il SI’ era “per l’autonomia” (e in Sicilia l’opinione pubblica autonomista è assai più forte che nel Continente), secondo perché la robusta forza politica della Casa della Libertà (compresi, ahinoi, i c.d. autonomisti a loro alleati) avevano dato indicazione di votare SI’.
Ma tutta questa gigantesca forza si è risolta in un 4-5 % in meno di NO rispetto al Sud: un vero fallimento per il neonato Governo Cuffaro ed un vero successo per i partiti sicilianisti, L’Altra Sicilia più e prima di altri, che si erano schierati ufficialmente per il NO e che hanno portato via alla maggioranza gran parte dei loro consensi, almeno su questo quesito.
Ma, per quanto riguarda la Sicilia, il NO ha un significato preciso: l’applicazione della Costituzione, per quasi il 70 % dei Siciliani, è una priorità.
E quando diciamo priorità, intendiamo soprattutto l’applicazione di quella parte fondamentale della Costituzione che è lo Statuto della Regione Siciliana, ancora in attesa da 60 anni di essere messo in atto.
Lo stesso Statuto prevede una devoluzione “totale” di funzioni dallo Stato alla Regione ed una pressoché totale autonomia tributaria e finanziaria della Sicilia.
Ora è questo il nostro traguardo e le urne ne hanno sancito la legittimazione democratica.
A quando il ripristino dell’Alta Corte, la Polizia Regionale, la defiscalizzazione degli idrocarburi, la regionalizzazione dei servizi pubblici essenziali, la ricostituzione del sistema bancario siciliano e così via?
I Siciliani con questo referendum hanno anche implicitamente sconfessato 50 anni circa di illegittima giurisprudenza costituzionale antistatutaria, ma la democrazia evidentemente vale solo per i più forti.
ANTUDO