ELEZIONI REGIONALI: Il Movimento per l’Autonomia ed il voto di scambio
…un cittadino denuncia, L’Altra Sicilia raccoglie.
Bruxelles, 11 giugno 2006
Un’incredibile episodio di voto di scambio vedrebbe protagonisti un noto politico palermitano, attuale consigliere al Comune di Palermo e suo figlio.
Il Signor A.R. (indichiamo, per rispetto della privacy, solo le iniziali anche se siamo stati autorizzati a scrivere il nome per esteso; nome che siamo pronti a comunicare alla magistratura quando ci verrà chiesto) ci racconta l’avventura che suo malgrado l’ha visto protagonista:
“…la storia comincia l’anno scorso. A.R, allenatore di calcio, nota un giovane calciatore, figlio minore del politico palermitano, che promette molto bene e quindi cerca di portarlo al Carini Calcio.
Tra il signor A.R. ed il politico palermitano s’instaura un rapporto di cordialità tanto che, qualche tempo dopo, il politico, che nel frattempo ha conosciuto il figlio di A.R., si sente promettere da parte del politico un serio interessamento per trovargli un impiego.
Passa qualche giorno ed ecco che il politico illustra ad A.R., presenti circa 10 persone, il tipo di lavoro: formare delle associazioni di volontariato per far compagnia agli anziani. Le associazioni avrebbero ricevuto i finanziamenti della Comunità Europea già stanziati.
Un po’ dubbioso, il signor A.R., coinvolgendo alcuni amici, comunque comincia a cercare persone interessate al progetto e bisognose di lavoro.
Ad ogni futuro socio viene chiesto dal politico copia del codice fiscale e del documento di identità, una fotografia formato tessera (per il tesserino di riconoscimento), il numero di telefonino, il certificato di residenza ed un modulo (“Bio data”) per poter stabilire le mansioni più opportune.
Per la ricerca delle persone, il signor A.R. coinvolge direttamente un caro amico che però si dimostra molto scettico e sente “puzza” di fregatura. Però, alla fine, proprio l’amico scettico si convince della bontà del progetto anche tenendo conto della persona politica proponente, dell’attività del figlio in campo associazionistico (che vedrebbe coinvolti amici e parenti di quest’ultimo) e che, a detta del padre, è consulente del Sindaco di Palermo Cammarata.
Le associazioni da formare, secondo il politico ed il figlio di quest’ultimo, dovrebbero essere composte di circa 25 persone e che c’è spazio per più associazioni.
Siamo nel periodo pre-elettorale per le elezioni politiche ma mai nessuna richiesta di indirizzo di voto fin qui è stata richiesta dal politico per il suo partito (l’MPA) e ciò toglie i pochi dubbi sul progetto perché proprio il politico stesso a risposta su alcuni dubbi dà garanzie circa i finanziamenti, l’inizio attività (prevista per i primi di giugno 2006) e la copertura politica regionale assicurata dal presidente dell’MPA Lombardo in persona. Il politico, rassicurando le persone della bontà della proposta lavorativa, affermava che il “giocattolo” delle associazioni gli era stato affidato proprio dal Presidente dell’MPA Lombardo che lo ritiene persona di fiducia, e che le associazioni da costituire, che faranno capo a due consorzi (Catania e Palermo) sono più di 200 e che coinvolgeranno circa 4.000 persone.
L’unica raccomandazione del politico è quella di lavorare senza tanti clamori e di non far trasparire che c’è di mezzo il Presidente Lombardo perché la cosa avrebbe potuto suscitare invidia negli altri politici i quali avrebbero potuto avere interesse a mettere il “bastone fra le ruote” al progetto.
Di fronte a tante assicurazioni ogni dubbio sull’enormità dei finanziamenti e sulla bontà della proposta era caduta e A.R. e gli amici cominciano a reclutare i soci, convinti che ai primi di giugno tutti avrebbero cominciato a lavorare, indipendentemente dai risultati elettorali. Si tratta per lo più di persone che hanno estremo bisogno di lavoro e alcuni di loro casi personali davvero gravi.
In circa 10 giorni vengono esaudite le richieste fatte dal politico e si consegnano al politico stesso, a casa sua in località Baida (Pa), i documenti richiesti di ogni singolo socio
Passano le elezioni politiche e dopo qualche giorno esce allo scoperto la candidatura del politico palermitano alle elezioni regionali con il Movimento dell’Autonomia e, a circa un mese dal voto, il politico che aveva sempre distinto le pratiche del lavoro con la politica, chiede, seppur implicitamente, il voto ai soci per il candidato in questione. Le frasi sono sempre le stesse: “certo un’elezione potrebbe dare una spinta in più al progetto ed evitare possibili intralci”.
Una settimana prima delle elezioni, il figlio del politico consegna gli statuti da far firmare ai soci in modo che nel giro di qualche giorno avrebbe potuto provvedere alla loro registrazione.
Qualche giorno prima delle elezioni, A.R. e soci si vedono recapitare dal politico dei moduli con l’indicazione del nome e cognome dell’elettore (socio) , il suo indirizzo, il comune di residenza ed il numero di seggio dove dovrà votare.
Il modulo contiene 15 nomi; pertanto ogni socio, secondo il pensiero del politico, dovrebbe indicare oltre ai suoi dati anche quelli di parenti ed amici che dovrebbero garantirgli il voto.
Sembra evidente che questo modulo serve soltanto per controllare se il voto richiesto sia stato effettivamente dato come promesso.
A questo punto A.R. ed il suo amico capiscono di essere stati vittima di una situazione alquanto dubbia sotto il profilo legale e decidono di non distribuire ai soci il modulo per non incorrere in possibili reati.
Fino al giorno prima delle elezioni il politico e suo figlio consulente sono stati prodighi di assicurazioni circa la data di inizio del lavoro per tutti i soci.
Nessun dubbio poteva dunque esserci.
I finanziamenti il Presidente Lombardo li aveva già acquisiti, secondo il politico, e quindi bisognava attendere solo il tempo necessario per la chiamata ai primi di giugno. Invece, si prospettava drammaticamente una situazione che si può configurare solo come operazione di “voto di scambio”.
Passate le elezioni, il politico resta al palo: non viene eletto.
Dopo qualche giorno, anche in considerazione delle richieste di informazioni dei soci, A.R. chiede di incontrare il politico che dopo qualche tentennamento acconsente però presso un Bar (l’Oceania di Palermo). L’incontro avviene il giorno 8 giugno scorso. A.R. ed il suo amico si presentano al Bar Oceania dove incontrano il politico che per l’occasione si è fatto accompagnare dal fratello dipendente dell’Amat.
Durante lincontro il politico dice ad A.R. ed al suo amico che il giorno prima lui si era recato a Roma per un incontro con esponenti politici nazionali per problemi in generale anche in considerazione del “peso” politico acquisito anche se non eletto.
Con atteggiamento di sufficienza il politico inizia a lamentarsi dello scarso risultato ottenuto e snocciolando i dati afferma che i 110 voti ottenuti a Carini certamente non sono tutti dei soci delle associazioni e che le aspettative erano di almeno 300 voti. Stessa cosa per Cinisi dove si aspettava 40 voti invece ne ha ottenuti solo 14, a Balestrate almeno 60 invece dei 24 risultati allo scrutinio.
Insomma, una ramanzina bella e buona sottolineata anche dalle affermazioni circa lo scarso risultato in un paesino del palermitano (Lercara Friddi?) dove un consigliere comunale che aveva lo stesso compito avrebbe raccolto pochissimi voti.
Anche un Sindaco del palermitano avrebbe operato in tal senso per il politico.
Alla domanda di A.R. circa l’inizio del lavoro per i soci delle cooperative il politico con supponenza rispondeva che: “certamente non essendo io stato eletto, la questione è più difficile. Lombardo potrebbe non portare a termine il progetto”.
Questa affermazione contrasta fortemente con l’assicurazione secondo cui il progetto andava su un binario diverso della politica e che “il giocattolo” (cioè i finanziamenti) erano stati già acquisiti.
Addirittura il figlio del politico aveva assicurato A.R. e soci di un suo interessamento per far sì che i finanziamenti per il progetto potessero essere versati annualmente e non trimestralmente.”
Fin qui i fatti confortati dalla rivelazione che L’Altra Sicilia ha raccolto. Sull’attendibilità e sui risvolti penali indaghi la magistratura. La nostra valutazione politica è che questo episodio, se confermato, getta ombre pesantissime sulle ultime consultazioni elettorali che sarebbero state assai meno libere di quel che si crede.
Ma quanti episodi analoghi sono avvenuti in Sicilia?
E quanti sulla pelle di disoccupati disperati?
E quanto giova alla classe politica dirigente tenere la Sicilia in un perenne stato di abiezione e di bisogno in cui vendere il proprio voto è l’unica arma non per vivere ma per sopravvivere?
L’Altra Sicilia – Ufficio Stampa