Lettera aperta a Nello Musumeci
…un tempo si leggeva anche sul
vessilo Siciliano!
L’Altra Sicilia torna sui Riflettendoci bene non avere ottenuto un Caro Nello, tutto è stato congegnato sin dall’inizio per
risultati delle elezioni del 28 maggio nella convinzione che la politica seria
non si fa solo a ridosso delle elezioni ma 365 giorni all’anno e lo fa
rivolgendosi proprio a chi moralmente queste elezioni le ha vinte, pur senza
avere un deputato, l’amico Nello Musumeci.
deputato in queste elezioni, così come sono state concepite, sta diventando
quasi un titolo di merito. In Italia nessuno ha capito niente di quello che
sta succedendo in Sicilia: si va dalle “anime belle” di sinistra che non si
spiegano perché i Siciliani avrebbero scelto nuovamente Cuffaro a
dichiarazioni farneticanti del centro-destra secondo cui il voto
siciliano, insieme a quello di Milano, sarebbe dell’Italia che “produce” (ma
che produce? voti in cambio di favori?). Nessuno coglie il fermento e il
disagio che serpeggia, nessuno capisce che leggere le elezioni siciliane come
quelle di una regione qualsiasi significa ostinarsi a non capire che la
“Questione Siciliana” sta per esplodere e, se non è ancora esplosa, lo si deve
solo ad una legge elettorale assurda e liberticida.
fare fuori dalla stanza del potere quelli, come noi, come te, che potevano
portare una ventata di nuovo. Nessuno ha detto ai Siciliani che gli
“sbarramenti” si fanno nel mondo civile o su soglie più piccole ovvero quando
non c’è un premio di maggioranza per garantire la governabilità: in Sicilia
invece si sono sommate le due cose per rendere il potere ancora più
autoreferenziale. Ti hanno dato la fiducia 136.545 Siciliani senza che tu
promettessi loro niente di personale? Questo è “voto d’opinione” e quindi non
deve entrare a Palazzo Reale; se avessi avuto un po’ di sane vecchie clientele
ora saresti al calduccio pure tu.
E questa lettura è confortata dall’exploit dell’MPA,
vera roccaforte delle clientele, dalle “trombature” illustri interne al
centro-destra, ma persino dal voto di sinistra, dove ha vinto chi ha gestito
al meglio le briciole di clientele che il governo ha concesso all’
opposizione.
Il neo-deputato diessino Cantafia, già segretario
palermitano della Camera del Lavoro, aveva affermato che non si poteva
lasciare il bacino del precariato in mano al centro-destra… Ma bravo! A
quando dichiarazioni del tipo “non possiamo lasciare gli elettori mafiosi agli
altri…”? E così ha fatto fuori i suoi compagni di partito un po’ meno
“concreti”…
Volevano rubarci il nome millantando di essere un’Altra
Sicilia; dopo che li abbiamo diffidati dal farlo hanno ripiegato sullo slogan
“Un’altra storia”… Altro che “Un’altra storia”… viene da dire “la solita
storia”… Ecco perché molti siciliani non sono nemmeno andati a votare… Il
post-democristiano Aulicino ha fatto fuori Rifondazione Comunista;
tu potresti dire “bene!”, io sono uomo di destra e non rimpiangerò i
comunisti in Parlamento. Ma – caro Nello – un conto è che i comunisti non ci
vanno perché non hanno voti, un conto è che non ci vanno perché vanno ad
esprimere un voto d’opinione che serve ad altri, meglio organizzati sulle
preferenze, per sbarcare nello stesso Parlamento. E poi tu sei uomo colto e
ricorderai le speranze che il “progetto Sicilia” di Milazzo sollevò negli anni
’50, quando missini e comunisti collaborarono per il solo scopo di liberare la
Sicilia dal giogo democristiano, antiautonomista e mafioso; e Milazzo è
l’unico Presidente, oltre ad Alessi, che forse resterà nei libri di
storia.
E’ stato detto anche che ci sono meno donne di prima.
Ciò è grave in sé, ma ancora una volta è spia del fatto che questa passerà
alla storia come la legislatura in cui le clientele sono esplose come non mai,
e dove trionfano i poteri forti c’è sempre poco spazio per il gentil sesso
anche se il rieletto Presidente Cuffaro promette quattro donne in
giunta.
Insomma una legislatura in cui, tranne l’inutile
ingenuità della Signora Borsellino, si ritroveranno 89 rappresentanti di
interessi particolari che, messi insieme, mai faranno l’interesse generale
della Sicilia.
A destra Granata, troppo idealista e scomodo, è stato
prima scaricato dal suo partito e poi naturalmente sconfitto. Sammartino ha
preso un bel bagno di voti d’opinione sicilianista ma, nel marasma
clientelare che non risparmia il suo partito (che poi è il tuo ex-partito), il
bagno è diventato una doccia fredda. E così un altro paladino del nostro
Statuto, quello che lo aveva salvato in Commissione dalla devastazione di
Lo Porto, è stato mandato a casa, mentre Lo Porto, senza voti, ma nel
famigerato “listino regionale”, starà ancora lì. E adesso, forse
scontento, l’ex Presidente dell’ARS, fedele uomo della partitocrazia
nazionalista (AN), si starebbe persino convertendo al sicilianismo.
Non è che i “bocciati” sono proprio quelle persone per
bene di cui la Sicilia ha bisogno? Si dirà che la “democrazia” li ha mandati a
casa. Ma quale democrazia, quella con le regole truccate che tiene fuori il
voto d’opinione e studia scientificamente come far diventare legislatori solo
i rappresentanti del voto clientelare?
Certo il voto clientelare è forte, ma che intendi fare
da ora in poi? Te lo immagini cosa faranno questi 89 incompetenti ed
irresponsabili ai danni della Sicilia sotto la guida di un Cuffaro e con
un’opposizione morbida e consociativa?
Le strade sono tre, caro Nello, e non ci sembra ci sia
molto tempo per scegliere quale intraprendere:
– diventiamo anche noi come tutti gli altri, cerchiamo
di farci accettare da uno schieramento, facciamo finta di essere un po’ più
puliti, facciamo i nostri “favori” e tiriamo a campare;
– ci arrocchiamo in una pura testimonianza di virtù, tu
nella tua AS, noi ne L’Altra Sicilia, altri altrove, senza scendere dal nostro
piedistallo per dialogare con quei pezzi di politica siciliana che sono stati
esclusi, con quella metà abbondante di Siciliani che sono alienati dalla
politica ufficiale;
– costituiamo un vero e proprio raggruppamento
federativo di forze siciliane che sia diverso dagli altri tanto nel metodo
quanto nei contenuti, sfidiamo il sistema di potere e creiamo una nuova
militanza nel territorio, facciamo entrare nei cuori dei Siciliani la causa
siciliana, oggi così tanto mortificata.
I Siciliani non sono inerti o stupidi, sono solo
sfiduciati ed hanno ragione. Non hanno percepito l’alternativa e non hanno
scelto, ma quando si svegliano sono in grado di fare un nuovo
Vespro.
Noi non siamo più una semplice associazione che ha
presentato una lista alle politiche. Ci andiamo a costituire come partito in
questo stesso mese di giugno e, da subito, possiamo iniziare un dialogo, nel
rispetto dei ruoli e delle legittime ambizioni di ciascuno, per costruire
questo schieramento e per mostrarci uniti sin dalle prossime scadenze
elettorali. Esistono parti importanti della società siciliana e della politica
siciliana che nulla più hanno da sperare da questo blocco immobile. Pensavamo
ad esempio all’amico Sammartino, ma ce ne sono tanti altri. Invitiamoli ad
uscire allo scoperto; non ci etichettiamo e non ci dividiamo più fra destra,
sinistra e centro, perché non saranno queste etichette a servirci nei prossimi
anni, ma, al più, tra autonomisti, federalisti e – perché no- anche
indipendentisti, distinti ma convergenti se questa è l’ora dell’unione tra i
patrioti siciliani e tra chi vuole difendere la libertà del nostro Popolo
dalle troppe tirannie esterne ed interne che gli succhiano il
sangue.
Non abbiamo molti mezzi: le televisioni ed i giornali ci
censurano, ma quando vogliono dedicano spazi enormi a partiti inesistenti come
la DC di Rotondi. Però abbiamo le idee ed i volontari. Il resto lo troveremo
per strada e potremo fare quella “Rivoluzione Siciliana” che vogliamo. Sarà
una rivoluzione scomoda, che potrà lacerare il nostro paese in cui il
privilegio di uno costa il disagio di dieci: se non saremo coraggiosi a
sfidare quel privilegio, non avremo titolo per chiedere il voto agli altri. Ma
dobbiamo anche dire ai Siciliani che è l’ora di non cercare più assistenza e
mantenimento. Il nostro futuro è nelle nostre braccia, nella nostra Autonomia,
nella nostra Terra e nelle sue inesaurbili risorse che la politica economica
nazionale ed europea tiene compresse ed inattive. Dobbiamo spiegare che le
elemosine servono per farci sopravvivere e per non farci sapere di cosa siamo
capaci da soli. E’ una rivoluzione che può diventare, se avremo successo,
quasi una “guerra civile”, nel senso pacifico del termine, tra noi “nuovi e
veri siciliani” che danno una speranza al nostro futuro, e quelli vecchi che
sono in grado solo di distruggere ogni realtà che produce
qualcosa.
Noi questa rivoluzione la andiamo a fare, anche da soli,
ma ci sembra giusto che chi ha avuto il primato di combattere le “dominazioni”
esistenti debba avere anche la possibilità di guidare un fronte comune tra
tutte le forze siciliane non collaborazioniste.
A te, Nello, ma anche a tutti gli altri
Siciliani “liberi e forti” la risposta.
Antudo!
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