L’On. Miccichè: ”affornterò la Fiat con parole pesanti” ma poi non ha detto no
Palermo, 10 ottobre 2002
In un intervista rilasciata al Giornale di Sicilia pubblicata sul quotidiano il giorno 10 ottobre, il deputato Miccichè esordisce, a proposito della questione FIAT e della chiusura dello stabilimento di Termini Imerese, con un perentorio e provocatorio “dirò delle cose pesanti”.
Sempre secondo l’articolista, quella del deputato Miccichè sarebbe quasi una sfuriata. Contro il Gruppo FIAT ma anche contro Confindustria e contro chi, nella visione di Miccichè, abbandona il Sud (con la S maiuscola) dopo aver preso i soldi del governo e contro chi tace colpevolmente……
Prima ancora di leggere l’articolo ci è venuto il sospetto che l’onorevole Miccichè avesse deciso di rappresentare finalmente la Sicilia e tutelarne gli interessi.
Niente di tutto ciò. Chiunque legge l’articolo può notare che il deputato Miccichè non ha detto nulla.
Nella foga della sua sfuriata si è dimenticato di precisare che in questo contesto politico lui ci si ritrova non da oggi e che le rottamazioni concesse alla Fiat a danno dei cittadini sono state approvate e decise anche da dall’attuale governo. Allora ?
Allora Miccichè non può chiamarsi fuori. E’ colpevole, politicamente, nè più e nè meno di quanto lo sono i dirigenti della Fiat, i vertici di Confindustria e degli industriali,che in fin dei conti, fino ad oggi, hanno dimostrato di saper fare bene il loro mestiere di guadagnare sempre di più.
Il deputato Miccichè farebbe meglio a fare una autocritica personale e politica e poi, invece di continuare a “sfuriarsi” inutilmente cominci a rispettare il mandato che gli è stato dato dai Siciliani.
Egli sa bene, e non gli è permesso di far finta di nulla, che il sottosviluppo, la disoccupazione, i disastri ambientali , gli sprechi di denaro pubblico, sono il risultato di decenni di costruzione di “bacini” non idrici, di voti.
L’impegno della classe politica italiana e siciliana è sempre stato mirato all’instaurazione di situazioni di assistenzialismo che si sono manifestate con l’invenzione degli articolisti, dei lavoratori socilamente utili e quant’altro di genio della finanza è scaturito dalle menti eccelse dei nostri rappresentanti siciliani, al Parlamento ed all’ARS.
A molte migliaia di Siciliani, giovani e forti, questa scellerata politica di assistenzialismo sta togliendo lentamente ma inesorabilmente il senso della vita sociale e dell’orgoglio di lavoratore.
Il Vice Presidente del Consiglio, deputato FINI, qualche tempo prima delle elezioni politiche del 2001 fa avrebbe dichiarato di essere terrorizzato al pensiero di governare l’Italia nei cinque anni di legislatura perchè la Cdl ha creato molte aspettative a cui, giustamente (secondo il suo pensiero politico di allora) bisognava dare una risposta.
Rileggendo i giornali degli anni sessanta, degli anni settanta, degli anni ottanta e quelli degli anni novanta, si può notare come il problema Sicilia sia sempre, drammaticamente lo stesso: parole, promesse ed impegni presi con i Siciliani, sempre però prima delle elezioni, dopo, si leggono soltanto parole di accuse di inefficenza ed incapacità dei governi precedenti e della parte politica avversa.
I governi attuali (nazionale e regionale) non stanno facendo nulla di più di quanto nei decenni passati hanno fatto gli altri. Cioè nulla.
Siamo convinti che ciò finirà. Quando non si sa. Ma finirà!
Michele Santoro (non quello televisivo)
L’Altra Sicilia al servizio della Sicilia e dei Siciliani