Programma politico della lista L’Altra Sicilia – per il Sud

Bruxelles, 1 marzo 2006

“L’Altra Sicilia” e “per il Sud” hanno deciso di dar voce alla diaspora all’estero di cittadini meridionali attraverso la presentazione di una lista comune per le elezioni politiche nella circoscrizione Europa.


I due movimenti sono portatori entrambi di una propria storia e di un proprio progetto politico che in questa sede non vengono rinnegati ma di cui si vogliono valorizzare al meglio le convergenze in quanto, all’estero, sono largamente confluenti le comunità di Siciliani e di Meridionali continentali (Abruzzesi, Molisani, Campani, Pugliesi, Lucani e Calabresi) e in quanto oggettivamente comuni sono molte delle specifiche rivendicazioni. Pur in assenza di espliciti accordi con movimenti sardisti, la lista si presenta come punto di riferimento anche per i fratelli emigrati dell’altra grande isola mediterranea.

L’Altra Sicilia, espressione di un sicilianismo identitario, confederalista e democratico ha da tempo condensato il proprio programma nella propria Carta Politica che in questa sede può essere solo evocata e richiamata nei suoi Venti Punti fondamentali:


I. Un’Autonomia pattizia e confederale;


II. Applicazione integrale dell’Autonomia;


III. I simboli dell’identità;


IV. Da “piedistallo” dello “stivale” a centro dell’integrazione euromediterranea;


V. Gli insegnamenti siciliani a scuola;


VI. Una televisione siciliana;


VII. Uno sviluppo economico a livelli “europei”;


VIII. Non solo “sole, mare e grano”;


IX. Mai più fughe di cervelli;


X. Per un’economia aperta non solo alla Penisola;


XI. No al “ponte” e Sì alle vere infrastrutture;


XII. Autonomia imprenditoriale nei settori dei servizi pubblici essenziali e delle fonti di energia;


XIII. Il federalismo fiscale, padre di una vera autonomia e propulsore di sviluppo;


XIV. Fuori dal precariato e dalla povertà;


XV. Economia pubblica? Poca ma buona;


XVI. Sosteniamo i punti di forza e i distretti industriali dell’economia isolana;


XVII. La Sicilia “museo e giardino”
dell’Europa e del Mediterraneo: i beni culturali e ambientali nostro “scrigno” prezioso;


XVIII. Mai più “viaggi della speranza”;


XIX. Mai più mancanza d’acqua e disservizi indegni d’un paese civile;


XX. La mafia non è “cosa nostra”.


Gran parte di queste rivendicazioni, tolte quelle a carattere identitario o legate alla peculiarità istituzionali, storiche ed economiche della Sicilia (come ad esempio la straordinaria incidenza del lavoro precario), sono in gran parte estensibili all’intero Meridione e non ostano quindi minimamente ad una più generale intesa, alla sola condizione che non si mettano in discussione le secolari aspirazioni ad una speciale autonomia del Popolo Siciliano.

“Per il Sud” ha da canto suo sintetizzato in un Manifesto le “Idee forza” che ispirano la propria vita politica. Esso è un movimento meridionalista, democratico, indipendente dagli schieramenti “nazionali” e interessato soprattutto a garantire pari dignità e pari opportunità fra i cittadini delle diverse parti del Paese al fine di superare l’assurdo e ignobile dualismo che ha caratterizzato la nostra storia sin dalla c.d. unificazione la quale, in realtà, viene vista come un’annessione coloniale che ha distrutto un’economia e uno stato senza lasciare altro che oppressione e sottosviluppo.

Anche in questo caso il programma può essere soltanto evocato e richiamato nei suoi punti fondamentali:


1. L’Italia in un’Europa dei Popoli;


2. Evoluzione delle istituzioni democratiche;


3. Economia;


4. Tutela dei lavoratori e delle aziende;


5. Benessere sociale;


6. Sanità;


7. Equo sviluppo del Paese;


8. Società;


9. Rinascimento culturale;


10. Informazione;


11. Ordine pubblico e giustizia;


12. Emigrazione dal nostro Sud ed immigrazione nel nostro Paese;


13. Educazione alimentare;


14. Energetica ed ecosistema.

Anche in questo caso, fatte salve alcune peculiarità relative al territorio siciliano e sardo, si tratta di battaglie in larga parte comuni e condivisibili tra la parte continentale e quella insulare del Mezzogiorno. Le lievi differenze di ispirazione in politica economica (talvolta un po’ più interventista tal altra un po’ più liberista) sono per noi fattore di arricchimento culturale, da ascriversi più che altro alla diversa tradizione politica delle diverse storie e parti del Mezzogiorno, le quali non intaccano il nucleo comune di una battaglia per il riscatto economico, politico e culturale del Sud nel quadro di un federalismo solidale.

In tal senso i due movimenti prendono le distanze dal federalismo “coloniale” proprio della c.d. devolution che in realtà accentra competenze a Roma e rallenta o addirittura preclude le perequazioni tra le diverse parti del Paese e declina pertanto ogni accordo o assimilazione a partiti o movimenti fondati sulla xenofobia antimeridionale.

Il programma politico della lista “L’Altra Sicilia – per il Sud”, per quanto detto sin qui, è articolabile pertanto in due parti:


– una di interesse per l’Italia intera;


– una di interesse per i cittadini emigrati all’estero.

Per quanto riguarda l’Italia intera si valuta che ad oggi non ci siano le condizioni per un allineamento con uno degli schieramenti in competizione perché in entrambi le ragioni del Mezzogiorno sono sottorappresentate. Così la presenza in Parlamento sarà orientata unicamente al superamento del dualismo economico, sociale e politico che lacera il Paese e che non offre ai suoi cittadini del Mezzogiorno altro sbocco che quello dell’emigrazione o della vita in un’economia di sussistenza e di consumo di beni prodotti altrove.
Rinviando ai rispettivi progetti politici per gli aspetti più concreti di tale politica si vuole qui ricordare come tratto comune sia quello di lavorare per una politica industriale che, per la prima volta nella storia dell’Italia, tenda a fare creare e distribuire valore aggiunto nelle regioni meridionali con il mantenimento di istituzioni e infrastrutture produttive nei territori dell’Italia meridionale.

L’Altra Sicilia – per il Sud ritiene un non senso un paese che accentri le proprie competenze a Roma e che abbia la sua capitale “morale” a Milano; per lo meno a questa deve contrapporsi un altro polo peninsulare nel Sud (Napoli, se vogliamo proprio cercare un’altra capitale “morale”) ovviamente nel rispetto della pluralità dei centri, delle regioni, dei distretti industriali e delle aree metropolitane per non creare inutili nuovi centralismi. Le isole, naturalmente, più che su di un improbabile centramento su di esse di imprese, istituzioni e servizi di interesse nazionale, avranno poi un modello di sviluppo alternativo fondato sulla maggiore autonomia dalla Penisola, sul maggiore contatto diretto con l’estero, in particolare con l’area mediterranea e, nel caso della Sicilia, sulla valorizzazione della radicale autonomia finanziaria prevista dallo Statuto del 1946 e mai coraggiosamente attuata nella direzione della costituzione di una “zona economica speciale” che faccia da traino per l’intera economia meridionale.
Il punto di forza deve, in breve, essere quello di ribaltare la concezione di un’Italia a imbuto, proiettata unicamente verso l’Europa a nord e chiusa in un vicolo cieco a sud. L’Italia, attraverso il Sud e la Sicilia, deve “sfondare” questo ideale vicolo cieco e comunicare, proprio attraverso le regioni meridionali, direttamente e finalmente con i paesi del Mediterraneo africani ed asiatici.
Particolare interesse, poi, riveste il tema dell’ordine pubblico, attraverso le diverse “mafie” che – con l’avallo esplicito o implicito dello Stato italiano – frenano ogni possibilità di sviluppo nelle nostre regioni.

La risposta dovrà essere coraggiosa ma anche differenziata in funzione del diverso ruolo o retroterra culturale che tali forme malavitose assumono.

Per quanto riguarda, infine, i compatrioti all’estero, primi nostri elettori e perciò nostro interlocutore privilegiato, la nostra campagna politica può condensarsi nei seguenti cinque punti essenziali:


1. Facilitazione dei contatti e dei ritorni, definitivi o temporanei, presso la terra di provenienza;


2. Superamento dell’attuale sistema di voto per corrispondenza, facilmente esposto a brogli, e sostituzione con sistemi propri di paesi civili in cui la volontà dei cittadini non possa essere alterata;


3. Facilitazione degli scambi economici tra le comunità regionali emigrate e quelle di provenienza, sia in termini di commercializzazione all’estero di prodotti delle regioni meridionali sia in termini di investimenti diretti dall’estero nelle regioni medesime;


4. Valorizzazione dell’associazionismo all’estero e democratizzazione delle rappresentanze istituzionali presso le regioni e lo stato;


5. Valorizzazione della cultura meridionale presso le istituzioni estere di cultura italiana ed esplicita valorizzazione e tutela all’estero delle culture e lingue minoritarie siciliana e sarda anche attraverso apposite istituzioni.

Con l’auspicio e con la fiducia che questo programma sia l’appello a cui risponderanno numerosi i fratelli della diaspora e con la consapevolezza di “fare la storia” con questa nostra scelta comune si lancia questo manifesto come “guanto di sfida” alle corporazioni patronali che da sempre, non contente di aver sfruttato in Italia i meridionali, cercano di continuare a pilotarli e sfruttarli persino all’estero.

Viva la Sicilia! Viva il Sud!