Legalità e legittimità in democrazia
Oggi non riusciamo a distinguere la differenza esistente in democrazia tra legalità e legittimità. Possiamo infatti essere eletti , diventare deputati e presidenti e raggiungere posizioni di vertice anche quando rappresentiamo il 10% dei voti , ma questo certamente non significa essere legittimati dal punto di vista dell’ideale democratico. Oggi questa differenza tra legalità e legittimità diventa sempre più evidente e per superare lo stallo prevale l’ingresso in scena del potere politico.
Platone aveva definito la democrazia ateniese come una teatrocrazia , vale a dire un potere politico che si mette in scena attraverso il teatro ed il discorso pubblico . Il potere diventa una forma di teatro movente , un oggetto drammaturgico che si evolve in funzione dei contesti storici e sulla scena si recita la relazione tra il messaggio politico e la sua rappresentatività
Sembra veramente di essere arrivati ad una società del teatro dove il vero cede il posto al falso e dove, come succede oggi, prevale il disinteresse alla politica, tutte cose che sottolineano il disaccordo tra potere costituito, quello della casta in atto, e la potenza del popolo.
San Tommaso d’Aquino diceva che il potere deriva da Dio attraverso il popolo e precisava che un’insurrezione sarebbe stata persino tollerata quando questo assunto veniva contraddetto
Insurrezione, rivolta, protesta, proprio quello cha sta succedendo oggi. Rivolta certamente non violenta ma inaspettata , rappresentata da quella che chiamiamo estrema destra e che, tornando alla società del teatro ha il compito di rappresentare la resistenza al potere costituito ma , se pensiamo alle posizioni prese negli ultimi anni in rapporto alla crisi pandemica, all’intervento in Ucraina rispetto agli USA, alla fine rimane un copia e incolla del potere vigente dimostrando di rappresentare la medesima casta, le stesse “elites”, vale a dire quelli che hanno il potere di dire e di fare: politici, giornalisti, esperti di ogni genere che si dichiarano democratici ma sono soltanto demofili ed hanno paura del popolo preferendo parlare di populismo , sol perché avendo accettato la teatralizzazione della politica rischiano di subire la sorte di una rappresentazione teatrale che viene fischiata.
Quando le teorie del Palazzo non sono più in sintonia con il sentire del popolo, quando le istituzioni diventano lontane e tutto quello su cui non si può’ intervenire diventa indifferente ritorna di moda il pensiero del Machiavelli che parlava di “secessio plebis”.
A questo punto l’energia popolare si focalizza sul più vicino, ed il senso della vita non è più ricercato nelle soluzioni proposte dal potere in vigore.
Ricordiamoci di Peguy, l’inserzione dell’eterno nel temporale:” tutto comincia in mistica e finisce in politica”.in tal modo ritorna la mistica: di fronte ad una realtà puramente economica , materialista, (potere d’acquisto, inflazione, disoccupazione) la mistica rappresenta il ritorno al reale.
E di fronte al pensiero ufficiale corrente, destra o sinistra che sia , il carattere essenziale dell’attuale secessione popolare rappresenta soltanto la nostalgia del sacro . Ma solo per chi saprà capirlo.
Eugenio Preta